martedì 21 maggio 2013
L’Index librorum prohibitorum
La Biblioteca Vaticana, volume II, Biblioteca Apostolica Vaticana Pagg. 454, euro 120
In un volume curato dalla Santa Sede la storia di come nacque, per fermare Lutero, il catalogo delle opere proibite
L’Indice vaticano. Quando la biblioteca divenne Inquisizione
di Paolo Rodari Repubblica 21.5.13
Paolo III viene eletto al soglio
di Pietro diciassette anni dopo che Lutero affigge sulla porta della
cattedrale di Wittenberg le sue novantacinque tesi dedicate alle
indulgenze e in generale all’operato della Chiesa. Presto la riforma
protestante si diffonde e conquista gran parte dei territori germanici.
Per il Vaticano si pone il tema della risposta, della controriforma, una
riscossa che Paolo III mette in campo anche (si può dire anzitutto)
culturalmente. Non sempre però questa risposta è propositiva. È anche
repressiva. Ne è prova l’Index librorum prohibitorum (l’Indice dei libri
proibiti), una lista di testi che ai soli fedeli cattolici, non ad
altri, è proibito di leggere se non con uno speciale permesso delle
gerarchie ecclesiastiche.
È la Biblioteca Vaticana a creare il primo
indice. Tutto ha inizio nel maggio del 1549. Verso la fine del
pontificato di Paolo III, quella che si chiama la congregazione del
Sant’Ufficio affida a uno dei suoi consultori, il teologo domenicano
Teofilo Scullica da Tropea, la compilazione di un elenco di libri
proibiti, con l’incarico di aggiornarlo ogniqualvolta giungano notizie
di libri «suspecti, scandalosi aut heretici ». Un metodo artigianale,
tuttavia, che non risponde allo scopo. Così due mesi dopo il
Sant’Ufficio dispone che altri due consultori, i domenicani Stefano
Usodimare ed Egidio Foscarari, esaminino gli indici delle Università di
Parigi e Lovanio, li aggiornino e predispongano un “cataloghum”.
L’esito
di questo lavoro? Incerto. Così Giulio III, succeduto intanto a Paolo
III, nel 1550 emana la bolla “Cum meditatio cordis” nella quale vieta
ufficialmente di leggere i libri proibiti. È questa bolla che spinge
ancora una volta il Sant’Ufficio all’azione. In questo caso l’ordine,
affidato ancora a fra’ Teofilo, è singolare: compiere ispezioni presso i
librai di Roma e, eventualmente, sequestrare i libri proibiti o
comunque sospetti.
La Biblioteca Vaticana conserva un documento
datato 25 aprile 1551 nel quale si dà notizia delle ispezioni di Teofilo
e dei suoi 32 libri messi all’indice. Non solo i volumi vengono
sequestrati da Teofilo, ma sono anche portati in Vaticano e, come
scrivono i custodi Fausto Sabeo e Nicolò Maiorano, «posti in libreria».
Vengono messi in un’apposita sezione conservata all’interno di un
ambiente separato: la camera “parva secreta”. Scrive successivamente il
custode Federico Ranaldi che i libri vengono messi «in camera inter
prohibitos, poi al Santo Officio». Cioè: prima in un ambiente riservato
della Biblioteca, poi direttamente al Santo Ufficio. Quali sono i primi
libri proibiti fatti pervenire in Vaticano? Si tratta di alcune opere
principali delle riforma protestante, scritti di Lutero, Giovanni
Calvino, Huldrych Zwingli, Martin Bucer e altri.
Sequestrati alcuni
libri, manca ancora un catalogo delle opere proibite. Solo nel 1557, per
volontà di Paolo IV, il Vaticano si cimenta nell’impresa. La versione
definitiva del catalogo, poi noto come indice di Paolo IV, viene
stampata nel dicembre del 1558 e pubblicata nel gennaio 1559. L’indice
passa il vaglio del Concilio di Trento e arriva a una sua versione
definitiva soltanto nel 1564 con la bolla papale “Dominici gregis”. Con
essa si chiude un capitolo importante dell’attività censoria della
Chiesa, ma contestualmente se ne apre un altro: occorre stabilire,
infatti, la modalità in base alla quale aggiornare l’indice e anche
decidere a quale istituzione interna affidarne la responsabilità. Pio V
decide di istituire una commissione cardinalizia “ad hoc”. Tuttavia,
egli muore prima di formalizzarne l’istituzione e così il suo successore
Gregorio XIII prende una decisione diversa: istituisce la Congregazione
romana dell’Indice, un organo slegato dalla stessa Biblioteca e
autonomo.
Nel tempo all’interno dell’Index entrano titoli di natura
diversa, ad esempio scritti di astronomia e di magia. Viene inserita
nell’elenco non solo la letteratura religiosa protestante, ma anche
parte della cultura europea. Casi significativi sono le opere di autori
come Dante Alighieri, Giovanni Boccaccio, Erasmo da Rotterdam, Girolamo
Savonarola, Niccolò Machiavelli, Francois Rabelais e altri. Vengono
citati anche una serie di tipografi, per lo più tedeschi e svizzeri, poi
alcune versioni della Bibbia non corrette e tutte le traduzioni in
volgare della Sacra Scrittura. A seguito della pubblicazione dell’indice
scoppiano diverse proteste in tutta Europa, portate avanti da
intellettuali, docenti, stampatori e librai. Ma il Vaticano prosegue,
senza mitigare.
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