giovedì 16 maggio 2013

Un esempio di populismo a spese altrui: il regresso economico-sociale salutato come esempio di decrescita felice

Se i giovani prendono la strada della campagna 
Piero Bevilacqua, il manifesto | 16 Maggio 2013

5 commenti:

Anonimo ha detto...

Ciao Stefano, come stai? Sempre curato e stimolante il tuo blog. Mi permetto però di dissentire dall'accostamento del concetto di 'decrescita felice' a quello di 'regresso economico-sociale'. E' senz'altro vero che il tritacarne mediatico si sia appropriato, metabolizzandoli per risputarli alterati ad hoc nel calderone del target consumista, di termini quali 'biologico', 'chilometro zero' e compagnia bella. Trovo, tuttavia, altrettanto vero che il capitalismo ipermaturo abbia dimostrato di utilizzare meccanismi intollerabili per l'individuo e inconciliabili con la ricerca di 'verità e bellezza'. L'eccesso di astrazione della 'società dei servizi', la rimozione a oltranza del 'brutto' senza il quale si negherebbe l'esistenza del 'bello', solo per citarne alcuni, hanno prodotto uno smarrimento su cui, a mio avviso, si fondano la logica del concetto di consumo e, a degno corollario, la soddisfazione ottusa e sterile di bisogni indotti. Rivolgersi alla 'natura', riappropriarsi del tempo soggettivo mi appaiono gli approdi naturali di chi, individuando nella ricerca della felicità lo scopo dell'esistenza, rifiuta di essere parte di un organismo sociale che appare oggi
tanto brutale quanto brutalizzante. Mi scuso per il tentativo di sintesi; il tema meriterebbe il supporto di argomentazioni molto più articolate, ma temo inadatte allo spazio di un commento.
Ti abbraccio con affetto,
Donatella

materialismostorico ha detto...

Non credo che il problema sia il consumo. Il problema è sempre la produzione e il modo di produzione. Parlare di decrescita felice vuol suggerire che si vorrebbero conservare i vantaggi del capitalismo liberandosi degli svantaggi, il che è una pia utopia. Parlare di decrescita felice, inoltre, puzza un po' di occidentocentrismo perché sembra dire all'ex Terzo Mondo: non potrete mai svilupparvi come abbiamo fatto noi. Preferisco il buon vecchio concetto di socialismo, con tutta la muffa.

Anonimo ha detto...

Be' Nonno :-), nei miei sogni la decrescita è solo una tappa per l'abbandono totale e senza pentimenti del capitalismo. Il consumo diventa problema quando è inconsapevole, acritico e irrispettoso (dei diritti dei lavoratori, dei costi ambientali). Quanto all'ex Terzo Mondo, se a qualcosa può servire l'esperienza occidentale è solo da monito: attenzione a svilupparvi come abbiamo fatto noi, guardate come siamo messi. Al socialismo, come a tutto ciò che è stato storia dovremmo guardare con le lenti del presente e un occhio al futuro: un buon restauro non solo leva la muffa, ma fa riemergere la bellezza originaria, secondo me.
Dona

materialismostorico ha detto...

Come sei diventata saggia.

Anonimo ha detto...

La saggezza è il vestito buono del disincanto, temo.
Di certo c'è che mi sto sforzando di vivere con coerenza e responsabilità le esperienze fin qui accumulate e che condivido la visione anarchico-libertaria, con un tocco di primitivismo. 'Tutti gli uomini sono cattivi'... niente di nuovo sotto il sole!:-)