Lev Danilkin
Critico letterario, scrittore e
traduttore russo, è nato nel 1974. Laureato in Filologia all’Università
di Mosca MGU, vive e lavora nella capitale russa. Ha lavorato come
redattore per la rivista «Playboy» e ha collaborato come critico
letterario al quotidiano «Vedomosti». Dal 2001 tiene una rubrica di
recensioni letterarie per la rivista «Afisha» e nel 2007 ha aperto un
blog sul sito web afisha.ru. È autore di libri sulla letteratura russa
contemporanea e ha pubblicato una monografia dedicata alle opere dello
scrittore e politico Aleksandr Prochanov. Del 2008 è la sua traduzione
in russo della raccolta di articoli di Julian Barnes Lettere da Londra. Sta attualmente lavorando a una biografia di Lenin. Gagarin, pubblicato in Russia nel 2011, è il suo primo libro in traduzione italiana.
© - FOGLIO QUOTIDIANO
Il mito sovietico caduto con Gagarin
di Giuseppe Dierna Repubblica 13.10.13
In
coincidenza col cinquantenario del primo viaggio dell’uomo nello Spazio
nell’aprile del 1961, era uscita in Russia quest’ampia biografia di
Jurij Gagarin, opera del critico letterario Lev Danilkin, ora in
italiano da Castelvecchi. Con scrittura leggera e talvolta affidandosi
solo al veloce montaggio di memorie, resoconti giornalistici e documenti
ufficiali, l’autore ripercorre le vicende biografiche del cosmonauta
ventisettenne, promosso maggiore quand’è ancora in orbita, di colpo
divenuto un mito della modernità sovietica, certo l’unico condiviso
anche fuori dell’Urss, fragorosa ouverture interstellare degli sfrontati
anni Sessanta. Allargando l’ottica, Danilkin ricostruisce le
figure-guida e le difficoltà della scienza sovietica di quegli anni
pionieristici, con gli aerei-spia americani a caccia di foto, e la
sensazione di orgoglio provato dai piloti della Brigata n. 1, ma anche
l’uso che dell’accondiscendente Gagarin fu poi fatto come strumento di
propaganda politica in giro per il mondo. Fino all’oscuro incidente di
volo su un Mig che lo cancella a 34 anni dal futuro tutto ancora
possibile della nuova astronautica.
Il mito sovietico caduto con Gagarin
di Giuseppe Dierna Repubblica 13.10.13
In coincidenza col cinquantenario del primo viaggio dell’uomo nello Spazio nell’aprile del 1961, era uscita in Russia quest’ampia biografia di Jurij Gagarin, opera del critico letterario Lev Danilkin, ora in italiano da Castelvecchi. Con scrittura leggera e talvolta affidandosi solo al veloce montaggio di memorie, resoconti giornalistici e documenti ufficiali, l’autore ripercorre le vicende biografiche del cosmonauta ventisettenne, promosso maggiore quand’è ancora in orbita, di colpo divenuto un mito della modernità sovietica, certo l’unico condiviso anche fuori dell’Urss, fragorosa ouverture interstellare degli sfrontati anni Sessanta. Allargando l’ottica, Danilkin ricostruisce le figure-guida e le difficoltà della scienza sovietica di quegli anni pionieristici, con gli aerei-spia americani a caccia di foto, e la sensazione di orgoglio provato dai piloti della Brigata n. 1, ma anche l’uso che dell’accondiscendente Gagarin fu poi fatto come strumento di propaganda politica in giro per il mondo. Fino all’oscuro incidente di volo su un Mig che lo cancella a 34 anni dal futuro tutto ancora possibile della nuova astronautica.
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