giovedì 31 ottobre 2013

"Mi ricordo"

Georges Perec: Mi ricordo, Bollati Boringhieri

Risvolto
"Seduto alla scrivania, in un caffè, in un aeroporto o in treno, cerco di ritrovare un avvenimento che non ha importanza, che sia banale, desueto, ma che, nel momento in cui lo ritrovo, scatenerà qualcosa". Georges Perec descrive così il suo progetto di autobiografia: la memoria, sollecitata da un evento qualunque, pesca negli anfratti del suo serbatoio piccoli episodi, frammenti di vita caduti nell'oblio, e l'autore li trascrive, senza commento o altra forma di interpretazione. Riaffiorano alla mente il titolo di una canzone, una trovata pubblicitaria, un nome in passato assidua presenza nelle cronache; piccole cose un tempo frequentate ma poi superate, cose inessenziali, banali ma di forte potere evocativo, capaci di ricreare atmosfere perdute. Il risultato è un lungo elenco di frammenti, 480 microricordi per la precisione, a formare un tessuto connettivo nel quale si può riconoscere un'intera generazione, curiosa di sapere quali tracce il tempo condiviso ha lasciato nella memoria altrui. Il ritmo incantatorio illumina angoli bui e apre nuovi percorsi della memoria del lettore, che Perec invita a compilare la propria lista di microricordi. Tutti possiamo ripetere l'esperienza di questo lavoro. E allora via con i "mi ricordo": mi ricordo Brigitte Bardot, mi ricordo il Monopoli, mi ricordo l'idrolitina...
 

«Mi ricordo», l’incipit della letteratura 

Esce l’edizione italiana del classico di Perec che trasforma le memorie personali in racconto. Da Brainard a Guazzaloca: storia di uno strano modo di narrare 
31 ott 2013 Libero PAOLO NORI 


È appena uscita, per Bollati Boringhieri, la ristampa di uno stranissimo libro dello scrittore francese Georges Perec. Si intitola Mi ricordo, è uscito, in origine, nel 1978 ed è composto da 480 frasi che cominciano tutte con «Mi ricordo».  
Per esempio: «Mi ricordo: “Grégoire e Amédée presentano Grégoire e Amédée in Grégoire e Amédeé”»; «Mi ricordo che Alain Delon faceva il commesso salumaio (o il garzone di macellaio?) a Montrouge»; «Mi ricordo che Jean Gabin, prima della guerra, doveva, per contratto, morire alla fine di ogni film»; «Mi ricordo che Kruscev ha sbattuto una scarpa sulla tribuna dell’O.N.U.»; «Mi ricordo che la mia prima bicicletta aveva le gomme piene»; «Mi ricordo che Fidel Castro era avvocato»; «Mi ricordo la sorpresa provata scoprendo che “cow-boy” vuol dire “vaccaro”»; «Mi ricordo che a Stendhal piacevano gli spinaci»; «Mi ricordo che una delle prime decisioni prese da de Gaulle, una volta giunto al potere, fu di eliminare la cintura dalle uniformi»; «Mi ricordo la fatica per capire che cosa volesse dire l’espressione “senza soluzione di continuità”». 
Alla fine del libro ci sono alcune pagine bianche che, su richiesta dell’autore, l’editore ha lasciato per il lettore che volesse annotare i «Mi ricordo» suscitati dalla lettura dal libro di Perec. Che è un libro, quello di Perec, che deriva da un altro libro, del 1970, intitolato I remember, del pittore americano Joe Brainard, cui il Mi ricordo di Perec è dedicato. Questo libro di Joe Brainard è uguale al Mi ricordo di Perec, come struttura, cioè sono anche lì solo frasi brevi che cominciano con «Mi ricordo», ma è anche diverso perché i ricordi di Brainard e quelli di Perec sono, com’è naturale, diversi («Mi ricordo la mia prima sigaretta» scrive Brainard «era una Kent»; «Mi ricordo la mia prima erezione. Pensavo fosse una malattia incurabile, o qualcosa del genere»; «Mi ricordo l’unica volta che ho visto mia mamma piangere. Stavo mangiando una crostata di albicocche»; «Mi ricordo quanto può sembrare buono un bicchier d’acqua dopo il gelato»). 
Stranamente, questo libro di Brainard, che lo scrittore americano Paul Auster considera «uno dei pochi libri assolutamente originali che abbia mai letto», non è mai stato tradotto in italiano, ma l’auspicio di Perec, c’è da dire, è stato accolto da molti scrittori e, non lo so di preciso, ma sono convinto che esista un Mi ricordo in tutte le lingue occidentali e in molte di quelle orientali; in italiano, fino a pochi giorni fa, c’era la versione di Matteo B. Bianchi, uscita nel 2004 («Mi ricordo la sera in cui mia mamma mi ha annunciato che fra qualche mese avrei avuto un fratello»; «Mi ricordo che mia mamma mi aveva detto: “Quando nascerà il tuo fratellino o la tua sorellina, non devi pensare che io ti vorrò meno bene perché c’è un altro bambino in casa”. Se non mi avesse posto il dubbio lei, io non ci avrei minimamente pensato.»; «Mi ricordo che, quando è nata mia sorella, io – che avevo tre anni – sono andato da mia mamma e le ho detto “Lo sai che mi è nata una sorellina?”»), ed è di qualche settimana fa una nuova versione, firmata da Giorgio Guazzaloca (pubblicata da Alberto Perdisa Editore e intitolata Mi ricordo..., coi puntini di sospensione), che è strutturata anche quella nello solito modo e dove si legge, tra le altre cose: «Ricordo quando portai al Papa il libro sulla storia dei macellai bolognesi e una cesta di prodotti locali. C’erano anche i tortellini preparati da mia mamma che qualche tempo dopo – quando seppe che il giovane Papa andava a sciare e nuotava in piscina – indignata sentenziò: “per me è troppo moderno. Non gli farò mai più i tortellini”»; «Ricordo quando mia mamma, la mattina, arrivava in negozio e mio padre, conoscendo le sue abitudini, le chiedeva quante chiese avesse visitato prima di arrivare al lavoro. Lei ogni volta ripeteva la stessa frase: “con voi non parlo di queste cose perché siete delle bestie”»; «Ricordo la volta in cui mio padre, parlando di un conoscente sempre elegantissimo, disse senz’ombra di ironia: “ma quello non ha mai lavorato? Sono quarant’anni che lo vedo sempre in cravatta”. A volte, la mattina, quando mi metto la cravatta, penso che dal suo punto di vista aveva ragione». Insomma, ci son tanti modi, di lavorare con la struttura immaginata da Joe Brainard e diffusa da Perec, che è una struttura narrativa che è capitato di usare anche a me nei corsi della scuola elementare di scrittura emiliana che faccio da qualche anno, e mi ricordo che una volta, in Sardegna, una ragazza aveva scritto una cosa del genere: «Mi ricordo che una volta la mamma aveva mandato me e mia cugina a portare una torta alla nonna»; «Mi ricordo che la nonna era molto contenta e ci aveva regalato 500 lire»; «Mi ricordo che in quel periodo le 500 lire erano di carta». «Mi ricordo che prima di uscire la nonna ci aveva detto: “Dividetele”»; «Mi ricordo che, appena uscite, avevo strappato le 500 lire a metà e ne avevo data una metà a mia cugina»; «Mi ricordo che lei era scoppiata a piangere»; «Mi ricordo che piangeva perché le avevo dato la metà più piccola».

Nessun commento: