domenica 13 ottobre 2013
Sento odor di bambinucci
Risvolto
«Bussarono alla porta, e una buona donna venne ad
aprire. Gli chiese cosa volessero e Pollicino rispose che erano poveri
bambini sperduti nella foresta: le chiedevano la carità di un posto dove
dormire. La donna, vedendoli tutti così carini, si mise a piangere ed
esclamò: “Ahimè, piccoli miei, dove siete venuti? Non sapete che questa è
la casa di un orco che mangia i bambini?”»
Dal Medioevo, generazioni di bambini sono stati
spaventati dall’orco, creatura immaginaria che rapiva i più piccoli per
portarli nella sua tana e divorarli. Ne parlano Boccaccio, Ariosto, il
«Pentamerone» di Basile e soprattutto la grande tradizione delle fiabe
regionali. E ne parlano le celebri favole di Perrault, che hanno segnato
la fortuna globale di questa figura, destinata a popolare tanto i mondi
fantastici di Tolkien quanto i film d’animazione degli ultimi anni. Ma
da dove viene l’orco? Al termine di una serrata esplorazione nei
territori che stanno tra fiaba, folklore e letteratura, è Orcus che si
svela: una vorace, rapace e inesorabile divinità romana degli inferi. Il
divoratore di bambini, seppure spesso reinterpretato in chiave
farsesca, conserva di quella sua origine infernale qualcosa di
profondamente oscuro.
Tommaso Braccini insegna Filologia
classica nell’Università di Torino. Ha pubblicato «Come ridevano gli
antichi» (Il melangolo, 2008), «Il romanzo di Costantinopoli» (con S.
Ronchey, Einaudi, 2010) e, per il Mulino, «Prima di Dracula. Archeologia
del vampiro» (2011).
Nel volume di Tommaso Braccini edito da il Mulino in rassegna tutte le varianti dell'orco
Vittoria Vigna Europa 11 ottobre 2013
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