domenica 13 ottobre 2013
L'antico Egitto tra Israele e Roma
Farinelli: «Arrivando qui Mosè inventò nuove leggi»
«Così dal Nilo nacque lo stato-nazione»
di Roberta Scorranese Corriere 13.10.13
«Quell’immagine
di Cleopatra che si presenta a Cesare “srotolandosi” insieme a un
tappeto nel quale si era nascosta. Ecco, comincia qui l’avventura
moderna dell’Egitto: la regina si slega dal suo mondo e si consegna alla
romanità, aprendosi a leggi e consuetudini completamente diverse».
Con
la solita, affascinante capacità visionaria, Franco Farinelli,
presidente dell’Associazione geografi italiani (nonché ordinario di
geografia all’università di Bologna), lega a doppio filo la vita della
leggendaria regina al destino del suo Paese. «Un Paese che, sin dagli
inizi, è stato un laboratorio culturale e politico strategico tra
Oriente e Occidente — continua — e che, come giustamente ha scritto
Erodoto, è un dono del Nilo».
Il Nilo, appunto: l’arteria di quel
mondo sospeso tra altissima cultura e cataclismi estremi, quella
cerniera d’acqua che con i suoi oltre seimila chilometri se la gioca con
il Rio delle Amazzoni e che buca l’Africa fino a morire proprio in
Egitto, Paese per il quale è stato (ed è) fonte di vita. «Con le
inondazioni — spiega Farinelli —: come tutti sanno, tra luglio e ottobre
il Nilo ricopriva le zone circostanti di fango. Il limo che fertilizza
la terra, donando sostentamento. Ma non tutti sanno che è da questa
veemenza fluviale che nacque la geometria. Dopo ogni inondazione, il
Faraone inviava dei tecnici che misuravano di nuovo i confini dei
terreni, per stabilire un equo programma fiscale. Quindi, dal fiume
scaturì una parte importantissima della scienza, anche moderna». Si
pensi solo al concetto di «misura», fondamentale nelle ricerche
filosofiche e sociologiche.
In quel misterioso trattato noto come
Corpus hermeticum (oggi si pensa risalga all’anno Mille) c’è un passo in
cui Asclepio definisce il Nilo «una copia del cielo». E Farinelli nota:
«Indubbiamente a questo fiume sono stati attribuiti molti significati
cosmologici». Plutarco, nel suo De Iside , scrive che Osiride è il Nilo
che si unisce con Iside, ossia la terra, per renderla feconda. Una
divinità, appunto, ed è così che gli egiziani vedono il «loro» fiume.
«C’è
un altro aspetto socio-politico da ricordare: Mosè. Mosè e il suo
distacco dalla cosmogonia delle civiltà millenarie come gli Assiri o i
Babilonesi. Lui intraprende un viaggio con il suo popolo, propone un dio
non più “locale”, bensì che si sposta insieme alla sua gente. Opera una
frattura con il passato e si potrebbe così dire, parlando per metafore,
che lo Stato-Nazione come lo conosciamo nasce qui». Dalla legge locale a
una legge nazionale, dunque, con la coscienza di appartenere a uno
Stato. E l’apertura a nuovi mondi, come nella scena di Cleopatra che
esce da un tappeto srotolato davanti a Roma.
Ma quando è cominciata
la decadenza del Nilo quale divinità gloriosa per diventare quello che è
oggi, un grande fiume con molti aspetti turistici? «Per metafora, con
la costruzione della diga di Assuan — dice Farinelli —: la diga è nata
come protezione per la popolazione circostante, in quanto le inondazioni
del Nilo erano imprevedibili e potenzialmente mortali. Però, al tempo
stesso, è stato come imbrigliare una potenza che per millenni non si è
lasciata prendere e ha dettato legge. E c’è il lato simbolico: nei
pressi di Assuan il fiume si gonfiava in modo archetipico, simulando un
ritorno alla vita».
Il Nilo, dunque, oggi è un vestigio di quello
che fu. Le feluche che lo attraversano dolcemente parlano di un mondo
fatto di vacanze e tensioni politiche, letteratura gialla, film
d’avventura in voga negli anni Sessanta. Di una mitologia ben diversa.
«Per l’economia — conclude il geografo — il Nilo è tuttora essenziale.
Credo però che il ricordo di quell’antico dio che fu e la leggenda della
regina Cleopatra, vivano ancora».
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