domenica 10 novembre 2013

Barbari e barbarie contemporanea

Barbarie
A tale barbarie alcuni dei contributori hanno anche dato una mano [SGA].

Barbarie, a cura di Ivano Dionigi, interventi di Massimo Cacciari, Franco Cardini, Adriana Cavarero, Sergio Givone, Valerio Magrelli, Stefano Rodotà, Bur, pagg.188, euro 11

Risvolto
Chi è, oggi, il vero barbaro? È colui che insidia e minaccia la nostra civiltà? È l’altro da noi, è il diverso, è lo straniero? O l’autentica barbarie si annida, oggi più che mai, in questo nostro Occidente che reca anche nel nome l’annuncio del tramonto? Per i Greci, barbaros è in origine “colui le cui parole somigliano a un balbettio”: è colui la cui lingua non si comprende. Servono secoli di propaganda perché il barbaro divenga, nell’immaginario collettivo, l’opposto del presunto uomo civile, il nemico contro cui condurre presunte “guerre di civiltà”. O, peggio, “di pace”. Più che mai attuali, dunque, le parole di un antico “barbaro” oppositore dell’imperialismo romano, di cui serba memoria Tacito: “il massacro e la rapina li chiamano ‘impero’, e dove fanno il deserto, la chiamano ‘pace’”. Più che mai attuali le accuse che i barbari Troiani, per voce di Euripide, rivolgono contro i Greci: “siete voi i veri barbari”. Forse noi, non “barbari” ma malati di civiltà, siamo tornati nostro malgrado all’etimo del termine “barbarie”: siamo barbaroi perché la nostra lingua non si comprende più; perché le nostre parole non rivelano ma nascondono la realtà.


La nuova barbarie? È l'omologazione che azzera le diversità
Luigi Iannone - il Giornale Dom, 10/11/2013


Nessun commento: