lunedì 11 novembre 2013
La fine dell'università pubblica in Italia
Aderisco senz'altro a quest'estremo tentativo, sebbene vada considerato più che altro come una forma di accanimento terapeutico. Certo, non si capisce con quale faccia la FLC-CGIL sottoscriva questi documenti appoggiando al tempo stesso il governo in carica. E avendo contribuito con i suoi professori ad applicare la legge Gelmini-PD-Confindustria [SGA].
ADI, ADU, ANDU, ARTeD,
CIPUR, CISL-Università, CNRU, CNU, COBAS-Pubblico Impiego, CoNPAss, CSA-CISAL Università, FLC-CGIL,
LINK, RETE29Aprile,
SNALS-Docenti,
SUN-Universitas News, UDU, UGL-INTESA FP, UIL RUA
STANNO
UCCIDENDO L'UNIVERSITà!
Per
salvare e rilanciare l’Università
Settimana
nazionale (dal 18 al 23 novembre)
di
mobilitazione e discussione in tutti gli Atenei
A
lezione discussione con gli studenti
Gli
Organi di Ateneo si pronuncino
Lo smantellamento del Sistema
universitario pubblico italiano in corso da anni sembra ormai giunto allo
stadio finale: la situazione degli Atenei statali non è stata mai così
drammatica.
L'Università
tutta è sotto attacco e a essere pesantemente danneggiati non sono solo coloro
che vi lavorano e vi studiano, ma l'intero Paese, che rischia di perdere lo
strumento principale per la sua crescita culturale, sociale ed economica e di
arretrare anche sul piano della sua tenuta democratica.
Contro
la cancellazione dell'idea stessa di una università qualificata, democratica,
diffusa nel territorio e aperta a tutti, occorre che tutte le componenti
universitarie (studenti, precari, tecnico-amministrativi,
lettori-cel, ricercatori, professori) rispondano in tempo e
unitariamente, rigettando la logica del “tutti contro tutti”. Una logica a cui
vorrebbero portare coloro che in tutti questi anni hanno imposto tagli sempre
crescenti e ormai mortali, norme che
uccidono il diritto allo studio, bloccano il ricambio generazionale dei docenti-ricercatori,
attribuiscono poteri immensi ai rettori che sempre più stanno assumendo il
ruolo di “commissari liquidatori “ degli Atenei. Insomma, si vuole tornare a
una Università di élite, frequentata solo da chi se lo può economicamente
consentire.
Con
la scusa dell'autonomia responsabile, della meritocrazia e della competizione,
si vorrebbero nascondere i tagli, lo svuotamento del diritto allo studio,
l'espulsione di migliaia di lavoratori precari, l'azzeramento della ricerca, il
blocco delle carriere e delle retribuzioni.
Gli studenti sono il
principale bersaglio di questo piano di devastazione dell'Università: calano le
immatricolazioni e aumentano i corsi a numero chiuso, si aumentano le tasse
mentre si riducono i fondi per le borse di studio, gli alloggi e le
biblioteche, si restringe e si dequalifica l'offerta formativa. E tutto questo
accompagnato dalla crescente volontà di cancellare il valore dei titoli di
studio, abolendo il valore del voto di laurea e introducendo anche all'Università
gli inaffidabili e fallimentari test TECO-INVALSI.
I
docenti-ricercatori precari, che danno un notevole contributo allo
svolgimento della ricerca e della didattica, svolgendo spesso gli stessi
compiti dei docenti di ruolo, sono stati tenuti in uno stato di incertezza e di
subalternità (condizioni opposte a quelle ritenute necessarie anche dalla
Comunità europea) e per loro non è previsto alcun serio sbocco nella docenza di
ruolo e solo ad alcuni di loro si offre di prolungare il loro stato di
precarietà.
I lettori-cel, che svolgono
compiti di docenza ancora più importanti nella prospettiva
dell'internazionalizzazione, sono sempre più vittime del tentativo di far cassa
esternalizzando e dequalificando il loro ruolo, arrivando in qualche caso anche
a essere licenziati.
Anche per i tecnico-amministrativi
è aumentato il carico di lavoro per il blocco del reclutamento e anche a loro è
stata bloccata la retribuzione, con il mancato rinnovo dei contratti e con
la messa in discussione di una parte del
salario (cosiddetto “accessorio”).
I
docenti di ruolo, professori e ricercatori, vedono sempre più aumentare il
proprio carico di lavoro e diminuire i fondi per la ricerca e la didattica,
mentre la loro retribuzione è stata bloccata. Anche le promozioni sono state
bloccate con la farsa delle abilitazioni nazionali, ridicolizzate da una
gestione maldestra e pasticciata da parte del Ministero e dell'ANVUR, con
l'indubbio risultato di marchiare i non abilitati (“disa-abilitati”) e di
ammucchiare gli abilitati in liste in attesa di una chiamata che dipenderà
dalla (in)disponiblità dei fondi e dalla volontà degli Atenei.
Tutto
questo può spingere alla logica del “tutti contro tutti”, nella speranza
di scamparla da soli: il singolo ateneo,
la singola struttura, la singola categoria, il singolo.
Al
contrario, solo se si uniscono tutti coloro che lavorano e studiano può
realizzarsi un'efficace opposizione al progetto di demolizione dell'Università
italiana e si può rilanciare questa Istituzione, strategica per l'intero Paese.
Per
questo le Organizzazioni universitarie rivolgono un pressante APPELLO a tutta
la Comunità universitaria a incontrarsi e a discutere in tutti gli Atenei
durante la settimana di mobilitazione (18-22 novembre), per arrivare a una
grande MANIFESTAZIONE nazionale entro quest'anno.
Bisogna che tutti prendiamo consapevolezza
dello stato drammatico nel quale è stato ridotto il Sistema universitario e
della necessità e urgenza di forti iniziative unitarie per il necessario
rilancio dell’alta formazione e della ricerca.
Le
Organizzazioni universitarie invitano anche tutti i docenti a discutere con gli
studenti sulla drammatica situazione delle Università italiane, dedicando a
questo tema una parte delle loro lezioni, e chiedono a tutti gli Organi degli
Atenei di pronunciarsi sullo stato dell'Università.
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