Pierre Ryckmans:
I naufraghi del “Batavia”. Anatomia di un
massacro, Skira, pp. 76, euro 12
Risvolto
“Nella notte fra il 3 e il 4 giugno 1629, spinto da una buona brezza,
il ‘Batavia’ faceva rotta sotto la luna, a vele spiegate. Durante il
secondo quarto notturno, l’uomo di vedetta credette di scorgere in
lontananza, dritto davanti a lui, un biancore, come se il mare
s’infrangesse su un rilievo sommerso. Ne informò il capitano che stava
sul cassero, ma quest’ultimo, ritenendo si trattasse di un semplice
riflesso della luna sull’acqua, mantenne la nave sulla sua rotta.”
Nel 1629, al largo della costa orientale dell’Australia, s’incaglia una
nave della Compagnia olandese delle Indie. A bordo ci sono oltre 300
fra uomini, donne e bambini e un ricco, ricchissimo carico. Dopo aver
fatto sbarcare i sopravvissuti sugli isolotti vicini, un tale Jeronimus
Cornelisz assume il comando e organizza la piccola comunità derelitta.
Man mano che passano i giorni, l’uomo si rivelerà un despota violento,
un assassino e uno stupratore…
All’epoca il naufragio del “Batavia” fece ancor più scalpore di quanto
non ne farà poi il “Titanic” tre secoli dopo: Simon Leys, grande esperto
di racconti di mare, ne racconta la tragica vicenda e delinea il
ritratto di un uomo in fuga dall’Olanda, i suoi contatti con uno dei
maggiori pittori in odore di eresia e la sua metamorfosi in criminale.
Simon Leys (pseudonimo di Pierre Ryckmans) è uno scrittore, saggista e
sinologo belga. Ha scritto sulla Cina (memorabile il suo Les Habits neufs du Président Mao – Gli abiti nuovi del presidente Mao – pubblicato nel 1971), sulla letteratura e sul mare.
“Nella
notte fra il 3 e il 4 giugno 1629, spinto da una buona brezza, il
‘Batavia’ faceva rotta sotto la luna, a vele spiegate. Durante il
secondo quarto notturno, l’uomo di vedetta credette di scorgere in
lontananza, dritto davanti a lui, un biancore, come se il mare
s’infrangesse su un rilievo sommerso. Ne informò il capitano che stava
sul cassero, ma quest’ultimo, ritenendo si trattasse di un semplice
riflesso della luna sull’acqua, mantenne la nave sulla sua rotta.”
Nel 1629, al largo della costa orientale dell’Australia, s’incaglia una
nave della Compagnia olandese delle Indie. A bordo ci sono oltre 300
fra uomini, donne e bambini e un ricco, ricchissimo carico. Dopo aver
fatto sbarcare i sopravvissuti sugli isolotti vicini, un tale Jeronimus
Cornelisz assume il comando e organizza la piccola comunità derelitta.
Man mano che passano i giorni, l’uomo si rivelerà un despota violento,
un assassino e uno stupratore…
All’epoca il naufragio del “Batavia” fece ancor più scalpore di quanto
non ne farà poi il “Titanic” tre secoli dopo: Simon Leys, grande esperto
di racconti di mare, ne racconta la tragica vicenda e delinea il
ritratto di un uomo in fuga dall’Olanda, i suoi contatti con uno dei
maggiori pittori in odore di eresia e la sua metamorfosi in criminale.
Simon Leys (pseudonimo di Pierre Ryckmans) è uno scrittore, saggista e
sinologo belga. Ha scritto sulla Cina (memorabile il suo Les Habits neufs du Président Mao – Gli abiti nuovi del presidente Mao – pubblicato nel 1971), sulla letteratura e sul mare.
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I superstiti del «Batavia» trucidati dal loro capo
3 nov 2013 Libero MISKA RUGGERI
Leys racconta il naufragio del veliero olandese al largo dell’Australia Con i sopravvissuti in balia di un assassino in odore di satanismo
Nella prima metà del Seicento la tragedia del “Batavia” -
orgoglio della potente Compagnia olandese delle Indie orientali (
Verenigde Oostindische Compagnie - VOC) e gigante dell’epoca con i suoi
50 metri di lunghezza e le circa 330 persone trasportate, ma bastimento
lento e poco manovrabile - colpì l’opinione pubblica, affondando nel
1629 durante il primo viaggio dalla rada di Texel a Giava via Città del
Capo (15.000 miglia marine da coprire in circa otto mesi a una velocità
media di 2,5 nodi con l’incubo dell’inospitale Terra Australis
incognita), ancor più di quanto accadrà secoli dopo con il “Titanic”.
D’altronde, gli ingredienti per il dramma perfetto - avventura,
esotismo, violenza, sesso, salvataggio in extremise soprattutto un
cattivo di talento - non mancavano di certo. E così ecco rapporti,
memorie, atti del processo, persino un bestseller tradotto parzialmente
in francese... Poi, inevitabile, l’oblio. Fino al ritrovamento del
relitto nel 1963, con le campagne di esplorazione, il recupero
dellapoppa e di parte del carico (oggi al Maritime Museum and Shipwreck
Galleries di Fremantle), gli studi scientifici, le divulgazioni
giornalistiche, i racconti romanzati e le relazioni sintetiche.
Tra queste ultime spicca ora un appassionante libretto (peccato solo per
qualche svarione nella quarta di copertina e nella traduzione:
“atterraggi” invece di “approdi” è imperdonabile...) di Simon Leys -
pseudonimo del saggista e sinologo belga Pierre Ryckmans, autore nel
1971 del celebre volume Gli abiti nuovi del presidente Mao - dal titolo I
naufraghi del “Batavia”. Anatomia di un massacro ( Skira, pp. 76, euro
12). Si tratta di un reportage, già uscito sul numero 2486 della Revue
des Deux Mondes, basato sul suo soggiorno di 15 giorni alle Houtman
Abrolhos - il luogo del naufragio (un gruppo di tuttora disabitati
isolotti corallini, aridi e spazzati dal vento a una quarantina di
miglia dalla costa ovest del continente australiano) - e sulle ricerche
d’archivio di Mike Dash confluite poi nel saggio Batavia’s Graveyard
(2000, in italiano da Rizzoli).
Sui velieri a tre alberi della VOC vigeva una strana e fragile
diarchia, divisa tra il commissario di bordo, uomodi terra dalle
competenze politico-commerciali, e il capitano, lupo di mare dalle
responsabilità nautiche. Ancora più traballante del normale sul
“Batavia”- reso promiscuo da un uomo di chiesa con moglie e figli, una
quindicina di donne fatte salire clandestinamente, circa 180 membri
dell’equipaggio, mercenari tedeschi e francesi affiancati da duevecchi
ufficiali e alcuni giovani cadetti, artiglieri e artigiani vari - visto
che commissario, il colto ma sempre malaticcio Francisco Pelsaert, e
capitano, il rozzo e robusto Ariaen Jacobsz, entrambi donnaioli
impenitenti, si detestavano da anni. E ovviamente entrarono subito in
competizione per le grazie della bella 27enne passeggera Lucretia Van
der Mijlen, decisa a raggiungere, in compagnia di una servetta di facili
costumi (Zwaantie), il marito in Insulindia. Con il sottocommissario
Jeronimus Cornelisz - un apotecario imbarcatosi per sottrarsi alla
giustizia in quanto in stretti rapporti con il pittore Johannes Van der
Beeck (15891644), più noto come Torrentius, condannato per immoralità,
satanismo ed eresia - come terzo incomodo, ma schierato per ragioni
tattiche dalla parte del capitano, al punto da progettare con lui un
ammutinamento per impadronirsi della nave e del favoloso tesoro (monete e
lingotti d’argento, perle e gioielli) che trasportava.
Ma all’improvviso, nella notte tra il 3 e il 4 giugno 1629, il
“Batavia”, persosi nell’Oceano Indiano (allora si navigava quasi alla
cieca, senza mappe e senza poter conoscere la longitudine), finì contro
un’invisibile barriera corallina non lontano da Beacon Island,
restandoci impalato. Da qui in poi, mentre l’élite dell’equipaggio (45
persone ribattezzate «traditori» dagli altri, ma non Lucretia) fece vela
con la lancia e la iole alla volta di Giava per chiedere soccorso,
iniziarono, sotto il comando sempre più folle e dispotico
dell’anabattista Cornelisz, seguace - ricordiamolo - di Torrentius (un
genio maledetto che si vantava di dipingere con la collaborazione
personale del demonio), quasi quattro mesi di orgie selvagge, condanne a
morte, massacri indiscriminati di donne e neonati, scontri fratricidi e
diserzioni, che non racconteremo negli appassionanti dettagli, così
comelahollywoodiana conclusione dell’intera vicenda, per non togliere il
piacere della lettura della brillante prosadiLeys. Unasola noticina
finale: una volta ristabilito l’ordine con il ritorno di Pelsaert su una
piccola nave veloce, due criminali un po’meno colpevoli degli altri
furono abbandonati su una spiaggia deserta lungo la costa occidentale
del continente australiano: i primissimi coloni europei a stabilirsi,
obtorto collo, in Australia...
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