lunedì 16 dicembre 2013

Coniglio di Giada


Un Coniglio di giada porta la Cina sulla Luna

Gli Stati Uniti hanno tagliato i fondi alla ricerca. Si aprono nuovi orizzonti per il gigante asiatico
Atterraggio morbido della sonda Yutu sulla superficie lunare alle 21,12 di ieri
Una missione compiuta finora solo da Usa e Urss, Pechino nuova potenza spaziale

di Virginia Lori l’Unità 15.12.13


Ventuno e dodici minuti, ora di Pechino. È il momento esatto che consacra l’ingresso della Cina nella sua era spaziale, con l’allunaggio della sonda Yutu, Coniglio di giada, lanciata lo scorso 2 dicembre e trasportata a bordo della navicella Chang’e3, grazie alla spinta del razzo Lunga marcia 3B. Erano 37 anni che sulla Luna non arrivava una missione terrestre, eravamo ancora nel Novecento, una distanza siderale, e la Cina era lontana dal diventare il gigante che è. Oggi Coniglio di giada annuncia al mondo che Pechino ha tutte le carte per trasformarsi in una super-potenza ad ogni livello: finora il suolo lunare era stato toccato solo dalla tecnologia statunitense e sovietica.
Le tv di Stato cinesi hanno mostrato in diretta le immagini dell’arrivo sulla Luna. La navicella ha ridotto la sua velocità a 15 chilometri orari a poca distanza dalla superficie lunare. A 100 metri dal suolo ha attivato i propulsori per consentire una discesa mobida, spegnendoli a soli 4 metri dal contatto. Per l’allunaggio è stata scelta un’area pianeggiante, senza grandi masse rocciose, la Baia degli arcobaleni, parte del Mare Imbrium l’occhio destro del volto che da terra sembra di vedere sulla Luna.
DODICI MINUTI
In tutto ci sono voluti 12 minuti. Poi è stato il tempo di mandare una cartolina a casa un’immagine rossastra della superficie butterata del nostro satellite in attesa di calare la piccola rampa per la discesa di Yutu, rover di 120 chili di peso, che con una velocità oraria di 200 metri raccoglierà e invierà dati a terra e testerà le nuove tecnologie cinesi. La navicella e Coniglio di giada un nome scelto con una consultazione online alla quale hanno partecipato 3,4 milioni di persone e che richiama una leggenda cinese secondo la quale sulla Luna viveva un coniglio della dea Chang’e come primo compito dovranno fotografarsi a vicenda e inviare le immagini a terra.
«La Cina sta dicendo: stiamo facendo qualcosa che solo altri due Paesi al mondo hanno fatto prima gli Stati Uniti e l’Unione sovietica», questo il messaggio che arriva da Pechino secondo Dean Cheng, ricercatore della Heritage Foundation. Non è in realtà la prima avventura spaziale di Pechino. Un’altra navicella cinese in passato ha orbitato intorno alla Luna e raccolto dati, prima di compiere uno schianto programmato sul suolo lunare. La Cina ha inviato il suo primo astronauta nello spazio nel 2003. Stavolta però c’è un salto di qualità della missione. Il rover sarà controllato da terra in diverse fasi delle sue passeggiate lunari e con ogni probabilità avrà il compito di preparare un’eventuale missione umana sulla Luna, nel prossimo decennio.
Oltre alla ricaduta tecnologica e militare, l’ambizioso programma spaziale della Cina è sostenuto dall’esercito e la presenza di Yutu avrà anche una funzione di presidio spaziale per monitorare le attività altrui la missione lunare di Coniglio di giada vuole anche segnalare la candidatura cinese ad ospitare prossimi lanci di natura commerciale nello spazio, in concorrenza con quelli che finora sono stati leader nel settore. Gli Stati Uniti detengono ancora una netta supremazia tecnologica nel settore spaziale, ma Washington alle prese con i conti pubblici in rosso ha stretto i cordoni della borsa alla Nasa e la ricerca ne soffre. Al contrario, Pechino sta investendo enormemente, in questo come in altri settori, e sta mostrando una capacità insospettata fino a pochi anni fa. «Con l’esplorazione spaziale Usa moribonda, si apre una finestra alla Cina per essere percepita come leader della tecnologia globale, nonostante gli Stati Uniti abbiano ancora più assets nello spazio e una tecnologia più avanzata», sottolinea Joan Johnson-Freese dello Us Naval War College.
Pechino ha già in programma per il 2017 una missione per raccogliere campioni lunari da riportare a terra. Poi se tutto procede toccherà agli astronauti cinesi.

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