mercoledì 11 dicembre 2013
"Eretico" o leale oppositore di Sua Maestà? Nell'inconcludenza di Pietro Ingrao, tutti i limiti della sinistra italiana
Ammetto di avere da almeno 20 anni un insormontabile pregiudizio negativo nei confronti di Ingrao. Lo ritengo un coniglio mannaro che non un soldo di bene ha fatto nella sua vita per le classi subalterne. Responsabile, tra l'altro, di aver ispirato diverse generazioni di simpatizzanti della corrente calda, entusiasti dalla lacrima facile ma dall'opportunismo altrettanto desto, alieni al rigore critico e pronti a cambiare idea ogni quarto d'ora.
E' un pregiudizio ingeneroso, senz'altro. Ma serve quantomeno a controbilanciare il ben più diffuso pregiudizio positivo, che vige presso più di metà della sinistra italiana quasi come un dogma. In questo senso, l'analisi di Santomassimo si distingue perché è certo simpatetica, ma equilibrata.
La definizione di "oppositore di Sua Maestà" (dove la Maestà è la declinazione moderata del tardo togliattismo, egemone a Bottheghe Oscure) è del compianto Costanzo Preve, che ne L'ideologia italiana (mi pare) la utilizza impietosamente sia per Ingrao, sia per l'incarnazione dell'ingraismo in una persona sola, cioè Rossana Rossanda [SGA].
Un eretico realista del Novecento
Gianpasquale Santomassimo, il Manifesto, 11 dicembre 2013
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