Richard Newbury:
Oliver Cromwell, Editrice Claudiana, pp. 232, € 17,50
Risvolto
Oscuro gentiluomo di
campagna e membro del Parlamento senza esperienza militare, Oliver
Cromwell ideò quell’esercito di nuova concezione, il New Model Army, che
sconfisse re Carlo I, poi giustiziato nel 1649 «per aver dichiarato
guerra al suo popolo».
Le sue vittorie su Scozia e Irlanda diedero vita
a una repubblica unita con un unico Parlamento, a capo del quale c’era
lui, in qualità di Lord Protettore, avendo rifiutato la corona
offertagli.
Fu il più significativo e potente capo di stato
della Gran Bretagna: fondò l’esercito, la marina e l’impero, incoraggiò
la ricerca scientifica, impose la tolleranza religiosa, richiamò gli
ebrei, abolì la Camera dei Lord, i vescovi anglicani e i tribunali
feudali, dando al suo Paese gli strumenti per diventare un moderno stato
parlamentare e una potenza mondiale.
Le incredibili peripezie della testa di Cromwell Esecuzione postuma, impalamento, trafugamenti e vendite: le vicende post mortem del Lord Protettore sono avvincenti come la sua vita. Ed è ora di riconoscere i meriti del primo regicida della modernità
19 gen 2014 Libero ROBERTO COALOA
La vita del gentiluomo di campagna Oliver Cromwell (1599-1658) -
che diventò un rivoluzionario, leader parlamentarista nella guerra
civile, promotore della prima esecuzione capitale di un monarca e quindi
primo grande regicida della storia moderna (il taglio della testa di
Carlo I Stuart anticipò i tribunali rivoluzionari del 1793 e del 1918:
di 144 anni la decapitazione di Luigi XVI, di 269 anni l’esecuzione
della famiglia imperiale russa) - è narrata in tono brillante e
originale dallo storico britannico Richard Newbury nel volume Oliver
Cromwell ( Claudiana, pp. 240, euro 17,50, prefazione di Antonio
Caprarica).
Non indignata per il regicidio, la cittadinanza inglese fece assurgere
al gentiluomo di campagna il ruolo di Lord Protettore (Lord Protector of
the Commonwealth of England, Scotland and Ireland), o meglio: Cromwell
si liberò del Parlamento, inducendo il Consiglio di Stato ad abdicare
nelle sue mani, ottenendo pieni poteri di governo nella nuova Repubblica
inglese, dal 1653 alla morte, avvenuta il 3 settembre 1658. Le sue
ultime parole furono: «Perdona coloro che desiderano calpestare la
polvere di un povero verme, perché sono anch’essi tue creature...».
Destino horror
A due anni di distanza dalla morte di Cromwell, il Parlamento restaurò
la monarchia con Carlo II, poiché Richard Cromwell (nominato dal padre),
fu costretto alle dimissioni e all'esilio. Ma pochi conoscono la
bizzarra e macabra vicenda che ebbe la salma di Oliver, e in particolare
la sua testa, dopo la restaurazione della famiglia Stuart. Uno strano e
atroce destino, da film horror, che fu risparmiato nei successivi
secoli al più feroce Robespierre e a Lenin. Per la prima volta, a
narrare l’avventura della testa di Cromwell, con parecchi particolari
raccapriccianti, degni di un Grave Movie della Hammer Films, è Newbury.
Ai regicidi che avevano firmato la condanna a morte di Carlo I fu negata
l’amnistia parlamentare, perfino se già morti. Nel gennaio 1661, la
salma di Cromwell fu riesumata dall’Abbazia di Westminster e il suo
corpo imbalsamato fu lasciato la notte del 28 gennaio su un tavolo del
«Red Lion Inn», una locanda di Holborn. Il 30 gennaio 1661,
nell’anniversario dell’esecuzione di Carlo I, il suo cadavere, insieme
alle salme del colonnello Pride, di John Bradshaw (il giudice di Carlo) e
di Henry Ireton, fu portato al tribunale Old Bailey, dove un giudice
pronunciò la sentenza di morte per i traditori. A Tyburn (oggi Marble
Arch), la salma di Cromwell fu sottoposta, con le altre, al macabro
rituale dell'esecuzione postuma ( hanged, drawn and quartered). Il corpo
di Cromwell fu impiccato, sviscerato e squartato.
I quattro corpi rimasero «appesi dall’alba alle 4 del pomeriggio»,
poi i loro resti furono sepolti a Tyburn in una fossa comune, mentre le
loro teste furono impalate sul tetto di Westminster Hall.
In una notte di bufera, nel 1687, sotto Giacomo II, il vento buttò
giù la testa di Cromwell. Una guardia la nascose nel camino di casa
sua. Nel 1710, la testa del Lord Protettore la ritroviamo nelle mani di
un celebre collezionista di curiosità, lo svizzero Claudius Du Puys. Fu
poi acquistata dall’attore ubriacone Samuel Russell, che la vendette a
un certo Cox, padrone di un museo, poi, nel 1798, fu nuovamente venduta.
Passò ancora per altre mani fino a quando, nel 1960, fu donata al
Sidney Sussex College di Cambridge, l’alma mater di Oliver. Solo il
Master del College conosce esattamente il luogo segreto nella parete
della Cappella del Sidney Sussex in cui è sepolta. E lo trasmette con
gran segretezza al suo successore poco prima di passargli le redini.
Potenza militare
La biografia di Newbury è gustosa per questi aneddoti, ma è
accattivante anche per altri aspetti, come l’approfondita analisi dei
tempi in cui operò il Lord Protettore. Negli anni attorno al 1650,
l’Inghilterra diventò una potenza militare, con un esercito addestrato e
una marina moderna. Cromwell piegò col sangue e col fuoco i realisti
irlandesi e scozzesi, acquistando un prestigio enorme in Europa.
Cromwell fu un dittatore, ma anche un uomo complesso, che scelse come
capo propaganda e segretario John Milton. Il Paradiso perduto è un
tentativo di «svelar all’uomo la Provvidenza eterna», e Cromwell
desiderava dimostrare che non solo i re sono regolati da leggi, pure la
Natura e il Dio Creatore.
Dopo il 1649, i re non solo avranno una testa “staccabile”, ma
saranno anche governati da un contratto costituzionale, che il
Parlamento potrà rescindere qualora i patti vengano infranti, come
accadrà nella «Gloriosa Rivoluzione».
Cromwell, cinque anni per creare un impero
Nel
racconto di Newbury, l’uomo che fondò la potenza britannica e le fornì i
pilastri su cui si è retta per tre secoli: Esercito e Marina Dopo la Restaurazione, nel 1661 fu esumato, condannato a morte e decapitato: la testa è murata in un luogo segreto
di Vittorio Sabadin La Stampa 10.12.13
Migliaia di libri sono stati scritti su Oliver Cromwell, senza arrivare a
una conclusione certa sulla sua complessa personalità. Per molto tempo,
nell’Europa monarchica, è stato considerato un apostolo di violenza e
autocrazia. Un mostro pronto persino a uccidere un re, Carlo I
d’Inghilterra, per assumere poi lo stesso potere arbitrario del monarca
appena decapitato. In tempi più recenti, le biografie lo hanno invece
santificato come l’angelo della democrazia, della rappresentanza
parlamentare e del diritto opposto alla prevaricazione. Entrambe le
interpretazioni hanno un fondo di verità.
Nel suo Oliver Cromwell (Editrice Claudiana, pp. 232, € 17,50) lo
scrittore inglese Richard Newbury non sta né da una parte né dall’altra.
Newbury è uno storico e sa bene quanto sia inutile appiccicare
etichette ai grandi personaggi per portarli dalla propria parte. E sa
anche che molto spesso la storia è stata fatta da persone che avevano
loro malgrado un pesante destino sulle spalle, del quale avrebbero
volentieri fatto a meno, se avessero potuto.
Meglio quindi giudicare Cromwell semplicemente valutando come stavano le
cose prima e dopo di lui. Nel 1640, ricorda Newbury, l’Inghilterra era
così insignificante che a Londra c’erano solo tre ambasciatori
stranieri. Nel 1658, dopo cinque anni di pote-
re militare e navale di Cromwell, nella Repubblica britannica ce n’erano
20. La politica estera era brillantemente sostenuta da 200 navi da
guerra e da 20 mila marinai, con flotte permanenti nel Mediterraneo e
nei Caraibi, una base strategica a Dunkerque e una presenza così
minacciosa da non temere confronti.
Fu Cromwell a fondare l’impero britannico e a fornirgli i pilastri su
cui si è retto per 300 anni: la Marina e l’Esercito. La sua più utile
riforma, che gli ha consentito di annientare le truppe del re e di
conservare il potere nei confronti di un parlamento spesso ostile, è
stata quella dell’esercito. La New Model Army per la prima volta era
composta da soldati professionisti, che potevano operare ovunque e non
più solo su base locale. Ma soprattutto Cromwell volle che i soldati
fossero sempre informati della ragione per la quale combattevano,
fossero ben pagati e guidati da ufficiali che provenivano non più dalle
famiglie nobili, ma dai ranghi del popolo. La sua cavalleria, della
quale mantenne sempre il comando, era leggera e versatile, pronta a
serrare i ranghi per una seconda carica. Prevaleva sempre sulle
cavallerie nemiche, ancora appesantite da bardature, scudi e armature, e
in grado di sparare, come rileva Newbury, un solo micidiale proiettile
al giorno, una carica massiccia e indisciplinata dopo la quale se ne
tornavano tutti all’accampamento.
La paga ai soldati avrebbe inoltre dovuto evitare saccheggi e inutili
massacri, come avvenne dovunque meno che nell’Irlanda cattolica, dove di
Cromwell si ricordano ancora adesso. Finché furono pagati, i soldati
garantirono al loro comandante lo strumento che gli consentì di creare
il Commonwealth con Scozia e Irlanda, sconfiggere i realisti nelle
guerre civili e varare le riforme che fecero della Gran Bretagna un
moderno Stato parlamentare e una potenza globale.
Cromwell, protestante puritano, si riteneva ispirato da Dio ed era
convinto che ogni azione dell’uomo avesse un’origine divina. Lo pensava
davvero, e se le citazioni bibliche con le quali infarciva ogni suo
discorso oggi ci sembrano un po’ plateali e retoriche, bisogna comunque
leggerle con attenzione per capire le ragioni dei suoi comportamenti.
Gli errori e i delitti che commise furono animati da sincero
patriottismo, larghezza di vedute e profondità di motivi religiosi. Al
punto da correre in soccorso anche dei Valdesi perseguitati dai Savoia,
come Newbury, che vive tra Cambridge e Torre Pellice, non poteva non
rimarcare.
Nonostante le feroci repressioni contro i cattolici dovute solo al loro
peso politico e all’appoggio al principale nemico, la Spagna Cromwell
incoraggiò la tolleranza tra le confessioni, invitò gli ebrei a tornare,
abolì la Camera dei Lord, favorì le arti e le scienze, e soppresse i
vescovi anglicani, perché di loro non c’è traccia nella Bibbia. Quanto
peso abbia avuto la sua figura nel mondo moderno lo si è potuto
apprezzare dopo la sua morte, quando la Gran Bretagna si diede un nuovo
ordinamento costituzionale e confessionale che Newbury esemplifica con
la consueta ironia: «Il monarca divenne un presidente non esecutivo, il
primo ministro un amministratore delegato, il gabinetto un consiglio di
amministrazione, i parlamentari agenti di borsa e gli elettori, sempre
più numerosi, gli azionisti».
Nel 1661, dopo la Restaurazione, il suo corpo venne esumato, condannato a
morte e decapitato. La testa passò nei secoli di mano in mano, fino a
quando nel 1960 venne donata al Sidney Sussex College di Cambridge, dove
Cromwell aveva studiato. A conferma di quanto controverso sia ancora il
giudizio sulla sua opera, la testa è stata murata nella Cappella: solo
il Master del college sa in quale punto esatto, e lo tramanda, nel
segreto più assoluto, al suo successore.
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