martedì 10 dicembre 2013

Un libro su Cromwell


Richard Newbury: Oliver Cromwell, Editrice Claudiana, pp. 232, € 17,50

Risvolto
Oscuro gentiluomo di campagna e membro del Parlamento senza esperienza militare, Oliver Cromwell ideò quell’esercito di nuova concezione, il New Model Army, che sconfisse re Carlo I, poi giustiziato nel 1649 «per aver dichiarato guerra al suo popolo».
Le sue vittorie su Scozia e Irlanda diedero vita a una repubblica unita con un unico Parlamento, a capo del quale c’era lui, in qualità di Lord Protettore, avendo rifiutato la corona offertagli.
Fu il più significativo e potente capo di stato della Gran Bretagna: fondò l’esercito, la marina e l’impero, incoraggiò la ricerca scientifica, impose la tolleranza religiosa, richiamò gli ebrei, abolì la Camera dei Lord, i vescovi anglicani e i tribunali feudali, dando al suo Paese gli strumenti per diventare un moderno stato parlamentare e una potenza mondiale. 


Le incredibili peripezie della testa di Cromwell
Esecuzione postuma, impalamento, trafugamenti e vendite: le vicende post mortem del Lord Protettore sono avvincenti come la sua vita. Ed è ora di riconoscere i meriti del primo regicida della modernità
19 gen 2014  Libero ROBERTO COALOA

La vita del gentiluomo di campagna Oliver Cromwell (1599-1658) - che diventò un rivoluzionario, leader parlamentarista nella guerra civile, promotore della prima esecuzione capitale di un monarca e quindi primo grande regicida della storia moderna (il taglio della testa di Carlo I Stuart anticipò i tribunali rivoluzionari del 1793 e del 1918: di 144 anni la decapitazione di Luigi XVI, di 269 anni l’esecuzione della famiglia imperiale russa) - è narrata in tono brillante e originale dallo storico britannico Richard Newbury nel volume Oliver Cromwell ( Claudiana, pp. 240, euro 17,50, prefazione di Antonio Caprarica).      
Non indignata per il regicidio, la cittadinanza inglese fece assurgere al gentiluomo di campagna il ruolo di Lord Protettore (Lord Protector of the Commonwealth of England, Scotland and Ireland), o meglio: Cromwell si liberò del Parlamento, inducendo il Consiglio di Stato ad abdicare nelle sue mani, ottenendo pieni poteri di governo nella nuova Repubblica inglese, dal 1653 alla morte, avvenuta il 3 settembre 1658. Le sue ultime parole furono: «Perdona coloro che desiderano calpestare la polvere di un povero verme, perché sono anch’essi tue creature...».
Destino horror
A due anni di distanza dalla morte di Cromwell, il Parlamento restaurò la monarchia con Carlo II, poiché Richard Cromwell (nominato dal padre), fu costretto alle dimissioni e all'esilio. Ma pochi conoscono la bizzarra e macabra vicenda che ebbe la salma di Oliver, e in particolare la sua testa, dopo la restaurazione della famiglia Stuart. Uno strano e atroce destino, da film horror, che fu risparmiato nei successivi secoli al più feroce Robespierre e a Lenin. Per la prima volta, a narrare l’avventura della testa di Cromwell, con parecchi particolari raccapriccianti, degni di un Grave Movie della Hammer Films, è Newbury.
Ai regicidi che avevano firmato la condanna a morte di Carlo I fu negata l’amnistia parlamentare, perfino se già morti. Nel gennaio 1661, la salma di Cromwell fu riesumata dall’Abbazia di Westminster e il suo corpo imbalsamato fu lasciato la notte del 28 gennaio su un tavolo del «Red Lion Inn», una locanda di Holborn. Il 30 gennaio 1661, nell’anniversario dell’esecuzione di Carlo I, il suo cadavere, insieme alle salme del colonnello Pride, di John Bradshaw (il giudice di Carlo) e di Henry Ireton, fu portato al tribunale Old Bailey, dove un giudice pronunciò la sentenza di morte per i traditori. A Tyburn (oggi Marble Arch), la salma di Cromwell fu sottoposta, con le altre, al macabro rituale dell'esecuzione postuma ( hanged, drawn and quartered). Il corpo di Cromwell fu impiccato, sviscerato e squartato.
I quattro corpi rimasero «appesi dall’alba alle 4 del pomeriggio», poi i loro resti furono sepolti a Tyburn in una fossa comune, mentre le loro teste furono impalate sul tetto di Westminster Hall.
In una notte di bufera, nel 1687, sotto Giacomo II, il vento buttò giù la testa di Cromwell. Una guardia la nascose nel camino di casa sua. Nel 1710, la testa del Lord Protettore la ritroviamo nelle mani di un celebre collezionista di curiosità, lo svizzero Claudius Du Puys. Fu poi acquistata dall’attore ubriacone Samuel Russell, che la vendette a un certo Cox, padrone di un museo, poi, nel 1798, fu nuovamente venduta. Passò ancora per altre mani fino a quando, nel 1960, fu donata al Sidney Sussex College di Cambridge, l’alma mater di Oliver. Solo il Master del College conosce esattamente il luogo segreto nella parete della Cappella del Sidney Sussex in cui è sepolta. E lo trasmette con gran segretezza al suo successore poco prima di passargli le redini.
Potenza militare
La biografia di Newbury è gustosa per questi aneddoti, ma è accattivante anche per altri aspetti, come l’approfondita analisi dei tempi in cui operò il Lord Protettore. Negli anni attorno al 1650, l’Inghilterra diventò una potenza militare, con un esercito addestrato e una marina moderna. Cromwell piegò col sangue e col fuoco i realisti irlandesi e scozzesi, acquistando un prestigio enorme in Europa. Cromwell fu un dittatore, ma anche un uomo complesso, che scelse come capo propaganda e segretario John Milton. Il Paradiso perduto è un tentativo di «svelar all’uomo la Provvidenza eterna», e Cromwell desiderava dimostrare che non solo i re sono regolati da leggi, pure la Natura e il Dio Creatore.
Dopo il 1649, i re non solo avranno una testa “staccabile”, ma saranno anche governati da un contratto costituzionale, che il Parlamento potrà rescindere qualora i patti vengano infranti, come accadrà nella «Gloriosa Rivoluzione».      

Cromwell, cinque anni per creare un impero
Nel racconto di Newbury, l’uomo che fondò la potenza britannica e le fornì i pilastri su cui si è retta per tre secoli: Esercito e Marina Dopo la Restaurazione, nel 1661 fu esumato, condannato a morte e decapitato: la testa è murata in un luogo segreto

di Vittorio Sabadin La Stampa 10.12.13

Migliaia di libri sono stati scritti su Oliver Cromwell, senza arrivare a una conclusione certa sulla sua complessa personalità. Per molto tempo, nell’Europa monarchica, è stato considerato un apostolo di violenza e autocrazia. Un mostro pronto persino a uccidere un re, Carlo I d’Inghilterra, per assumere poi lo stesso potere arbitrario del monarca appena decapitato. In tempi più recenti, le biografie lo hanno invece santificato come l’angelo della democrazia, della rappresentanza parlamentare e del diritto opposto alla prevaricazione. Entrambe le interpretazioni hanno un fondo di verità.
Nel suo Oliver Cromwell (Editrice Claudiana, pp. 232, € 17,50) lo scrittore inglese Richard Newbury non sta né da una parte né dall’altra. Newbury è uno storico e sa bene quanto sia inutile appiccicare etichette ai grandi personaggi per portarli dalla propria parte. E sa anche che molto spesso la storia è stata fatta da persone che avevano loro malgrado un pesante destino sulle spalle, del quale avrebbero volentieri fatto a meno, se avessero potuto.
Meglio quindi giudicare Cromwell semplicemente valutando come stavano le cose prima e dopo di lui. Nel 1640, ricorda Newbury, l’Inghilterra era così insignificante che a Londra c’erano solo tre ambasciatori stranieri. Nel 1658, dopo cinque anni di pote-
re militare e navale di Cromwell, nella Repubblica britannica ce n’erano 20. La politica estera era brillantemente sostenuta da 200 navi da guerra e da 20 mila marinai, con flotte permanenti nel Mediterraneo e nei Caraibi, una base strategica a Dunkerque e una presenza così minacciosa da non temere confronti.
Fu Cromwell a fondare l’impero britannico e a fornirgli i pilastri su cui si è retto per 300 anni: la Marina e l’Esercito. La sua più utile riforma, che gli ha consentito di annientare le truppe del re e di conservare il potere nei confronti di un parlamento spesso ostile, è stata quella dell’esercito. La New Model Army per la prima volta era composta da soldati professionisti, che potevano operare ovunque e non più solo su base locale. Ma soprattutto Cromwell volle che i soldati fossero sempre informati della ragione per la quale combattevano, fossero ben pagati e guidati da ufficiali che provenivano non più dalle famiglie nobili, ma dai ranghi del popolo. La sua cavalleria, della quale mantenne sempre il comando, era leggera e versatile, pronta a serrare i ranghi per una seconda carica. Prevaleva sempre sulle cavallerie nemiche, ancora appesantite da bardature, scudi e armature, e in grado di sparare, come rileva Newbury, un solo micidiale proiettile al giorno, una carica massiccia e indisciplinata dopo la quale se ne tornavano tutti all’accampamento.
La paga ai soldati avrebbe inoltre dovuto evitare saccheggi e inutili massacri, come avvenne dovunque meno che nell’Irlanda cattolica, dove di Cromwell si ricordano ancora adesso. Finché furono pagati, i soldati garantirono al loro comandante lo strumento che gli consentì di creare il Commonwealth con Scozia e Irlanda, sconfiggere i realisti nelle guerre civili e varare le riforme che fecero della Gran Bretagna un moderno Stato parlamentare e una potenza globale.
Cromwell, protestante puritano, si riteneva ispirato da Dio ed era convinto che ogni azione dell’uomo avesse un’origine divina. Lo pensava davvero, e se le citazioni bibliche con le quali infarciva ogni suo discorso oggi ci sembrano un po’ plateali e retoriche, bisogna comunque leggerle con attenzione per capire le ragioni dei suoi comportamenti. Gli errori e i delitti che commise furono animati da sincero patriottismo, larghezza di vedute e profondità di motivi religiosi. Al punto da correre in soccorso anche dei Valdesi perseguitati dai Savoia, come Newbury, che vive tra Cambridge e Torre Pellice, non poteva non rimarcare.
Nonostante le feroci repressioni contro i cattolici dovute solo al loro peso politico e all’appoggio al principale nemico, la Spagna Cromwell incoraggiò la tolleranza tra le confessioni, invitò gli ebrei a tornare, abolì la Camera dei Lord, favorì le arti e le scienze, e soppresse i vescovi anglicani, perché di loro non c’è traccia nella Bibbia. Quanto peso abbia avuto la sua figura nel mondo moderno lo si è potuto apprezzare dopo la sua morte, quando la Gran Bretagna si diede un nuovo ordinamento costituzionale e confessionale che Newbury esemplifica con la consueta ironia: «Il monarca divenne un presidente non esecutivo, il primo ministro un amministratore delegato, il gabinetto un consiglio di amministrazione, i parlamentari agenti di borsa e gli elettori, sempre più numerosi, gli azionisti».
Nel 1661, dopo la Restaurazione, il suo corpo venne esumato, condannato a morte e decapitato. La testa passò nei secoli di mano in mano, fino a quando nel 1960 venne donata al Sidney Sussex College di Cambridge, dove Cromwell aveva studiato. A conferma di quanto controverso sia ancora il giudizio sulla sua opera, la testa è stata murata nella Cappella: solo il Master del college sa in quale punto esatto, e lo tramanda, nel segreto più assoluto, al suo successore.

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