lunedì 9 dicembre 2013

Benvenuti tra i relitti della storia. Erano 22 anni che vi aspettavamo



La sinistra italiana non muore oggi, con la vittoria di Matteo Renzi e la calata dei barbari deculturati e opportunisti. La sinistra italiana ha cominciato a morire ormai molti anni fa, quando - in seguito ad un cambio di fase nel modo di produzione capitalistico e ad una sconfitta strategica di proporzioni rivelatesi bibliche - invece di fermarsi e ripensare le proprie ragioni e le nuove forme possibili del conflitto politico-sociale, ha preteso di governare processi molto più forti di lei confidando nelle virtù salvifiche di una cittadinanza che però nulla è e nulla può senza la forza del lavoro. Processi che erano causa e conseguenza ad un tempo della tragedia dei propri ceti sociali di riferimento e di nuovi terribili rapporti di forza e che mai il mito anglosassone della società civile e delle pari opportunità, né tantomeno quello di un'incerta governabilità fine a se stessa, potevano sanare.

L'illusione di ridurre il danno comincia gia' negli anni Ottanta e comincia proprio presso la sinistra colta e raffinata, quella di Botteghe Oscure e delle amministrazioni rosse, delle Università e delle grandi redazioni, delle case editrici e della miriade di corpi intermedi collaterali che il PCI aveva saputo costruire in anni pionieristici. E dopo la caduta del Muro diventa l'unico orizzonte politico di un soggetto - e dei suoi satelliti subalterni - che non è stato nemmeno in grado di darsi un'impostazione dignitosamente laburista o socialdemocratica. Cosi, mentre tutto attorno cambiava al ritmo accelerato dello spettacolo postmoderno e tutto si confondeva in un sincretismo atemporale, le classi subalterne perdevano in pochi anni, in cambio della libertà claustrofobica del sogno del consumo di massa, gran parte delle posizioni conquistate nel cinquantennio precedente. E i loro partiti e il loro sindacato, invece di elaborare le nuove condizioni di una drammatica resistenza di lunga durata, le accompagnavano in questo arretramento. Slittando sempre piu' a destra assieme al quadro politico complessivo. Operando scelte politiche e culturali che redistribuivano ricchezza, potere e idee dal basso verso l'alto, dai piu deboli ai più forti. 

Lasciando spazio alle più improbabili bizzarrie. Mutando nel senso non del normale e inevitabile mutamento storico, ma in quello del far proprie le ragioni dell'avversario. Adeguandosi cioè ad una vera e propria controrivoluzione che costituiva anche una distorsione irreversibile della costituzione repubblicana. 


Renzi nasce in quel momento ed e' dunque legittimo erede di quella stagione. Del migliorismo della Guerra Fredda, delle incertezze dello stesso Berlinguer, della degenerazione del tardo togliattismo e poi delle infatuazioni bonapartiste, leaderiste, privatizzatrici, ma anche della vacuità e del formalismo che è tipico del movimentismo radicaloide. 
Matteo Renzi è pienamente legittimato, dunque, perché lui e' esattamente la Bestia che tutti hanno evocato e preparato nel corso di molte stagioni e che chiede il conto e se li porta via. 

Quanti decenni ci vorranno, adesso, per imparare di nuovo l'ortopedia del camminare eretti? [SGA].

1 commento:

Anonimo ha detto...

è il Weltgericht