giovedì 6 febbraio 2014

Gian Antonio Stella continua a gettare merda sull'università italiana

Sia chiaro: l'università italiana è una chiavica e l'ASN una buffonata. Visti i risultati del mio settore, se avessero scelto gli abilitati con il pendolino di Maurizio Mosca avremmo avuto un esito più razionale. Tuttavia Stella e il Corriere hanno sostenuto a spada tratta la Legge Gelmini-PD-Confindustria e fanno proprie le idee di Perotti, Giavazzi, Alesina e compagnia cantante. Infine, dei meccanismi di funzionamento dell'università e dei suoi veri problemi non sanno un fico secco. Questa è un'operazione mediatico-politica che punta a smantellare ciò che resta dell'università pubblica in Italia. Esattamente come il libro sulla casta era rivolto a distruggere ciò che rimaneva dei partiti di sinistra [SGA].


Le selezioni approfondite dei professori (in 27 Secondi)
Giudici con meno titoli dei candidati per decidere chi sarà Professore Solo 184 commissioni per il mega concorso di abilitazione

di Gian Antonio Stella Corriere 6.2.14

Luigi Cobellis è insieme un somaro e un genio. Così l’ha valutato la commissione di abilitazione universitaria. Che l’ha trombato (troppo scarso) come «associato» ma promosso (con lode) come ordinario di ostetricia e ginecologia. Un prodigio prodigioso. Pari alla rapidità supersonica di altri commissari, capaci di stilare 323 giudizi «ampi e approfonditi» in 27 secondi l’uno. Wow! C’è un diluvio, online, contro il nuovo sistema di selezione dei professori voluto dall’allora ministro Mariastella Gelmini.
E l’allora ministro Gelmini, tentando di uscire dal pantano di concorsi troppo spesso viziati dal familismo, decise di mettere un filtro iniziale. Un mega concorso che selezionasse i docenti ricavandone due elenchi. Uno per la I fascia (ordinari) e uno per la II fascia (associati). Dopo di che, gli atenei avrebbero potuto prendere i professori solo da quegli elenchi già passati al setaccio, limitando la possibilità che un rettore o un preside potessero tirar dentro un figlio, una moglie, un cugino dalla preparazione scadente. 
Che i conti fossero sbagliati (e certi bandi che stanno uscendo sembrano mostrare che poco è cambiato) si è capito subito. Quando, composte con gran fatica le 184 commissioni (quattro «giudici» italiani e uno straniero) delegate a valutare entro il 2011 gli aspiranti docenti che successivamente si sarebbero contesi le cattedre messe in palio dagli atenei, iniziò il tormentone dei rinvii. Fino a sfondare, di proroga in proroga, tutto il 2012 e tutto il 2013 con qualche strascico nel 2014. 
Ovvio. Troppi concorrenti, troppi lavori da leggere, troppo pochi i commissari. 
Proprio al Corriere Marco Santagata, presidente della cinquina selezionatrice di Letteratura italiana, spiegò che in teoria avrebbe dovuto leggere «1.610 pagine al giorno». Sabati, domeniche, Pasqua e Ferragosto inclusi. Non bastasse, si aggiunsero le polemiche sulle 12.865 «riviste scientifiche» (c’era perfino il bollettino Alta Padovana del Comune di Vigonza) e sul profilo dei commissari. A volte accusati perfino d’avere presentato un curriculum gonfiato con lavori inesistenti. 
Nata storta, nonostante gli obiettivi giusti e le intenzioni generose, l’Abilitazione scientifica nazionale è andata così a impantanarsi in una fanghiglia di ricorsi al Tar che minacciano di moltiplicarsi via via che escono storie paradossali. Come quelle raccontate sul sito Roars dove, ad esempio, il professore veronese Guido Avezzù, in un articolo titolato «Mission impossible», ironizza sulla tenuta dei commissari di Storia contemporanea capaci di resistere indefessamente per ore e ore, stando ai verbali, «senza richiami dallo stomaco o dalla vescica». 
Risultato finale? Fatti i conti, «la commissione dedica mediamente 2 minuti e 10 secondi all’“ampia” discussione di ognuno dei 425 candidati» della seconda fascia e ben «4 minuti e 55 secondi» alla scelta di ciascun ordinario. Ma dai! «Scartata a priori l’ipotesi che qualcuno abbia potuto valutare “curricula, profili e produzione scientifica” senza nemmeno averli esaminati, si potrebbe ricevere l’impressione che tutto si regga perché nelle varie riunioni in cui si è discusso dei candidati la commissione si è costantemente avvalsa “del lavoro istruttorio condotto dai singoli commissari”. (…) Per divertirci un po’, immaginiamo l’“ampia discussione del curriculum, del profilo e della produzione scientifica del candidato XY alla II fascia”: la commissione dispone di 2 minuti e 12 secondi; ognuno dei 5 singoli commissari esprime in estrema sintesi il risultato della sua istruttoria — gli sono assegnati 26 secondi e mezzo…». 
Il caso del ricercatore «C», non è meno sconcertante: come hanno potuto bocciarlo, si chiede il professore Gianfranco Scorrano sul blog della Società chimica italiana, se aveva «147 lavori pubblicati tutti su ottime riviste» e la valutazione unanime era «eccellente, il massimo tra i 5 livelli di giudizio»? E come hanno potuto giudicarlo se quel candidato trombato «ha un “fattore h” superiore a quello di almeno tre dei commissari» che lo esaminavano? 
E non si tratta di un caso isolato. Anzi. A proposito di Lingua e letteratura latina, Loriano Zurli dell’Università di Perugia denuncia che ogni commissario, rinunciando ai pasti, al sonno e a ogni altra attività umana, avrebbe dovuto leggere «65 pubblicazioni al giorno» degli aspiranti professori e che uno dei «giudici» era così sprovvisto di titoli che tra «i bocciati per la I fascia (50%) non c’era un solo candidato che avesse meno pubblicazioni di lui “coerenti con il settore”». 
Bocciature eccellenti, anche di studiosi universalmente stimati. Promozioni sbalorditive, come quelle elencate in un’interrogazione dal senatore Paolo Corsini dove spicca il caso di un «candidato che ha superato una sola mediana, che ha presentato una sola monografia, che non ha raggiunto i requisiti aggiuntivi, che ha dichiarato di aver fatto parte del comitato di una rivista di cui in realtà non faceva parte» eppure «viene incredibilmente ed eccezionalmente abilitato». Alla pari di un altro che «ha superato una sola mediana su 3, ha presentato una sola monografia e ha ottenuto un giudizio positivo di soli 2 commissari su 5». 
Strabiliante. Così come, lo dicevamo all’inizio, risultano strabilianti i tempi impiegati da alcune commissioni per stendere i loro giudizi, che la legge pretende essere meticolosi. «Dopo ampia e approfondita disamina», si legge in un verbale, «la commissione constata la sostanziale convergenza delle valutazioni individuali». Ma come «ampia e approfondita» se poi scopri che 323 giudizi sono stati dati «utilizzando complessivamente poco meno di 14 ore pari a circa 27 secondi per ogni giudizio» e se la «valutazione analitica dei titoli e delle pubblicazioni scientifiche» pretesa dal ministero viene qua e là liquidata in «un parere pro veritate di 250 caratteri, spazi compresi» e cioè un terzo di questo capoverso che avete appena letto? 
Nulla eguaglia, però, la schizofrenia su Cobellis. Primo timbro: asino. «La Commissione all’unanimità non riconosce una posizione del Candidato nel panorama almeno nazionale di ricerca e non ne attesta la maturità scientifica ai fini dell’abilitazione scientifica nazionale per l’accesso alla seconda fascia dei professori universitari». Secondo timbro: fuoriclasse. «La Commissione riconosce una posizione rilevante del Candidato nel panorama nazionale e internazionale di ricerca e ne attesta all’unanimità la piena maturità scientifica ai fini dell’abilitazione scientifica nazionale per l’accesso alla prima fascia dei professori universitari». Evviva. Quella contraddizione, però, andate a spiegarla a chi ha affrontato le prove di abilitazione pensando fosse una cosa seria…


Test per docenti, 20 commissioni costrette a rivedere i risultati
Dopo che “il Fatto” ha denunciato il trucco la selezione è stata corretta
di Carlo Di Foggia il Fatto 7.2.14

Mariastella Gelmini, da settimane oggetto di una valanga di critiche sul web, e non solo. I ricorsi al Tar si moltiplicano, così come le lettere di protesta inviate al ministero dell'Istruzione da decine di candidati infuriati per i giudizi anomali. Una di queste, come raccontato dal Fatto , anticipava addirittura i nomi di chi sarebbe stato abilitato nel settore di Storia antica, mesi prima che i risultati fossero pubblicati, violando il segreto d'ufficio. Il 16 gennaio scorso, il giorno dopo il primo articolo pubblicato dal nostro giornale, diverse commissioni hanno congelato i risultati e riaperto i lavori per evitare ricorsi. Nel giro di una settimana la procedura riguardava già venti commissioni. In molti casi si è provveduto a correggere “gravi errori di giudizio” riguardanti diversi candidati. I giudizi contrari di alcuni commissari sono così diventati di colpo favorevoli.
DAL MIUR spiegano che si tratta di errori nella compilazione dei verbali, e comunque circoscritti a pochi nomi. La procedura preventiva in “autotutela” ha evitato il ricorso ai giudici amministrativi, ma i giudizi contestati sono centinaia, con studiosi di profilo internazionale, con decine di pubblicazioni, bocciati e modesti concorrenti promossi. Negli uffici di viale Trastevere si cerca di riparare come si può alle tante segnalazioni e non si fa mistero di aver ereditato un grana frutto della gestione Gelmini. È il pasticcio dell'Abilitazione scientifica nazionale (Asn). Una procedura di verifica del curriculum e dei risultati scientifici voluta dall'ex ministro per archiviare lo scandalo dei concorsi universitari truccati. Adesso, solo chi riceve l'idoneità nel proprio settore di riferimento può partecipare ai concorsi banditi dagli atenei. Dopo quattro anni di blocco della programmazione, l'Asn è sembrata a molti l'ultima occasione per mettere un piede nel mondo accademico. Un sistema già mastodontico, si è così trovato a fare i conti con quasi 60 mila domande, troppe . In molti casi la mole di lavoro ha reso impossibile il lavoro. Nel settore di Storia contemporanea, visto l'elevato numero di domande i commissari (5 per ogni commissione) hanno potuto dedicare solo 2 minuti e 10 secondi per vagliare i curricula di ognuno dei 425 candidati della seconda fascia (associati) e ben 4 minuti e 55 secondi per quelli di prima fascia (ordinari). Stesso problema nell'area di sociologia. Qui i risultati dell'Asn hanno scatenato una guerra intestina tra le diverse correnti accademiche, con accuse pesanti. La media degli abilitati è la più bassa fra tutti i settori (19,6 di abilitati nella prima fascia, 16,7% nella seconda), e la maggior parte sono concentrati nelle regioni del Nord.
MOLTI ricercatori e docenti accusano i commissari di aver volutamente falcidiato i candidati meridionali. In Sicilia, ad esempio, si registrano solo due candidati, e i ricercatori dell'Università di Palermo hanno deciso di non tenere più corsi in segno di protesta. “Ci si chiede dunque: a che titolo a questo punto insegneremmo (e cosa?) data la nostra qualità non riconosciuta dal punto di vista scientifico?”, hanno scritto in una lettera aperta indirizzata ai vertici dell'ateneo. “In Lingua e letteratura latina - ha scritto sulla rivista Roars , Loriano Zurli, Ordinario di Filologia latina, Università di Perugia - verbali alla mano, quattro quinti della Commissione giudicatrice del settore ha lavorato dal 29 gennaio al 14 settembre (196 giorni). Ammettendo che abbiano lavorato tutti i giorni (festivi e domeniche comprese, senza fare altro), esclusa la sola domenica, ciascuno dei commissari avrebbe letto più di 13 pubblicazioni al giorno”.
Gli aspiranti docenti di lingua e letteratura inglese non sanno invece più a che santo votarsi, la loro commissione è stata chiamata sei volte a nominare un nuovo commissario, visto che i predecessori si sono dimessi. E a tutt'oggi non si conosco i risultati, nonostante i termini, più volte prolungati, siano scaduti il 31 dicembre scorso. All'appello mancano ancora oltre 50 commissioni, e questo nonostante sia già partito l'iter della nuova tornata per il 2013.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Fanno bene alcuni che hanno deciso di non partecipare proprio al reclutamento ufficiale (ASN), preferendo un escamotage di tutto rispetto (tramite accordi farsa con Università straniere e pseudo contratti di docenza)..... e senza neanche parlare una lingua straniera....

Far figurare di essere strutturati presso Università estere amiche, tradizionali ed online (ma in Paesi con scarsi controlli e normative sulle assunzioni assenti o lacunose)........ e poi farsi chiamare come associati nella reale università italiana in cui collaborano......

Non c'è mai fine al peggio.......