Sia chiaro: l'università italiana è una chiavica e l'ASN una buffonata. Visti i risultati del mio settore, se avessero scelto gli abilitati con il pendolino di Maurizio Mosca avremmo avuto un esito più razionale. Tuttavia Stella e il Corriere hanno sostenuto a spada tratta la Legge Gelmini-PD-Confindustria e fanno proprie le idee di Perotti, Giavazzi, Alesina e compagnia cantante. Infine, dei meccanismi di funzionamento dell'università e dei suoi veri problemi non sanno un fico secco. Questa è un'operazione mediatico-politica che punta a smantellare ciò che resta dell'università pubblica in Italia. Esattamente come il libro sulla casta era rivolto a distruggere ciò che rimaneva dei partiti di sinistra [SGA].
Le selezioni approfondite dei professori (in 27 Secondi)
Giudici con meno titoli dei candidati per decidere chi sarà Professore Solo 184 commissioni per il mega concorso di abilitazione
di Gian Antonio Stella Corriere 6.2.14
Luigi Cobellis è insieme un somaro e un genio. Così l’ha valutato la
commissione di abilitazione universitaria. Che l’ha trombato (troppo
scarso) come «associato» ma promosso (con lode) come ordinario di
ostetricia e ginecologia. Un prodigio prodigioso. Pari alla rapidità
supersonica di altri commissari, capaci di stilare 323 giudizi «ampi e
approfonditi» in 27 secondi l’uno. Wow! C’è un diluvio, online, contro
il nuovo sistema di selezione dei professori voluto dall’allora ministro
Mariastella Gelmini.
E l’allora ministro Gelmini, tentando di uscire dal pantano di concorsi
troppo spesso viziati dal familismo, decise di mettere un filtro
iniziale. Un mega concorso che selezionasse i docenti ricavandone due
elenchi. Uno per la I fascia (ordinari) e uno per la II fascia
(associati). Dopo di che, gli atenei avrebbero potuto prendere i
professori solo da quegli elenchi già passati al setaccio, limitando la
possibilità che un rettore o un preside potessero tirar dentro un
figlio, una moglie, un cugino dalla preparazione scadente.
Che i conti
fossero sbagliati (e certi bandi che stanno uscendo sembrano mostrare
che poco è cambiato) si è capito subito. Quando, composte con gran
fatica le 184 commissioni (quattro «giudici» italiani e uno straniero)
delegate a valutare entro il 2011 gli aspiranti docenti che
successivamente si sarebbero contesi le cattedre messe in palio dagli
atenei, iniziò il tormentone dei rinvii. Fino a sfondare, di proroga in
proroga, tutto il 2012 e tutto il 2013 con qualche strascico nel
2014.
Ovvio. Troppi concorrenti, troppi lavori da leggere, troppo pochi
i commissari.
Proprio al Corriere Marco Santagata, presidente della
cinquina selezionatrice di Letteratura italiana, spiegò che in teoria
avrebbe dovuto leggere «1.610 pagine al giorno». Sabati, domeniche,
Pasqua e Ferragosto inclusi. Non bastasse, si aggiunsero le polemiche
sulle 12.865 «riviste scientifiche» (c’era perfino il bollettino Alta
Padovana del Comune di Vigonza) e sul profilo dei commissari. A volte
accusati perfino d’avere presentato un curriculum gonfiato con lavori
inesistenti.
Nata storta, nonostante gli obiettivi giusti e le
intenzioni generose, l’Abilitazione scientifica nazionale è andata così a
impantanarsi in una fanghiglia di ricorsi al Tar che minacciano di
moltiplicarsi via via che escono storie paradossali. Come quelle
raccontate sul sito Roars dove, ad esempio, il professore veronese Guido
Avezzù, in un articolo titolato «Mission impossible», ironizza sulla
tenuta dei commissari di Storia contemporanea capaci di resistere
indefessamente per ore e ore, stando ai verbali, «senza richiami dallo
stomaco o dalla vescica».
Risultato finale? Fatti i conti, «la
commissione dedica mediamente 2 minuti e 10 secondi all’“ampia”
discussione di ognuno dei 425 candidati» della seconda fascia e ben «4
minuti e 55 secondi» alla scelta di ciascun ordinario. Ma dai! «Scartata
a priori l’ipotesi che qualcuno abbia potuto valutare “curricula,
profili e produzione scientifica” senza nemmeno averli esaminati, si
potrebbe ricevere l’impressione che tutto si regga perché nelle varie
riunioni in cui si è discusso dei candidati la commissione si è
costantemente avvalsa “del lavoro istruttorio condotto dai singoli
commissari”. (…) Per divertirci un po’, immaginiamo l’“ampia discussione
del curriculum, del profilo e della produzione scientifica del
candidato XY alla II fascia”: la commissione dispone di 2 minuti e 12
secondi; ognuno dei 5 singoli commissari esprime in estrema sintesi il
risultato della sua istruttoria — gli sono assegnati 26 secondi e
mezzo…».
Il caso del ricercatore «C», non è meno sconcertante: come
hanno potuto bocciarlo, si chiede il professore Gianfranco Scorrano sul
blog della Società chimica italiana, se aveva «147 lavori pubblicati
tutti su ottime riviste» e la valutazione unanime era «eccellente, il
massimo tra i 5 livelli di giudizio»? E come hanno potuto giudicarlo se
quel candidato trombato «ha un “fattore h” superiore a quello di almeno
tre dei commissari» che lo esaminavano?
E non si tratta di un caso
isolato. Anzi. A proposito di Lingua e letteratura latina, Loriano Zurli
dell’Università di Perugia denuncia che ogni commissario, rinunciando
ai pasti, al sonno e a ogni altra attività umana, avrebbe dovuto leggere
«65 pubblicazioni al giorno» degli aspiranti professori e che uno dei
«giudici» era così sprovvisto di titoli che tra «i bocciati per la I
fascia (50%) non c’era un solo candidato che avesse meno pubblicazioni
di lui “coerenti con il settore”».
Bocciature eccellenti, anche di
studiosi universalmente stimati. Promozioni sbalorditive, come quelle
elencate in un’interrogazione dal senatore Paolo Corsini dove spicca il
caso di un «candidato che ha superato una sola mediana, che ha
presentato una sola monografia, che non ha raggiunto i requisiti
aggiuntivi, che ha dichiarato di aver fatto parte del comitato di una
rivista di cui in realtà non faceva parte» eppure «viene incredibilmente
ed eccezionalmente abilitato». Alla pari di un altro che «ha superato
una sola mediana su 3, ha presentato una sola monografia e ha ottenuto
un giudizio positivo di soli 2 commissari su 5».
Strabiliante. Così
come, lo dicevamo all’inizio, risultano strabilianti i tempi impiegati
da alcune commissioni per stendere i loro giudizi, che la legge pretende
essere meticolosi. «Dopo ampia e approfondita disamina», si legge in un
verbale, «la commissione constata la sostanziale convergenza delle
valutazioni individuali». Ma come «ampia e approfondita» se poi scopri
che 323 giudizi sono stati dati «utilizzando complessivamente poco meno
di 14 ore pari a circa 27 secondi per ogni giudizio» e se la
«valutazione analitica dei titoli e delle pubblicazioni scientifiche»
pretesa dal ministero viene qua e là liquidata in «un parere pro
veritate di 250 caratteri, spazi compresi» e cioè un terzo di questo
capoverso che avete appena letto?
Nulla eguaglia, però, la schizofrenia
su Cobellis. Primo timbro: asino. «La Commissione all’unanimità non
riconosce una posizione del Candidato nel panorama almeno nazionale di
ricerca e non ne attesta la maturità scientifica ai fini
dell’abilitazione scientifica nazionale per l’accesso alla seconda
fascia dei professori universitari». Secondo timbro: fuoriclasse. «La
Commissione riconosce una posizione rilevante del Candidato nel panorama
nazionale e internazionale di ricerca e ne attesta all’unanimità la
piena maturità scientifica ai fini dell’abilitazione scientifica
nazionale per l’accesso alla prima fascia dei professori universitari».
Evviva. Quella contraddizione, però, andate a spiegarla a chi ha
affrontato le prove di abilitazione pensando fosse una cosa seria…
Test per docenti, 20 commissioni costrette a rivedere i risultati
Dopo che “il Fatto” ha denunciato il trucco la selezione è stata corretta
di Carlo Di Foggia il Fatto 7.2.14
Mariastella
Gelmini, da settimane oggetto di una valanga di critiche sul web, e non
solo. I ricorsi al Tar si moltiplicano, così come le lettere di
protesta inviate al ministero dell'Istruzione da decine di candidati
infuriati per i giudizi anomali. Una di queste, come raccontato dal
Fatto , anticipava addirittura i nomi di chi sarebbe stato abilitato nel
settore di Storia antica, mesi prima che i risultati fossero
pubblicati, violando il segreto d'ufficio. Il 16 gennaio scorso, il
giorno dopo il primo articolo pubblicato dal nostro giornale, diverse
commissioni hanno congelato i risultati e riaperto i lavori per evitare
ricorsi. Nel giro di una settimana la procedura riguardava già venti
commissioni. In molti casi si è provveduto a correggere “gravi errori di
giudizio” riguardanti diversi candidati. I giudizi contrari di alcuni
commissari sono così diventati di colpo favorevoli.
DAL MIUR spiegano
che si tratta di errori nella compilazione dei verbali, e comunque
circoscritti a pochi nomi. La procedura preventiva in “autotutela” ha
evitato il ricorso ai giudici amministrativi, ma i giudizi contestati
sono centinaia, con studiosi di profilo internazionale, con decine di
pubblicazioni, bocciati e modesti concorrenti promossi. Negli uffici di
viale Trastevere si cerca di riparare come si può alle tante
segnalazioni e non si fa mistero di aver ereditato un grana frutto della
gestione Gelmini. È il pasticcio dell'Abilitazione scientifica
nazionale (Asn). Una procedura di verifica del curriculum e dei
risultati scientifici voluta dall'ex ministro per archiviare lo scandalo
dei concorsi universitari truccati. Adesso, solo chi riceve l'idoneità
nel proprio settore di riferimento può partecipare ai concorsi banditi
dagli atenei. Dopo quattro anni di blocco della programmazione, l'Asn è
sembrata a molti l'ultima occasione per mettere un piede nel mondo
accademico. Un sistema già mastodontico, si è così trovato a fare i
conti con quasi 60 mila domande, troppe . In molti casi la mole di
lavoro ha reso impossibile il lavoro. Nel settore di Storia
contemporanea, visto l'elevato numero di domande i commissari (5 per
ogni commissione) hanno potuto dedicare solo 2 minuti e 10 secondi per
vagliare i curricula di ognuno dei 425 candidati della seconda fascia
(associati) e ben 4 minuti e 55 secondi per quelli di prima fascia
(ordinari). Stesso problema nell'area di sociologia. Qui i risultati
dell'Asn hanno scatenato una guerra intestina tra le diverse correnti
accademiche, con accuse pesanti. La media degli abilitati è la più bassa
fra tutti i settori (19,6 di abilitati nella prima fascia, 16,7% nella
seconda), e la maggior parte sono concentrati nelle regioni del Nord.
MOLTI
ricercatori e docenti accusano i commissari di aver volutamente
falcidiato i candidati meridionali. In Sicilia, ad esempio, si
registrano solo due candidati, e i ricercatori dell'Università di
Palermo hanno deciso di non tenere più corsi in segno di protesta. “Ci
si chiede dunque: a che titolo a questo punto insegneremmo (e cosa?)
data la nostra qualità non riconosciuta dal punto di vista
scientifico?”, hanno scritto in una lettera aperta indirizzata ai
vertici dell'ateneo. “In Lingua e letteratura latina - ha scritto sulla
rivista Roars , Loriano Zurli, Ordinario di Filologia latina, Università
di Perugia - verbali alla mano, quattro quinti della Commissione
giudicatrice del settore ha lavorato dal 29 gennaio al 14 settembre (196
giorni). Ammettendo che abbiano lavorato tutti i giorni (festivi e
domeniche comprese, senza fare altro), esclusa la sola domenica,
ciascuno dei commissari avrebbe letto più di 13 pubblicazioni al
giorno”.
Gli aspiranti docenti di lingua e letteratura inglese non
sanno invece più a che santo votarsi, la loro commissione è stata
chiamata sei volte a nominare un nuovo commissario, visto che i
predecessori si sono dimessi. E a tutt'oggi non si conosco i risultati,
nonostante i termini, più volte prolungati, siano scaduti il 31 dicembre
scorso. All'appello mancano ancora oltre 50 commissioni, e questo
nonostante sia già partito l'iter della nuova tornata per il 2013.
1 commento:
Fanno bene alcuni che hanno deciso di non partecipare proprio al reclutamento ufficiale (ASN), preferendo un escamotage di tutto rispetto (tramite accordi farsa con Università straniere e pseudo contratti di docenza)..... e senza neanche parlare una lingua straniera....
Far figurare di essere strutturati presso Università estere amiche, tradizionali ed online (ma in Paesi con scarsi controlli e normative sulle assunzioni assenti o lacunose)........ e poi farsi chiamare come associati nella reale università italiana in cui collaborano......
Non c'è mai fine al peggio.......
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