lunedì 24 febbraio 2014
Il revisionismo storico italiano si fa romanzo (a tesi)
Risvolto
Un’epopea che attraversa gli anni più turbolenti della storia
d’Italia e d’Europa, in cui la ricostruzione storica si fonda con il
talento letterario: Il Guerra e pace italiano.
In occasione del Centenario della Prima Guerra Mondiale, una rilettura degli eventi lontana dalla storiografia tradizionale.
Un’opera lontana dai cliché, che rilegge quegli anni drammatici
dal punto di vista del popolo, per cercare di capire chi sono stati i
veri vincitori e chi i veri vinti.
Dopo numerosi saggi, lo storico Pietro Neglie, allievo e collaboratore di Renzo De Felice, esordisce con un romanzo.
Primavera del 1915. Antonio, un contadino friulano che vuole
prendere i voti, e Carlo, un elettricista romano assiduo frequentatore
di un bordello, vengono bruscamente strappati dalla loro quotidianità
per partire per la guerra. In trincea tra di loro si crea un rapporto
sincero, che si rafforza insieme all’ideale di una Patria da amare e
difendere, unitamente alla coscienza della brutalità del conflitto.
Finita la guerra, le loro strade si dividono: Carlo si iscrive al
Partito Fascista per assecondare il suo ideale di disciplina e onore, e
grazie ad alcune amicizie nel partito avvia una piccola bottega da
elettricista, si sposa e mette su una famiglia numerosissima; Antonio,
che nel frattempo ha perso la madre e tre fratelli a causa della guerra,
entra in contatto con il sindacato e diventa prima socialista, poi
partigiano. I due affrontano la drammatica storia dell’Italia e
dell’Europa tra i due conflitti: i moti degli anni Venti, la guerra
civile spagnola, la seconda guerra mondiale, finché, passati molti anni e
ormai con identità profondamente distanti, la Storia tornerà a far
incrociare di nuovo fatalmente i loro destini, in un confronto che li
farà scoprire, dopo molto tempo, nemici su fronti opposti ma ancora
profondamente uniti.
In Ma la divisa di un altro colore Pietro Neglie racconta la vita di Antonio e Carlo. Fratelli d'arme diventati nemici a causa dei totalitarismi
Matteo Sacchi - il Giornale Dom, 23/02/2014
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