giovedì 20 febbraio 2014
Professor Canfora, è troppo facile prendere per il culo Renzi
Dopo averlo parato sistematicamente a chi l'ha creato [SGA]
Gli studi "renziani"
“Per lui non bisogna scomodare i Classici Basta citare Crozza”
Luciano Canfora fa una disamina spietata del nuovo prodotto nato in casa democratica: È cinetico, per questo l’hanno messo sul trono
di Antonello Caporale il Fatto 20.2.14
“La letteratura esaltò fino ad oggi l'immobilità pensosa, l'estasi e il
sonno. Noi vogliamo esaltare il movimento aggressivo, l'insonnia
febbrile, il passo di corsa, il salto mortale, lo schiaffo e il pugno”
(dal Manifesto del futurismo, Filippo Tommaso Marinetti)
Fermarsi
alla parola e definire con Luciano Canfora, filologo dell’età classica e
osservatore sgomento della lunga crisi italiana, i parametri espressivi
di Matteo Renzi, la forza della sua leadership. Immaginare il nuovo
mondo dentro il quale il giovane fiorentino sta conducendo il Paese ha
una sua utilità, in qualche modo è fatica necessaria. “Riprendo in mano
Aristofane e a mente rivado a “I Cavalieri”, quando fa dire a uno dei
suoi protagonisti: emetti dalla bocca delle polpette ripugnanti”. Renzi è
Paflagone? Il servo che - conquistato il comando - spadroneggia in
casa? Il professore vive un pessimismo cosmico, sembra così atterrito
dal nuovo che addirittura affida a Crozza l’interpretazione più degna
del renzismo. “Fare, dire, amare... quando il comico pronuncia quelle
parole interpreta magistralmente la vena sconclusionata e stravagante
del nostro leader. Ma cosa vuol dire fare, amare? E allo stesso tempo
che razza di progetto è, che pensiero sottende, quale carica espressiva
si dipana nella frase: faremo una riforma al mese!. Neanche se
parlassimo di frittelle! Questo è il dramma, da qui lo sconforto e la
rassegnazione”.
Ma l’Italia l’ha scelto perchè non ne poteva più del
potere immobile, incartapecorito. Almeno la velocità, la voglia di dare
risposte, la forza di stare in movimento, gliela dobbiamo riconoscere.
“Ma si rende conto che un partito ha fatto indicare la sua leadership da
alcune migliaia di passanti? Ho visto con i miei occhi signori che
avevano Il Giornale di proprietà della famiglia Berlusconi sotto braccio
in fila ai gazebo per votare alle scorse primarie, a queste benedette
primarie che gli sono servite per espandere in modo arbitrario un
campione minuscolo della società italiana, a sentirsi legittimato da
tutti invece che da pochi. Affidare a gente che la pensa nel modo
opposto di quel che ritieni la scelta del tuo leader significa
commettere il secondo errore madornale, ingiustificabile dopo quello di
aver costruito un partito senza passione, nato da convenienze, da una
fusione fredda”. L’alterità renziana per Canfora nasce qui, da questo
deficit genetico: prendere uno che non la pensa come te ma appare
vincente, e porlo alla guida del tuo partito, che è perdente. Estraneo
tra estranei. “Renzi, proprio lui, lascia spazio a Berlusconi di dire:
l’ultimo premier eletto sono io. Renzi, proprio lui, garantisce, giura
che uno come Alfano non sarebbe mai potuto essere ministro e ora lo
stiamo per ritrovare al suo fianco. Capisce il danno? E la misura della
colpa? E non si rimedia con paroline tipo: il dire, il fare, l’amare. Ma
cos’è? Lo hanno issato al trono solo perchè dotato di questa
straordinaria energia cinetica? Ecco l’iniqua, sperequata logica. Io non
mi sorprendo. Studio da una vita i classici e già in Eschilo,
Agamennone e poi naturalmente in Platone la parola esprime il contrario
del pensiero. Non c’è dunque stupore. Perchè è certo che anche adesso la
parola ingannevole è usata come un bastone nodoso”.
SI DICE A PER
PREFIGURARE B, ci si allea per finta con questo e insieme si tratta per
davvero con quello. “E nascono sconcezze lessicali, si consumano vere e
proprie truffe ai danni della nostra intelligenza e della lingua. Quando
non ci piace l’avversario, magari invoca rigore e integrità morale, lo
tacciamo di populismo. E che significa? Non c’è continenza, adeguatezza,
misura. Parole inutili, vuote, vacue. Cesti rotti”. Le parole
truffaldine. “La verità è che siamo in una condizione di soggezione,
completamente piegati a poteri esterni. Le sembra possibile che la
Merkel, il cancelliere tedesco, ci indichi i giorni e le ore che
possiamo permetterci per formare un nuovo governo? È nella sua
disponibilità? Siamo asserviti, e la nostra debolezza ha la radice nella
crisi della classe dirigente. E la crisi esprime poi questi volti,
queste fughe solitarie, questi tipi italiani. I partiti hanno una forma
provvisoria e stentano a stare insieme. E siamo feriti, uccisi dalla
valanga di informazioni che sembrano avere come unico obiettivo
l’azzeramento della memoria. Siamo un popolo senza memoria purtroppo e
tutto ci è concesso”. Perfino di avere in campo una coalizione che si
chiamava Popolo della libertà. “E qui ritorniamo alle parole
ingannevoli. Questo è davvero un mirabile esempio: se tu sei il popolo
della libertà io che non ti voto appartengo al popolo della schiavitù?
Esiste un partito democratico, quindi si contrappone a un partito
aristocratico?”. Parole come zucche vuote, professore. “Temo di sì,
penso di sì”. Sembra che il fiorentino non le piaccia proprio. “La città
di Renzi ha una antica amicizia con la lingua italiana, e questo è
l’unico un punto a suo favore”. Poi è veloce. “Si veloce”. Il fare.
“Purtroppo la memoria mia va a Crozza e al suo stupendo: dire, fare,
amare”. Dobbiamo rassegnarci, non c’è proprio scampo? “Non la prenda
così male e non si angusti. Sappia che l’unica vera resistenza, l’unico
baluardo a questa deriva , l’unica struttura antagonista è la scuola. La
scuola ci salverà”.
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