venerdì 7 febbraio 2014
Sincretismo e pragmatismo nella formazione della Prima Internazionale
Si tratta di un tema storiografico e politico molto interessante. Più di due decenni dopo la catastrofe siamo tornati allo stesso punto di partenza, come dimostra la confusa vicenda della Lista Tachipirinas (del resto, lo stesso capitalismo postmoderno ha recuperato molte forme ottocentesche di sfruttamento). Ma ciò che è arretramento necessario e primitivismo di ritorno viene purtroppo presentato, per lo più, come una grande conquista. Il lato culturale della nostra sta anzitutto in questa inconsapevolezza di questa miseria stessa [SGA]
Fabio Bertini: Figli del '48. I ribelli, gli esuli, i lavoratori dalla Repubblica Universale alla Prima Internazionale, Aracne
Risvolto
Tra il 1849 e il 1864, due vicende
apparentemente distinte s'incontrarono a Londra. Da una parte,
progressisti inglesi ed esuli di vari paesi europei, reduci dalle
rivoluzioni del 1848, democratico-repubblicani, socialisti, comunisti,
anarchici perseguivano i rispettivi modelli di repubblica universale.
Dall'altra, lavoratori inglesi e francesi sviluppavano percorsi
paralleli di crescita sindacale, mutualistica e politica. Quei fenomeni
erano connessi perché i temi dei risorgimenti nazionali, della pace e
dei diritti umani, dell'antischiavismo in particolare, contribuirono
alla consapevolezza politica degli operai. Su questa base, il
pragmatismo dei lavoratori dei diversi paesi unì i temi ideali e i
valori condivisi del lavoro in una sola visione internazionalista
sindacale e politica, coinvolgendo a sua volta i rappresentanti della
democrazia. La Prima Internazionale fu il punto di tangenza dei due
percorsi, uniti dalla comune lotta contro vecchie e nuove forme della
conservazione.
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