L’autocoscienza dello spirito
di Armando Torno Corriere 10.3.14
Robin George Collingwood (1880-1943), filosofo, professore a Oxford, autore anche di scritti di storia e archeologia romane, pubblicò nel 1939 un’Autobiografia. Ora, con prefazione di Corrado Ocone, ritorna in italiano dopo oltre mezzo secolo (Castelvecchi, pp. 160, e 18,50). Collingwood, che tradusse testi di Benedetto Croce a cominciare dal saggio su Vico, è considerato un riferimento dell’idealismo britannico. Anche se tale qualifica non la gradiva.
L’Autobiografia , «dalle pagine davvero brillanti», non ripercorre soltanto le sue vicende personali e accademiche, ma offre uno spaccato prezioso di alcune questioni filosofiche del primo Novecento. Essa, tra l’altro, ben illustra la «logica della domanda e della risposta»; tratta dei «filosofi minuti» o della «decadenza del realismo», della stessa «storia della filosofia», disciplina che divenne per Collingwood «fonte di interesse e di soddisfazione continua e strettamente filosofica». Non più un campo «chiuso», ma «aperto», o meglio «un’inesauribile fonte di problemi». Non a caso fu amico di Guido De Ruggiero, del quale tradusse la Storia del liberalismo europeo e una parte della monumentale Storia della filosofia.
Vi sono nell’Autobiografia capitoli che vale la pena rileggere e che gettano luce su talune intuizioni dell’idealismo: per esempio il decimo, dedicato a La storia come autocoscienza dello spirito. Da parte sua Ocone fa un buon lavoro nelle pagine introduttive ed espone le coordinate che portano da Collingwood a Croce o il rapporto del pensatore inglese con Gadamer e Rawls; utile è anche la parte sul «critico» Leo Strauss. Chiudiamo con un’affermazione dello stesso Collingwood: «Nella mente dello storico la conoscenza storica è la ricostruzione del pensiero la cui storia egli sta studiando».
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