Io realista, i tuoi sistemi ideali non sono attuabili
sabato 1 febbraio 2014
D'Alimonte & Sartori: due Ladri di Pisa discutono sul trucco migliore per rubare i voti
Duello sulla legge elettorale /1Io idealista? Tu fuori dai modelli dell'Occidentedi Giovanni Sartori Il Sole 31.1.14
Da tempo D'Alimonte ed io dissentiamo sui sistemi elettorali. Secondo
lui, io sarei un idealista (e pertanto un irrealista) mentre lui sarebbe
un realista. Ora, è noto da tempo che io sostengo (in prima scelta) il
semi-presidenzialismo fondato sul doppio turno che esiste da tempo in
Francia, e che dunque è una realtà. Mentre l'Italicum di Berlusconi si
fonda su un premio che trasforma una minoranza in maggioranza; un
meccanismo che non esiste (che io sappia) in nessun Paese dell'Europa
liberaldemocratica.
Pertanto non convengo sulla distinzione tra idealista (io) e lui (realista).
La distinzione è che io sono uno studioso che cerca di spiegare e di
proporre soluzioni esatte (realistiche o no), mentre D'Alimonte bada al
fattibile e preferisce fare il consigliere del Principe.
Ma il punto sul quale davvero dissento con D'Alimonte è sulla
equiparazione del sistema uninominale diciamo di tipo inglese al premio
di maggioranza Italicum. No. Il principio del maggioritario è "first
past the post" e cioè che vince chi sorpassa, anche se di un solo voto,
gli altri contendenti. E questo non è un premio ma la nozione stessa di
maggioranza. In dannatissima ipotesi potrebbe anche accadere, in
Inghilterra, che i due maggiori partiti ottengano esattamente lo stesso
numero di voti in ciascuna circoscrizione. In tal caso non ci sarebbe
nessun premio e si dovrebbero indire nuove elezioni.
Tornando al nostro premio Italicum, quel premio è precalcolato sulle
previsioni dei sondaggisti. E siccome io persisto nell'essere, a detta
di D'Alimonte, un "idealista" persisto anche nel ritenere che la
vituperatissima legge truffa di Ruini non fosse per niente tale, visto
che assegnava un premio di maggioranza a chi aveva già ottenuto una
maggioranza elettorale; ma che è una «truffa», come si strillò a torto
allora, ma che è una truffa (ripeto, ignota in tutti i paesi seri
dell'Occidente) quando si trasforma una minoranza precalcolata dai
nostri chiromanti in una maggioranza. E nemmeno è vero che solo
l'Italicum fa sapere subito chi governerà. Anche negli Stati Uniti,
anche in Inghilterra, gli elettori lo sanno subito. E mi fermo qui. A
meno che mi venga consentita una divagazione per mia curiosità.
Il Grillismo è senza dubbio un movimento politico. Ma può diventare un
partito politico a tutti gli effetti? Sicuramente no. Per l'articolo 67
della nostra Costituzione («ogni membro del Parlamento rappresenta la
Nazione e esercita le sue funzioni senza vincolo di mandato»). Mentre
Grillo decide lui per i suoi. Segnalai subito il problema ma tutti
zitti, nessuno fiatò. Ritenni che i partiti facessero i furbi (o "i
realisti") contando al momento delle elezioni di pappare in quel
serbatoio di voti. Mi ha stupito però il silenzio del Capo dello Stato
di solito così preciso e attento alla legalità costituzionale. Forse
anche per lui vige il "realismo D'alimontiano"?
Duello sulla legge elettorale /2
Io realista, i tuoi sistemi ideali non sono attuabili
Io realista, i tuoi sistemi ideali non sono attuabili
di Roberto D'Alimonte Il Sole 31.1.14
Sì, è vero. Lo confesso. Ho il difetto di distinguere il fattibile dal
desiderabile. Mi piacciono i collegi uninominali maggioritari a due
turni. Ho qualche dubbio, che Sartori non ha, sul semi-presidenzialismo
francese, che per altri studiosi è in realtà un iper-presidenzialismo.
Ma sulla bontà dei collegi francesi non ho dubbi.
Vorrei che fossero il perno del nuovo sistema elettorale italiano.
Purtroppo però sono certo che hic et nunc questo mio desiderio è
irrealizzabile.
Lo è per ragioni politiche, non prive di una base empirica, che a Sartori evidentemente sfuggono.
er questo lascio perdere le sue «soluzioni esatte» e preferisco cercare
di capire e di suggerire quali modifiche migliorative dello status quo
siano realisticamente praticabili oggi e non domani. Perché l'Italia ha
bisogno non di proposte su sistemi elettorali «esatti», ma di una
riforma che, per quanto imperfetta, sostituisca il proporzionale che ci
ha regalato la Consulta con un sistema più funzionale e che allo stesso
tempo trovi in Parlamento i voti per essere approvato. In questo sta il
mio peccato come consigliere del Principe.
Quanto alla equiparazione tra sistema uninominale di tipo inglese e il
premio di maggioranza Italicum torno a quanto già scritto (si veda Il
Sole 24 Ore del 28 gennaio) e che Sartori ha banalmente frainteso. Tutti
i sistemi maggioritari tendono a trasformare una minoranza di voti in
maggioranza di seggi. Come ho già fatto notare Tony Blair con il 35% dei
voti ha ottenuto nelle elezioni del 2005 il 55% dei seggi. La
differenza tra il maggioritario inglese e quello italiano è che in Gran
Bretagna il premio nasce collegio per collegio, mentre da noi con
l'Italicum il "first past the post" che piace a Sartori si applica in un
collegio solo, quello nazionale. Chi ottiene un voto più degli altri a
livello nazionale ha la maggioranza assoluta. In un turno se ha ottenuto
almeno il 37% dei voti. In due turni se nessuno arriva a questa soglia.
Né si capisce perché questa soglia sia precalcolata sulle previsioni
dei sondaggisti. Che c'entrano i sondaggi? Non c'è verso di sapere oggi
chi possa arrivare a quella soglia. La soglia serve da una parte ad
accontentare la Consulta e dall'altra ad accontentare Berlusconi che
spera – con una soglia relativamente bassa – di vincere in un colpo
solo. Un sistema simile non esiste in altri paesi? È vero. Ma nemmeno il
voto alternativo usato in Australia, che è un ottimo sistema
elettorale, esiste altrove.
L'Italicum non è una novità per noi. I sistemi elettorali usati nei
comuni, nelle province e nelle regioni sono tutti versioni
dell'Italicum. La ragione di questa sua "popolarità" sta nel fatto che
questo tipo di sistemi consente di coniugare frammentazione partitica e
governabilità. Se superano le varie soglie di sbarramento i partiti
hanno seggi ma per far parte delle maggioranze di governo devono
allearsi prima del voto e non dopo. La coalizione che ottiene un voto
più delle altre governa. Nel caso dell'Italicum occorre aggiungere che
assomiglia molto al modello con cui si eleggono i sindaci nei comuni
sopra i 15mila abitanti. Non è la stessa cosa, ma è vero che una volta
impiantato produrrà una modifica della nostra forma di governo perché
gli elettori capiranno che il loro voto servirà a decidere chi guiderà
il paese. Soprattutto nel caso di ballottaggio. In tal modo ci sarà un
primo ministro eletto "direttamente" dal popolo e un presidente della
Repubblica eletto dal Parlamento. Meglio o peggio del sistema
semi-presidenziale o iper-presidenziale di stampo francese che piace a
Sartori? Questo merita discutere e non il fatto se Grillo decida lui per
i suoi. Altro esempio di "irrealismo sartoriano".
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