In questo volume, l'autrice si sofferma sulla pervasività del mito troiano nella cultura occidentale, dall'antichità all'età moderna. L'indagine prende l'avvio dai diari di guerra di Ditti il Cretese e Darete il Frigio, i quali dichiarano di essere stati testimoni dell'intero conflitto: i loro resoconti, dal Medioevo, passando per Dante fino all'Umanesimo, dominano per vari secoli l'Europa intera, avida di conoscere, e all'occorrenza di inventare, le proprie radici classiche. Per la ricchezza di particolari sul mito di Troia e per la particolare relazione rispetto alla fonte omerica, questi testi godono di una fortuna ininterrotta, sia una volta perdutasi l'orditura complessiva dell'Iliade, sia nel momento in cui l'Iliade fece la sua ricomparsa in Occidente.
domenica 2 febbraio 2014
Un'altra guerra di Troia
Valentina Prosperi: Omero sconfitto. Ricerche sul mito di Troia dall'Antichità al Rinascimento, Edizioni di Storia e Letteratura, Roma, pagg. 128, € 16,00.
Risvolto
In questo volume, l'autrice si sofferma sulla pervasività del mito troiano nella cultura occidentale, dall'antichità all'età moderna. L'indagine prende l'avvio dai diari di guerra di Ditti il Cretese e Darete il Frigio, i quali dichiarano di essere stati testimoni dell'intero conflitto: i loro resoconti, dal Medioevo, passando per Dante fino all'Umanesimo, dominano per vari secoli l'Europa intera, avida di conoscere, e all'occorrenza di inventare, le proprie radici classiche. Per la ricchezza di particolari sul mito di Troia e per la particolare relazione rispetto alla fonte omerica, questi testi godono di una fortuna ininterrotta, sia una volta perdutasi l'orditura complessiva dell'Iliade, sia nel momento in cui l'Iliade fece la sua ricomparsa in Occidente.
In questo volume, l'autrice si sofferma sulla pervasività del mito troiano nella cultura occidentale, dall'antichità all'età moderna. L'indagine prende l'avvio dai diari di guerra di Ditti il Cretese e Darete il Frigio, i quali dichiarano di essere stati testimoni dell'intero conflitto: i loro resoconti, dal Medioevo, passando per Dante fino all'Umanesimo, dominano per vari secoli l'Europa intera, avida di conoscere, e all'occorrenza di inventare, le proprie radici classiche. Per la ricchezza di particolari sul mito di Troia e per la particolare relazione rispetto alla fonte omerica, questi testi godono di una fortuna ininterrotta, sia una volta perdutasi l'orditura complessiva dell'Iliade, sia nel momento in cui l'Iliade fece la sua ricomparsa in Occidente.
Errori e bugie omeriche
Valentina
Prosperi ripercorre le vicende sulla base della ricostruzione di Darete,
un frigio combattè le battaglie troiane. Un racconto scritto dalla
parte dei perdenti
di Alessandro Schiesaro Il Sole Domenica 2.2.14
Molti secoli
prima che René Giraudoux ipotizzi che la guerra di Troia non avrà luogo
si iniziano a rimproverare a Omero menzogne e falsità. Nella sua forma
estrema, dopo le censure di Erodoto, questo filone meno noto della
fortuna del poeta nega al padre della letteratura occidentale, e
narratore principe della guerra di Troia, ogni valore storico. È una
tradizione minoritaria ma affascinante, di cui ricostruiamo le tracce
soprattutto in alcune opere oggi marginali che a lungo hanno invece
goduto di ampio credito, tenendo viva l'idea che esistano versioni
alternative perfino alle storie più radicate nell'immaginario
collettivo.
Per esempio Dione Crisostomo, il grande oratore che vive
nel I secolo dopo Cristo, attacca radicalmente la ricostruzione delle
vicende troiane prospettata da Iliade e Odissea. Una prova per tutte:
come fa Omero a riportare i conversari degli dei, anche quelli privati,
come le liti coniugali tra Zeus ed Hera? Certo non poteva essere
testimone oculare, e, in ogni caso, come avrebbe potuto comprendere la
loro lingua? Ma se ha mentito sugli dei è naturalmente impossibile
credergli quando parla di vicende umane. Dione ha ben altre fonti a sua
disposizione, resoconti egizi basati addirittura sulla testimonianza
diretta di Menelao, e racconta in effetti tutt'altro: Troia non è mai
stata sconfitta, i due eserciti hanno siglato una pace, il cavallo di
legno è solo un'offerta votiva lasciata dai Greci a testimoniare il loro
insuccesso.
Nonostante l'audacia di Dione il compito di tramandare
alla cultura medievale e moderna una diversa lettura degli eventi
troiani tocca soprattutto a due autori pressoché sconosciuti. È infatti
grazie alla traduzione latina del Diario della guerra di Troia di Ditti
Cretese e della Storia della caduta di Troia di Darete Frigio – per
entrambi si presuppone un originale in greco – che l'Occidente eredita
un'altra visuale su quanto era accaduto agli albori della storia.
Entrambi offrono al lettore un'attrattiva irresistibile. Entrambi, un
greco e un troiano, garantiscono che la loro storia è frutto
dell'esperienza personale, della loro presenza sul campo di battaglia.
Un evento di portata epocale, la guerra che contrappone Oriente e
Occidente, è ricondotto a misura d'uomo, alla dimensione del racconto
autobiografico, quasi un diario, appunto. Anche Darete, alla fine della
sua Storia, cita proprio le pagine vergate di giorno in giorno durante
la guerra, e alcune sue osservazioni hanno un sapore colloquiale, in
presa diretta. Ha conosciuto da vicino tutti i protagonisti (solo di
Castore e Polluce, confessa, ha notizia indiretta) e li descrive con
effetto di reale: Elena aveva splendide gambe, una bocca piccola e
graziosa; la voce di Priamo era gradevole, Ettore invece balbettava un
poco.
Omero, questo, non poteva farlo. La sfida è diretta, come
annuncia lo storico Cornelio Nepote nella (falsa) premessa al testo
latino di Darete, un testo tardo, del V o VI secolo dopo Cristo. È stato
lui, racconta, a trovare e tradurre il manoscritto di Darete, e ora
finalmente i lettori potranno decidere se credono «che sia più veritiera
l'opera di Darete, che visse e combatté proprio nei giorni in cui i
Greci stavano assediando Troia, o quella di Omero, che nacque molto anni
dopo quella guerra».
Ma la Storia di Darete offre uno stimolo ancora
più accattivante, perché si dice scritta da un frigio, cioè da un
troiano. Il suo è quindi un racconto dalla parte dei perdenti, e
riflette questa angolazione particolare. Non solo i troiani si battono
con grande valore, ma all'origine del conflitto, prima ancora che Elena
si lasciasse conquistare da Paride e fuggisse con lui da Sparta a Troia,
erano stati i greci a rapire la sorella del re troiano Priamo. La
conclusione del conflitto è altrettanto sorprendente: Troia cade perché
tradita da alcuni suoi condottieri, guidati da Antenore ed Enea, dopo
che questi aveva inutilmente cercato di convincere i suoi concittadini a
chiedere la pace.
Virgilio conosce la tradizione che vuole Enea
sfuggito al destino di Troia passando al nemico, ma nell'Eneide ne
affiorano solo tracce occasionali, mimetizzate quasi fossero lapsus in
un contesto che loda nel fondatore di Roma virtù e valore. È invece
grazie a Darete, come spiega il libro di Valentina Prosperi, che questa
anti-Eneide attraversa Medioevo e Rinascimento. Ne emerge un Enea
tutt'altro che pio, e insieme la ricostruzione di uno dei grandi
personaggi della letteratura moderna, quel Troilo figlio di Priamo,
quasi assente in Omero, ma protagonista, grazie all'oscuro Darete, della
grande «tragedia europea» (la definizione è di Piero Boitani) che
affascina Boccaccio e Chaucer e Shakespeare.
Il testo de La storia della distruzione di Troia di Darete Frigio è disponibile presso le Edizioni dell'Orso, a cura di G. Garbugino
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