lunedì 17 marzo 2014
Guerra Fredda psicologica
Il verdetto dello psichiatra Usa “Narcisista e freddo, ma insicuro”
di Paolo Mastrolilli La Stampa 17.3.14
«È un narcisista con un ego enorme, ma anche una profonda insicurezza.
L’unica speranza è che la sua ambizione di essere percepito come leader
globale legittimo, prevalga su quella di ricostituire l’impero russo».
Jerrold Post, lo psichiatra che aveva fondato e diretto il Center for
the Analysis of Personality and Political Behavior della Cia, ha fatto
un profilo di Vladimir Putin, che aiuta a capire le sue motivazioni e le
possibile mosse. La percezione degli americani, infatti, è passata da
quella di Bush figlio, che sosteneva di aver «visto l’anima» del leader
russo e di aver capito che si poteva lavorare con lui, a quella di
Obama, che gli ha voltato le spalle. «Sbagliare è facile. Non bisogna
scordare che Putin nasce come agente del Kgb, addestrato a mentire
professionalmente. È una persona fredda, abile a nascondere i suoi
sentimenti, e soprattutto le sue intenzioni».
Molto si può leggere nelle origini della persona: «Dal punto di vista
fisico non è certo imponente, e questo forse ha contribuito alla sua
insicurezza. Per compensare, per esempio, si è dedicato ad attività
fisiche come il judo, mentre dal punto di vista emotivo è abituato a
rispondere con grande aggressività alle minacce». Si è formato nel Kgb
quando l’Urss era ancora una superpotenza, e qui c’è un elemento
fondamentale da non trascurare mai: «Lui ha detto che aveva deciso di
fare la spia, perché vedeva questo mestiere come un’opportunità per
influenzare la storia. Dunque la visione del proprio lavoro, e di se
stesso, è stata sempre grandiosa. Quando l’Urss è crollata, per lui si è
trattato di un disastro personale, e infatti ha detto che la considera
la più grave catastrofe del secolo scorso. Nella sua mente c’è la
necessità di riparare questo disastro. Come uno zar dell’Ottocento,
sente di avere la responsabilità del futuro di tutti i russi, e quindi
l’obbligo di ricostruire la loro potenza».
Partendo da qui, secondo Post, si capisce anche il suo comportamento in
Crimea: «L’Ucraina per Putin è uno snodo fondamentale: perderla vuol
dire mettere l’ultimo chiodo sulla bara dell’Urss, e dimenticare ogni
ambizione di rilanciare la Russia». Se ora si fermerà, o deciderà altre
avventure militari, dipenderà dal complesso equilibrio fra due fattori
fondamentali: «Putin vuole ricostruire l’impero russo, o quanto meno la
sua influenza, ma nello stesso tempo vuole essere accettato come un
grande leader mondiale legittimo. Perciò nega la realtà per giustificare
le sue azioni. Se stabilirà che altre iniziative aggressive rischiano
di compromettere il suo ruolo e quello della Russia, potrebbe fermarsi.
Molto, perciò, dipenderà dai segnali che riceverà dalla comunità
internazionale».
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