mercoledì 30 aprile 2014
Archeologia, Bibbia ebraica e miti di fondazione teologico-politici
Da Gerico a Re Salomone la Bibbia smentita dagli archeologi israeliani
di Vanna Vannuccini Repubblica 29.4.14
GERUSALEMME.
CHI ha distrutto le mura di Gerico? Oggi molti in Israele direbbero che
sono gli archeologi ad averle distrutte, o quanto meno “decostruite”.
Perché tutto quello che emerge dal lavoro scientifico degli archeologi
israeliani che scavano e hanno scavato per decenni i siti delle Sacre
Scritture è radicalmente diverso da ciò che racconta la Bibbia sulla
storia del popolo ebraico. Così ad esempio non furono i sacerdoti
israeliti a fare, come si legge nel Libro di Giosuè, sette giri intorno
alle mura per sette giorni e a far crollare le mura dando fiato alle
loro trombe di corno. Semplicemente perché le mura non c’erano. Le città
di Canaan non erano «grandi», come si legge nella Bibbia, non erano
fortificate, non avevano mura «che si levavano alte fino al cielo». «E
perciò l’eroismo dei conquistatori, che erano pochi contro i tanti
canaaniti ma erano sorretti dall’aiuto di Dio che combatteva per la sua
gente, non è che una ricostruzione teologica priva di qualsiasi base
fattuale», dice l’archeologo Zeev Herzog, uno dei più noti professori
alla Facoltà di archeologia di Tel Aviv. «Ormai tutti questi risultati
scientifici sono acquisiti, e la grande maggioranza degli studiosi nei
campi
che vanno dall’archeologia agli studi biblici e alla storia nel
popolo ebraico concorda che gli eventi narrati dalla Bibbia non sono
fatti storici. Sono leggende, come per voi quella di Romolo e Remo. Si
tratta di una vera e propria rivoluzione scientifica ».
A lungo
l’archeologia in Israele era servita a provare quello che scrive la
Bibbia. Anzi, dopo che nell’800 la scuola tedesca di Julius Wellhausen
aveva negato la verità storica della Bibbia, sostenendo che tutta la
storia da Abramo e Isacco fino alla conquista della terra da parte delle
tribù degli Israeliti era una ricostruzione successiva, motivata da
scopi teologici, la spinta alla ricerca per provare il contrario divenne
frenetica. I primi a scavare, soprattutto a Gerico e a Nablus, furono i
ricercatori biblici che cercavano i resti delle città menzionate nelle
Sacre Scritture. Come l’americano padre Albright negli anni 20. I
sionisti adottarono con entusiasmo l’approccio biblico e cominciarono a
scavare i siti dell’età dei Patriarchi e le città canaanite distrutte.
Secondo la Bibbia infatti gli israeliti avevano attraversato il Giordano
a Bet Shan e Gerico e di lì erano penetrati nella Terra d’Israele
conquistandola ai canaaniti. «L’archeologia diventò un vero e proprio
hobby nazionale negli anni 50 e 60», dice Herzog. «Le nazioni nuove
trovano un sostegno nell’archeologia per rafforzare la coesione
nazionale, rifondare la nazione. E i figli degli immigrati avevano
bisogno di relazionarsi con la terra. Diventò una passione collettiva,
per questo io stesso sono diventato archeologo ». «Così abbiamo scavato e
scavato. Ma lentamente sono cominciate ad apparire le prime
contraddizioni. E alla fine tutti questi scavi ci hanno rivelato che gli
israeliti non erano mai stati in Egitto, non avevano mai vagato nel
deserto, né avevano conquistato militarmente la terra per poi
consegnarla alle Dodici tribù d’Israele. Nessuno degli eventi centrali
della storia degli israeliti veniva corroborato da quello che trovavamo.
Nei tanti documenti egiziani per esempio non c’è traccia dell’esodo, vi
si parla invece dell’abitudine di pastori nomadi di entrare in Egitto
nei periodi di siccità e accamparsi sulle rive del Nilo. Al massimo
l’esodo può aver riguardato qualche famiglia, la cui storia era stata
poi allargata e ‘nazionalizzata’ per ragioni teologiche ».
Una
rivoluzione così clamorosa è difficile da far penetrare nella
consapevolezza generale, dice il professore. Di tutte le contraddizioni
con il racconto biblico quella più difficile da digerire, per chi ha
sempre creduto che la Bibbia sia un documento storico, è che il grande
Regno di Davide e Salomone, che le Scritture descrivono come il culmine
della potenza politica, militare ed economica del popolo d’Israele, un
regno che secondo il Libro dei Re si estendeva dalle rive dell’Eufrate
fino a Gaza, sia, come dice Herzog, «una costruzione storiografica
immaginaria ».
«La grandezza del regno di Davide e di Salomone è
epica, non storica. Forse la prova ultima è che di questo regno non
abbiamo mai conosciuto il nome», dice Herzog. «Gerusalemme, per esempio,
è stata quasi tutta scavata. E gli scavi hanno dato una quantità
impressionante di materiali dei periodi precedenti e successivi al Regno
unito di Davide e Salomone. Di quel periodo invece non è stato trovato
nulla, tranne qualche pezzetto di coccio. Quindi non è che non abbiamo
trovato nulla perché magari abbiamo scavato nel posto sbagliato. Abbiamo
trovato una quantità di materiale che ci dimostra come al tempo di
Davide e Salomone Gerusalemme non fosse che un grosso villaggio, dove
non c’era né un tempio centrale né un palazzo reale. Davide e Salomone
erano capi di regni tribali che controllavano piccole aree, David a
Hebron e Salomone a Gerusalemme. Contemporaneamente si era formato sulle
colline della Samaria un regno separato. Israele e Samaria sono stati
dall’inizio due regni separati e a volte avversari».
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1 commento:
La notizia è interessante, ma un po' datata. I risultati degli scavi di Herzog furono pubblicati sul settimanale di Haaretz nel 1999.
Cfr. http://thewordofme.wordpress.com/2009/02/27/the-exodus-never-happened/
Repubblica sembra un po' lenta ad aggiornarsi.
Saluti.
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