sabato 19 aprile 2014

C'è speranza, nel caso che Renzi debba durare


Kepler-186f, la Terra ha un gemello
di Francesco Semprini La Stampa 18.4.14
L’annuncio ha messo in fibrillazione tutti coloro che per anni hanno virtualmente percorso la Via Lattea alla ricerca di un posto, al di fuori del nostro sistema solare, potenzialmente abitabile. Ebbene, per tutti questi, e non solo per loro, il 17 aprile 2014 appare destinato a diventare un giorno di svolta nelle antologie della scienza. Ieri, infatti, è giunto l’annuncio ufficiale di un’ultima sensazionale scoperta: il primo pianeta roccioso, di dimensioni del tutto simili a quelle della Terra, sul quale potrebbe esservi acqua allo stato liquido. Una condizione fondamentale per poter ospitare forme di vita, e che sembra appartenere a questo pianeta situato nella «Goldilocks zone», una zona dell’universo dove non fa né troppo caldo né troppo freddo. 
È stato battezzato «Kepler-186f», perché a intercettarlo è stato l’omonimo telescopio spaziale, considerato il più importante «planet hunter» della Nasa, ovvero il principale cacciatore di pianeti dell’agenzia spaziale statunitense. Le caratteristiche ne delineano un profilo assai preciso: è del 10% più grande della Terra, ed è il più esterno di 5 pianeti che ruotano intorno ad una nana rossa (una stella più piccola e fredda del Sole) distante 500 anni luce. Su Kepler-186f «si celebra il compleanno ogni 130 giorni», spiega Elisa Quintana, coordinatrice delle ricerche dell’istituto Seti e del Centro Ames della Nasa. In sostanza il pianeta completa la sua orbita in 130 giorni, mentre la distanza che lo separa dalla sua stella è pari a quella che c’è tra il Sole e Mercurio. Cioè, si trova nella cosiddetta «zona abitabile», ossia nella regione in cui riceve luce e calore tali da poter mantenere acqua liquida in superficie. E’ la diversità di Kepler-186f rispetto ad altri pianeti simili alla Terra scoperti sino ad oggi. «Questo è il caso più plausibile di pianeta abitale che si sia mai visto sino ad oggi», commenta Geoff Marcy, astronomo dell’Università di Berkeley, in California, nulla a che vedere con il team di scienziati autore delle ricerche. Un clamore condiviso da gran parte della comunità scientifica quello che si sta creando attorno a Kepler-186f, e che conferma la vera portata innovativa della scoperta i cui dettagli sono contenuti nella pubblicazione «Science». 
Gli astronomi non potranno dire con certezza assoluta se il Pianeta possa sostenere forme di vita, visto che è troppo lontano anche per la prossima generazione di telescopi che la Nasa dovrebbe lanciare nel 2018. Gli elementi in possesso, però, fanno ben sperare «sia nella possibilità di vita sia di processi di fotosintesi», dicono gli esperti. Dal suo lancio, avvenuto nel 2009, Kepler ha confermato l’esistenza di 961 pianeti, ma solo alcune decine sono stati localizzati in zone abitabili. 
In gran parte sono grandi strutture gassose, come Giove o Saturno, dove forme di vita sono insostenibili. Di recente, invece, sono stati identificati una serie di pianeti poco più grandi della Terra, sempre nella Goldilocks Zone, chiamati «Super Earths», ma non è ancora chiaro se siano realmente rocciosi.

Pianeti Non siamo più soli, nello spazio altre otto Terre
Acqua, rocce, luce E una distanza dal loro sole compatibile con la vita Ecco come la sonda Keplero ha scoperto nuovi mondi
di Dennis Overbye Repubblica 8.1.15
NEW YORK L’UNIVERSO è grande, ma è pieno di piccoli pianeti. Pochi giorni fa gli astronomi han no annunciato di aver scoperto otto nuovi pianeti orbitanti attorno alle loro stelle a distanze compatibili con la presenza di acqua allo stato liquido. Con questa scoperta il numero complessivo dei pianeti teoricamente abitabili nella zona abitabile circumstellare arriva a una decina o anche a una ventina, a seconda di come è definita la zona abitabile di una stella.
Keplero, la sonda spaziale della Nasa con telescopio, arrivata al suo quinto anno di ricerche delle ombre dei pianeti che orbitano attorno ad altre stelle, ne ha individuate a centinaia, e sempre più questi altri mondi assomigliano alla Terra: sono globi rocciosi di poco più grandi del nostro pianeta, che con la giusta dose di illuminazione stellare e di acqua potrebbero trasformarsi in veri e propri giardini di un Eden microbico. Gli ultimi sono stati individuati da un gruppo di ricercatori guidati da Guillermo Torres del Centro di Astrofisica dell’Harvard- Smithsonian. Un altro gruppo di astronomi aveva detto di essere riuscito a calcolare le dimensioni di un gruppo di piccoli pianeti, per densità e composizione pressoché identiche a quelle della Terra.
Keplero ha scoperto finora 4175 potenziali pianeti, e di 1004 di essi è stata confermata l’esistenza: lo ha dichiarato Michele Johnson, la portavoce del centro Ames di ricerca della Nasa che guida Keplero. La maggior parte di essi, tuttavia, compresi gli ultimi, si trova a centinaia di anni luce di distanza, troppi per uno studio dettagliato. Scoprire i pianeti della zona abitabile circumstellare più vicini alla Terra sarà il compito del Satellite di studio degli esopianeti (Transiting Exoplanet Survey Satellite), il cui lancio avverrà nel 2017. Se però vorremo conoscere con precisione come è il tempo su quei mondi, se ci sono forme di vita o l’acqua, saranno necessari strumenti molto più potenti.
Sara Seager è a capo di un gruppo di studio di specialisti della Nasa incaricati di approfondire il concetto di occultatore, che dovrebbe aleggiare di fronte a un telescopio spaziale bloccando la luce proveniente dalla stella e rendendo così visibili i pianeti meno distinguibili. Un altro gruppo di ricercatori, guidato da Karl Stapelfeldt del Centro Goddard Space Flight della NASA, sta studiando un metodo noto come coronografo, grazie al quale il disco occultatore è all’interno del telescopio. Entrambi questi studi si concluderanno nei prossimi mesi: grazie a essi potrebbero essere modificati i piani volti a realizzare l’ex telescopio spia promesso alla Nasa tre anni fa. Gli astronomi sperano di lanciarlo all’inizio degli anni 2020.
Malgrado le numerose scoperte di Keplero, l’esistenza di un pianeta come la Terra, che abbia le stesse dimensioni e che orbiti intorno al medesimo tipo di stella, non è stata ancora confermata. I più “terrestri” dei nuovi mondi sono due, Keplero 438b e Keplero 442b, orbitanti entrambi intorno a stelle leggermene più piccole, più fredde e più rosse del nostro Sole. Keplero 438b ha un diametro del 12 per cento più grande di quello della Terra, e un anno di 35 giorni. Kepler 442 è più grande della Terra di un terzo e ha un anno di 112 giorni. «Tutti questi sono pianeti piccoli e teoricamente sono tutti abitabili» ha detto Doug Caldwell del SETI Institute e NASA Ames. Tutti e cinque i pianeti più piccoli di 1,6 volte le dimensioni della Terra sono situati lungo una linea ideale che congiunge la Terra e Venere. I pianeti più grandi sono risultati essere più vaporosi, forse perché quando i pianeti diventano più grandi la loro massa e la loro gravità aumentano e sono meglio in grado di tenersi stretti gas e componenti più leggeri.
Questo lavoro integra e conferma studi effettuati l’anno scorso da Geoffrey Marcy e dai suoi colleghi all’Università della California a Berkeley, che studiano la natura delle cosiddette super- Terre, pianeti più grandi del nostro e più piccoli di Nettuno.
Nel nostro sistema solare non ci sono pianeti di questa grandezza, ma secondo Keplero nella galassia sarebbero comuni. Saranno rocciosi come la Terra o gassosi come Nettuno? Secondo Courtney Dressing, il numero magico parrebbe essere 1,6 volte le dimensioni della Terra: forse è su pianeti di queste dimensioni che la ricerca dovrebbe concentrarsi per trovare compagnia nel cosmo. (Traduzione di Anna Bissanti) © 2015, The New York Times

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