giovedì 22 maggio 2014

Il mondo nuovo

E noi a parlare di come sbarcare il lunario [SGA].

Russia e Cina firmano l’accordo sul gas Fornitura da 456 miliardi per trent’anni

Dopo oltre un decennio trovata l’intesa tra la russa Gazprom e la cinese Cnpc: partirà dal 2018. Mosca tra 4 anni avrà un grosso mercato alternativo alla Ue

La Stampa 22.5.14 qui


Mosca e Pechino, il caos in Ucraina fa riavvicinare le due superpotenze
Siglato lo storico accordo sul gas da 400 miliardi. Così Putin si assicura un partner che gli consente di diversificare il problematico mercato europeo

di Francesca Paci qui La Stampa 22.5.14


La mossa europea: mini-patto (subito) con gli Stati Uniti
Corriere 22.5.14


Forse per l’Occidente è arrivato il momento di prendere un rischio e di rispondere alla nuova aggressività di Vladimir Putin: a maggior ragione dopo che, ieri, Mosca ha firmato con Pechino un importante accordo per la fornitura di gas alla Cina. La risposta ovvia e probabilmente più efficace alla strategia post-sovietica del Cremlino sarebbe la firma del Ttip, la partnership commerciale in discussione tra Stati Uniti e Ue che creerebbe un’area economica integrata atlantica senza precedenti. Anche per fare capire dove stanno i muscoli. Il problema è che le trattative stanno perdendo vapore, soprattutto a causa dei freni tirati dai democratici del Congresso a Washington. Potremmo però essere a una svolta. L’Italia avrà un ruolo forte nelle trattative, dal momento che terrà la presidenza a rotazione della Ue nel secondo semestre dell’anno. Il vice-ministro allo Sviluppo Carlo Calenda ha dunque proposto ai colleghi europei un cambio di strategia — e ne ha parlato in America. Si tratta di firmare al più presto, in teoria poco dopo le elezioni americane di mid-term a novembre, un pacchetto di accordi che contenga le misure di liberalizzazione e integrazione sulle quali c’è già o c’è quasi il consenso transatlantico. In gergo tecnico, fare unearly harvest, un raccolto anticipato. I temi più difficili da trattare resterebbero sul tavolo per un accordo successivo. Subito si potrebbero chiudere i capitoli sull’energia (importante segnale a Putin), sull’abbattimento delle tariffe, sugli appalti e sugli standard di produzione in sei settori (auto, chimica, farmaceutica, cosmetica, tessili, apparecchiature mediche). Resterebbero da negoziare i trasporti, i servizi finanziari, gli audiovisivi, gli Ogm e altri punti per i quali l’accordo è lontano, probabilmente non raggiungibile nei tempi della presidenza Obama. Il rischio — che forse vale però la pena correre — è che, firmata la parte facile, si perdano le motivazioni per completare quella difficile. Nella Ue numerosi esponenti politici sono favorevoli a questo cambio di strategia, i tecnici sono più scettici. Ma la scelta, a questo punto, è molto politica. 

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