sabato 10 maggio 2014

La Tienanmen che Repubblica e il Corriere censurano e quella che auspicano

Un poliziotto della Repubblica popolare cinese, bruciato vivo e impiccato dai "pacifici dimostranti democratici", poco prima che l'esercito intervenisse per fermare il tentativo di colpo di Stato a Pechino.
Gli storici hanno ormai a disposizione materiali che Repubblica e il Corriere sembrano ignorare in favore delle veline del Dipartimento di Stato. Persino il reportage di Pifferi, sebbene rispolverato in funzione anticinese dal Giornale, dimostra l'attenzione e la cautela delle autorità  [SGA].


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il «35 Maggio» e l’Anniversario oscurato Cina, Tienanmen cancellata anche online
di Guido Santevecchi Corsera 9.5.14

Gao Yu, una brava giornalista cinese dissidente che scrive per l’edizione online dell’emittente tedesca Deutsche Welle , era scomparsa il 23 aprile. Era in viaggio da Pechino a Hong Kong per partecipare a un dibattito su un fatto che in Cina non si può nominare: la repressione del 4 giugno 1989 sulla Tienanmen, con centinaia di morti. Una ferita che la coscienza del potere cinese non ha voluto curare e ancora oggi, a pochi giorni dal 25° anniversario cerca di (far) ignorare. Qualunque ricerca su Internet con le parole tabù come «4 giugno», «Tienanmen 1989», viene respinta. La censura è pronta a cancellare ogni accenno sui social network. I blogger ne inventano sempre di nuovi: il più popolare è «35 maggio», una data inesistente, come quel 4 giugno.
Gao Yu, che era stata arrestata la prima volta il 3 giugno del 1989 e detenuta per 450 giorni, era finita in carcere di nuovo nel 1994 per un articolo sgradito in materia di politica economica: altri 5 anni in prigione. Nel 1997 l’Unesco le assegnò il premio per la libertà di stampa. Pechino reagì minacciando di cacciare l’agenzia Onu dalla Cina.
Gao Yu ora ha 70 anni ed è ricomparsa ieri in tv, in tuta arancione da detenuta, mentre confessava la sua colpa: diffusione di segreti di Stato. L’anno scorso aveva mandato alla Deutsche Welle un articolo in cui descriveva il Documento n. 9 del partito comunista, con la chiusura completa sulla diffusione di valori come la democrazia occidentale, la società civile, la libertà di stampa. Il suo nuovo arresto e l’esibizione in tv dimostrano che il governo non intende lasciare alcuno spazio a chi vorrebbe commemorare i 25 anni della strage.
La settimana scorsa a Pechino la polizia ha sorpreso alcuni intellettuali e attivisti dei diritti civili riuniti in una casa: sono stati arrestati per turbamento dell’ordine pubblico. Tra di loro l’avvocato Pu Zhiqiang.
Ieri la stampa di regime ha commentato: «L’avvocato conosce la legge, dovrebbe sapere che va rispettata». Naturalmente il motivo della riunione (il 35 maggio) non è stato citato.



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