venerdì 16 maggio 2014

Si scrive zombie, si legge guerra civile

Il piano segreto del Pentagono “Così fermeremo i morti viventi”
Un documento dei massimi vertici militari statunitensi “Dobbiamo saper affrontare situazioni apocalittiche”
di Vittorio Zucconi Repubblica 16.5.14


WASHINGTON. NEL giorno dell’Apocalisse, le galline morte e gli zombie carnivori si alzeranno dalla terra e sbarcheranno in America, ma il Pentagono sarà fortunatamente pronto a difenderci. Si rassegnino il Baron Samedi, gli sciamani del Vudù e il dottor Frankenstein con le loro sapienze negromantiche: le Forze Armate della massima potenza militare nella storia dell’umanità hanno un piano per rintuzzare anche i morti viventi e restaurare «il controllo civile e costituzionale» sulla democrazia Usa.
Sospettabile a prima vista di essere più una bufala volante che una minaccia reale di polli resuscitati e di cadaveri carnivori o erbivori, il piano classificato come Conop 8-888 esiste davvero negli archivi del Pentagono e chiarisce, nel testo ufficiale, di «non essere uno scherzo». Lo ha trovato per prima non un tabloid o uno show televisivo pseudo scientifico per telespettatori polli (viventi), ma la serissima rivista Foreign Policy , più nota per le sue approfondite e soporifere analisi sui problemi strategici e geopolitici che per gli scoop fantamilitari. Tutto ciò che fermenta dietro le mura del forte a cinque lati sulle rive del fiume Potomac è, per definizione e per la comprovata mancanza di senso dell’umorismo dei generali, una cosa seria e come tale va trattata. Pagata dai contribuenti.
Fu nel 2009, dunque appena cinque anni or sono, che a un gruppo di pianificatori strategici fu chiesto di predisporre un piano di difesa e poi di annientamento di zombie. Non è chiarissimo, nel sostanzioso “Progetto 8888”, chi, e perché e come, potrebbe creare e dispiegare un’Armada di cadaveri animali e umani, ma ogni ipotesi di minaccia deve essere valutata e disinnescata. Negli scaffali dei “Contingency Plan”, dei piani di attacco e difesa d’emergenza al Pentagono, c’è notoriamente di tutto e se in questi anni è esplosa la moda cinetelevisiva degli zombie, le autorità militari devono prenderne atto.
L’ordine di preparare un “Piano di Emergenza” anti-zombie, chiariscono gli autori ben consci della necessità di coprirsi le spalle, era partito da Potus, acronimo per il “President of The United States”, e dal Secdef, il Segretario alla Difesa, ed era stato girato nel 2009 al Comando Stratetigo basato a Omaha, in Nebraska. È possibile che alla Casa Bianca, Barack, Michelle e le ragazze guardassero troppi show televisvi sui Walking Dead. I pianificatori si rendono conto del potenziale ridicolo di una guerra agli zombie e mettono le mani avanti: «I soli casi conosciuti di possibile ritorno dei morti sono quelli dei polli, che vengono uccisi con mezzi chimici e poi riportati in vita apparente». Da qui nasce il timore di un assalto di milioni di galline zombie, presumibilmente furiose e assetate di vendetta per il trattamento che gli umani riservano ogni giorno ai loro figli, fratelli e sorelle allevati, macellati e fritti in batteria.
Ma l’ipotesi di cadaveri umani o di creature organiche non robotiche, prodotti da future biotecnologie sataniche, va considerata. Il potenziale distruttivo sulla società e sulle strutture delle comunità di questi non-esseri macilenti dispiegati a milioni per le strade della nazione, inquieta, proprio per la completa mancanza di precedenti nell’affrontarli. La contagiosità dello zombie che morde un vivente è, secondo i film, i telefilm e gli show tv più autorevoli, notoriamente totale, anche se fortunatamente - precisano sempre i pianificatori militari - molti di loro potrebbero essere vegetariani, dunque non pericolosi per l’uomo nutrendosi di piante. Il rischio di carciofi, radicchio e lattughe zombie non è contemplato.
Non che il Conop 8-888 manchi di autoironia, come ha spiegato una portavoce del Pentagono confermandone l’esistenza. L’idea del “Piano Frankenstein”, ha pazientemente illustrato lei, non è realmente quella di condurre battaglie campali contro legioni di pollame d’assalto o di cadaveri ambulanti. È quella di preparare ufficiali e comandi ad affrontare qualsiasi tipo di emergenza, di addestrarsi a pensare l’impensabile, di attendersi l’inimmaginabile, come già disse furioso Donald Rumsfeld, il ministro della Difesa con Bush, quando accusò la burocrazia militare e l’intelligence dopo l’11 settembre di «aver mancato di immaginazione».
Per accettare la apparente insensatezza di una guerra di zombie, si può poi sempre ricorrere al salvagente della metafora, dunque sostituire a quei tragici fantocci barcollanti e sotto il controllo di sinistri sciamani con nemici veri e viventi, con terroristi, infiltrati, eserciti invisibili e non convenzionali che anche in questo momento stanno pianificando orrori biologici e chimici da scatenare contro il “Grande Satana” americano. Il “morto che cammina” da folklore haitiano resta per ora un soggetto da sceneggiatura nera insieme con i vampiri (contro i quali non risultano piani militari). Ma che cosa erano, se non morti che camminavano, i diciannove che si impadronirono di quattro aerei civili, l’11 settembre del 2001?

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