Henri Bergson e William James: Durata reale e flusso di coscienza, Raffaello Cortina
Risvolto
Vengono qui presentate per la prima volta
tutte le lettere disponibili dello scambio epistolare intercorso fra
Henri Bergson e William James fra il 1902 e il 1910, anno della morte di
James, integrate dai testi (lettere ad altri corrispondenti, saggi,
articoli) che documentano la storia di una straordinaria amicizia
filosofica. L'incontro fra il filosofo francese e lo psicologo e
filosofo americano non fu dettato soltanto dalle affinità concettuali ed
esistenziali, ma soprattutto dall'esigenza di ripensare su basi
rinnovate il programma di ricerca della filosofia. A unirli con un legame profondo erano il
rifiuto dell'intellettualismo, la critica della metafisica di scuola
come dello scientismo positivista, ma anche l'idea che per la filosofia
fosse venuto il tempo di ritornare a parlare la lingua viva
dell'esperienza. Solo così la filosofia si sarebbe potuta mostrare
all'altezza del secolo che si stava aprendo e delle nuove esigenze
teoretiche che proprio la nuova scienza aveva posto sul tappeto. Il
dialogo Bergson-James è una pietra miliare nella storia intellettuale
del Novecento, di cui solo oggi si comincia ad apprezzare la
straordinaria portata.
La scommessa più audace Rivoluzionare la metafisica
di Massimo Recalcati Repubblica 22.5.14
Lo
scambio epistolare tra Henri Bergson e William James, di cui qui
pubblichiamo un estratto, viene proposto per la prima volta al lettore
italiano dall’editore Raffaello Cortina con la cura di Rocco Ronchi e la
traduzione di Giacomo Foglietta e Paolo Taroni. Insieme alle lettere
che raccontano di una amicizia e di una vicinanza speciale tra i due
filosofi, il volume contiene altri scritti di grande interesse che
confermano la solidarietà teoretica tra i due autori e il loro reciproco
interesse. Nella sua lucida e intensissima introduzione Rocco Ronchi
ribadisce che i sentieri della filosofia non si sovrappongono a quelli
delle pura storiografia. Nel caso specifico il modo più interessante di
leggere questo libro non è quello che ci porterebbe a comparare il
filosofo del “flusso della coscienza” a quello della “durata creatrice”,
lo spiritualismo del giovane pensatore francese al pragmatismo del più
anziano pensatore americano, l’impianto cosmologico-ontologico del primo
a quello più psicologico-umanistico del secondo. La posta in gioco che
Ronchi ci suggerisce è assai più alta. Essa consiste nella proposta di
un’altra versione della metafisica rispetto a quella che da Platone a
Heidegger si è venuta consolidando in Occidente. Mentre in questa
tradizione il piano aleatorio dell’esperienza deve essere oltrepassato
verso quello immutabile della verità, in James e in Bergson si
tratterebbe di mettere in atto un’altra versione della metafisica nella
quale la verità, l’esperienza assoluta della verità, non si contrappone
all’esperienza ma si manifesta integralmente in essa. È il mantra che
unisce i due pensatori: «L’esperienza nel suo insieme è autosussistente e
non poggia su nulla». È questo il valore del loro
anti-intellettualismo: come fondare una metafisica nuova, un pensiero
dell’assoluto che non abbandoni il mondo dell’esperienza ma che trovi
nel mondo dell’esperienza la sua più pura manifestazione? «Eretici del
pensiero» -come li definisce Ronchi -James e Bergson aprono a questa
possibilità inedita: nel flusso della coscienza e nella durata creatrice
le differenze tra finito e infinito, tra soggetto e oggetto sono
superate verso un immanentismo assoluto che troverà in Gilles Deleuze
lettore a sua volta eretico di Spinoza il suo massimo interprete.
Bergson-James affinità elettive tra due eretici
“Henri, mi ricordi Madame Bovary...”
Dall’amicizia al no alla guerra il carteggio tra il filosofo francese del “flusso di coscienza” e lo psicologo americano
Repubblica 22.5.14
WILLIAM James a Henri Bergson, 13 giugno 1907
O mio caro Bergson,
voi siete un mago, e il vostro libro ( L’evoluzione creatrice ,
pubblicato in quello stesso anno, ndr) è un prodigio, una vera
meraviglia nella storia della filosofia, che segnerà un’era
completamente nuova. Voi potreste forse ridere del paragone, ma al
termine della lettura ho provato lo stesso retrogusto di quando avevo
appena finito Madame Bovary, un analogo aroma di persistente eufonia...
Ecco! Vi ho lodato a sufficienza? Ciò che ogni vero filosofo (ogni vero
uomo, in effetti) desidera maggiormente sono gli elogi -anche se i
filosofi generalmente li chiamano “riscontri”! Riguardo al contenuto...
secondo me l’acquisizione fondamentale del libro è che infligge un colpo
mortale all’intellettualismo. Voi dovreste ricevere il mio volumetto
sul Pragmatismo. Quanto sembra puerile e irrilevante rispetto al vostro
splendido sistema! Ma è così congruente con parti di quel sistema, si
adatta così bene ai suoi interstizi, che voi capirete facilmente perché
io sia tanto entusiasta. Sento che in fondo stiamo combattendo la stessa
battaglia, voi in qualità di comandante, io come soldato semplice. Le
mie migliori congratulazioni e i più cordiali saluti! Wm James
Henri Bergson a William James, 27 gennaio 1908
Grazie,
caro professor James, per questo studio bello e profondo (forse Hegel e
il suo metodo, ndr ) che certamente contribuirà molto a far comprendere
meglio la vostra filosofia... La vostra posizione di fronte al realismo
diviene molto più chiara. Il contrasto tra il pragmatismo e il
positivismo (sistema intellettualista, nel senso sbagliato del termine, e
in cui io vedo solo una forma mascherata della vecchia metafisica
statica) viene affermato decisamente. Infine, si percepisce chiaramente
nel pragmatismo una concezione nuova della relazione dell’astratto con
il concreto, e dell’universale con l’individuale. Da parte mia, non ho
mai sentito meglio l’affinità che esiste tra i nostri due metodi di
pensiero. Abbiamo in ogni caso gli stessi avversari e, come voi mi avete
scritto bene qualche mese fa, we are fighting the same fight .
Credete,
vi prego, caro Collega, ai miei sentimenti di viva e affettuosa
ammirazione H. Bergson William James a Henri Bergson, 28 luglio
1908 Caro Bergson (potremmo smettere di usare tra noi il titolo di
“professore”? -quel titolo stabilisce una “relazione disgiuntiva” tra
uomo e uomo, e la nostra relazione dovrebbe essere socialmente e
intellettualmente “endosmotica”, io credo)... Nel frattempo, lasciatemi
dire quale rara felicità mi ha dato la vostra lettera. Ci sono molti
aspetti della vostra filosofia che ancora non riesco ad afferrare,
tuttavia mi sembra di aver compreso molto chiaramente la vostra campagna
anti-intellettualistica, e mi rende veramente orgoglioso sapere che,
anche secondo voi, io l’abbia compresa realmente così bene. Non mi
dilungo oltre... e mi firmo, il vostro molto calorosamente e
sinceramente, Wm James Henri Bergson a William James, 31 marzo 1910 Mio
caro James... non vi ho ancora detto quale piacere ho avuto nel leggere i
vostri due articoli: The moral equivalent of war e A suggestion about
mysticism . Il primo costituisce certamente quanto è stato detto di più
buono e di più persuasivo a proposito della non necessità della guerra, e
delle condizioni grazie alle quali la si potrebbe far scomparire, senza
che l’energia umana ne sia diminuita. Quanto al vostro articolo sul
misticismo, sarà, ne sono certo, il punto di partenza di molte
osservazioni e di nuove ricerche. Quanto spero che voi proseguiate
questo studio sul “valore noetico degli stati anormali del pensiero”!
A presto, spero. Credete, vi prego, mio caro James, ai miei sentimenti molto affettuosamente devoti H. Bergson
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