giovedì 22 maggio 2014

Tradotto il carteggio tra Henri Bergson e William James

Durata reale e flusso di coscienza
Henri Bergson e William James: Durata reale e flusso di coscienza, Raffaello Cortina


Risvolto

Vengono qui presentate per la prima volta tutte le lettere disponibili dello scambio epistolare intercorso fra Henri Bergson e William James fra il 1902 e il 1910, anno della morte di James, integrate dai testi (lettere ad altri corrispondenti, saggi, articoli) che documentano la storia di una straordinaria amicizia filosofica. L'incontro fra il filosofo francese e lo psicologo e filosofo americano non fu dettato soltanto dalle affinità concettuali ed esistenziali, ma soprattutto dall'esigenza di ripensare su basi rinnovate il programma di ricerca della filosofia. A unirli con un legame profondo erano il rifiuto dell'intellettualismo, la critica della metafisica di scuola come dello scientismo positivista, ma anche l'idea che per la filosofia fosse venuto il tempo di ritornare a parlare la lingua viva dell'esperienza. Solo così la filosofia si sarebbe potuta mostrare all'altezza del secolo che si stava aprendo e delle nuove esigenze teoretiche che proprio la nuova scienza aveva posto sul tappeto. Il dialogo Bergson-James è una pietra miliare nella storia intellettuale del Novecento, di cui solo oggi si comincia ad apprezzare la straordinaria portata.


La scommessa più audace  Rivoluzionare la metafisica
di Massimo Recalcati Repubblica 22.5.14
Lo scambio epistolare tra Henri Bergson e William James, di cui qui pubblichiamo un estratto, viene proposto per la prima volta al lettore italiano dall’editore Raffaello Cortina con la cura di Rocco Ronchi e la traduzione di Giacomo Foglietta e Paolo Taroni. Insieme alle lettere che raccontano di una amicizia e di una vicinanza speciale tra i due filosofi, il volume contiene altri scritti di grande interesse che confermano la solidarietà teoretica tra i due autori e il loro reciproco interesse. Nella sua lucida e intensissima introduzione Rocco Ronchi ribadisce che i sentieri della filosofia non si sovrappongono a quelli delle pura storiografia. Nel caso specifico il modo più interessante di leggere questo libro non è quello che ci porterebbe a comparare il filosofo del “flusso della coscienza” a quello della “durata creatrice”, lo spiritualismo del giovane pensatore francese al pragmatismo del più anziano pensatore americano, l’impianto cosmologico-ontologico del primo a quello più psicologico-umanistico del secondo. La posta in gioco che Ronchi ci suggerisce è assai più alta. Essa consiste nella proposta di un’altra versione della metafisica rispetto a quella che da Platone a Heidegger si è venuta consolidando in Occidente. Mentre in questa tradizione il piano aleatorio dell’esperienza deve essere oltrepassato verso quello immutabile della verità, in James e in Bergson si tratterebbe di mettere in atto un’altra versione della metafisica nella quale la verità, l’esperienza assoluta della verità, non si contrappone all’esperienza ma si manifesta integralmente in essa. È il mantra che unisce i due pensatori: «L’esperienza nel suo insieme è autosussistente e non poggia su nulla». È questo il valore del loro anti-intellettualismo: come fondare una metafisica nuova, un pensiero dell’assoluto che non abbandoni il mondo dell’esperienza ma che trovi nel mondo dell’esperienza la sua più pura manifestazione? «Eretici del pensiero» -come li definisce Ronchi -James e Bergson aprono a questa possibilità inedita: nel flusso della coscienza e nella durata creatrice le differenze tra finito e infinito, tra soggetto e oggetto sono superate verso un immanentismo assoluto che troverà in Gilles Deleuze lettore a sua volta eretico di Spinoza il suo massimo interprete.



Bergson-James affinità elettive tra due eretici

“Henri, mi ricordi Madame Bovary...”
Dall’amicizia al no alla guerra il carteggio tra il filosofo francese del “flusso di coscienza” e lo psicologo americano


Repubblica 22.5.14




WILLIAM James a Henri Bergson, 13 giugno 1907

O mio caro Bergson, voi siete un mago, e il vostro libro ( L’evoluzione creatrice , pubblicato in quello stesso anno, ndr) è un prodigio, una vera meraviglia nella storia della filosofia, che segnerà un’era completamente nuova. Voi potreste forse ridere del paragone, ma al termine della lettura ho provato lo stesso retrogusto di quando avevo appena finito Madame Bovary, un analogo aroma di persistente eufonia... Ecco! Vi ho lodato a sufficienza? Ciò che ogni vero filosofo (ogni vero uomo, in effetti) desidera maggiormente sono gli elogi -anche se i filosofi generalmente li chiamano “riscontri”! Riguardo al contenuto... secondo me l’acquisizione fondamentale del libro è che infligge un colpo mortale all’intellettualismo. Voi dovreste ricevere il mio volumetto sul Pragmatismo. Quanto sembra puerile e irrilevante rispetto al vostro splendido sistema! Ma è così congruente con parti di quel sistema, si adatta così bene ai suoi interstizi, che voi capirete facilmente perché io sia tanto entusiasta. Sento che in fondo stiamo combattendo la stessa battaglia, voi in qualità di comandante, io come soldato semplice. Le mie migliori congratulazioni e i più cordiali saluti! Wm James
Henri Bergson a William James, 27 gennaio 1908
Grazie, caro professor James, per questo studio bello e profondo (forse Hegel e il suo metodo, ndr ) che certamente contribuirà molto a far comprendere meglio la vostra filosofia... La vostra posizione di fronte al realismo diviene molto più chiara. Il contrasto tra il pragmatismo e il positivismo (sistema intellettualista, nel senso sbagliato del termine, e in cui io vedo solo una forma mascherata della vecchia metafisica statica) viene affermato decisamente. Infine, si percepisce chiaramente nel pragmatismo una concezione nuova della relazione dell’astratto con il concreto, e dell’universale con l’individuale. Da parte mia, non ho mai sentito meglio l’affinità che esiste tra i nostri due metodi di pensiero. Abbiamo in ogni caso gli stessi avversari e, come voi mi avete scritto bene qualche mese fa, we are fighting the same fight .
Credete, vi prego, caro Collega, ai miei sentimenti di viva e affettuosa ammirazione H. Bergson William James a Henri Bergson, 28 luglio 1908 Caro Bergson (potremmo smettere di usare tra noi il titolo di “professore”? -quel titolo stabilisce una “relazione disgiuntiva” tra uomo e uomo, e la nostra relazione dovrebbe essere socialmente e intellettualmente “endosmotica”, io credo)... Nel frattempo, lasciatemi dire quale rara felicità mi ha dato la vostra lettera. Ci sono molti aspetti della vostra filosofia che ancora non riesco ad afferrare, tuttavia mi sembra di aver compreso molto chiaramente la vostra campagna anti-intellettualistica, e mi rende veramente orgoglioso sapere che, anche secondo voi, io l’abbia compresa realmente così bene. Non mi dilungo oltre... e mi firmo, il vostro molto calorosamente e sinceramente, Wm James Henri Bergson a William James, 31 marzo 1910 Mio caro James... non vi ho ancora detto quale piacere ho avuto nel leggere i vostri due articoli: The moral equivalent of war e A suggestion about mysticism . Il primo costituisce certamente quanto è stato detto di più buono e di più persuasivo a proposito della non necessità della guerra, e delle condizioni grazie alle quali la si potrebbe far scomparire, senza che l’energia umana ne sia diminuita. Quanto al vostro articolo sul misticismo, sarà, ne sono certo, il punto di partenza di molte osservazioni e di nuove ricerche. Quanto spero che voi proseguiate questo studio sul “valore noetico degli stati anormali del pensiero”!
A presto, spero. Credete, vi prego, mio caro James, ai miei sentimenti molto affettuosamente devoti H. Bergson

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