giovedì 12 giugno 2014
Combattere ad un tempo la Seconda guerra mondiale e la Guerra civile internazionale, ma con qualche anno di ritardo e con qualche confusione
La storia possiede un'ironia impareggiabile [SGA].
Casa Pound e Brigate Garibaldi italiani della guerra ucraina
Nel
‘contingente internazionale’ che combatte con i filo-russi anche
spagnoli e francesi. Esponenti ‘neri’ con nazionalisti di Pravi Sektor
di Stefano Citati il Fatto 11.6.14
Venite
in Ucraina voi che volete combattere per difendere una patria,
un’ideologia. Voi che volete lottare a ruba bandiera con il nemico
d’opposta fazione. Voi che volete menar le mani e salire sulle barricate
armi in pugno. Il luna park della violenza nel cuore d’Europa fa ormai
il paio con quello nel centro del Medio Oriente, la Siria, dove
sarebbero oltre 3.000 gli occidentali infiltrati oltre-confine per
unirsi alla ribellione dei gruppi jihadisti contro Assad. Ma l’Ucraina è
più vicina, in chilometri e pensieri, per i giovani fascisti o
comunisti che dir si vogliano, e il suo destino più strettamente legato a
quello dei ragazzi (od ormai uomini) che cercano gloria sul campo di
battaglia non solo virtuale dei social network o delle strade del resto
d’Europa.
ERA OTTANT’ANNI FA in Spagna, è ora in Ucraina che sorgono
le brigate internazionali contro il regime ‘fascista’ di Kiev, difeso
dai nostalgici di oggi, nel ricordo delle milizie inviate dai regimi
nazifascisti a sostenere i nazionalisti di Franco.
Su Internet
appaiono le immagini di ragazzi che reggono la bandiera italiana con la
stella a cinque punte, quella della Brigata Garibaldi che i partigiani
comunisti inalberavano nella lotta contro i nazisti; ma anche quella
della testuggine simbolo di Casa Pound sotto il pennone che regge una
bandiera ucraina.
Quanti siano i combattenti - ribattezzati i
Comunardi - che si starebbero unendo alle forze filo-russe
dell’autoproclamata repubblica indipendente di Donetsk per ora non si
sa, ma i media russi, come Lifenews che coprono capillarmente le
violenze nell’est ucraino diffondono le immagini dei membri delle nuove
brigate internazionali venute a sostegno: reparti paramilitari inviati
da Jobbik, il partito nazionalista xenofobo ungherese inquadrati nella
‘Legione San Istvan’ (Santo Stefano, ndr), e poi i polacchi anti-Nato,
fotografati in balaklava (passamontagna, ndr) che hanno scelto il lato
orientale dell’Ucraina, mentre l’ovest è legato proprio alla Polonia
‘ufficiale’. Truppe di contorno a personaggi come Igor Strelkov,
ufficiale del servizio segreto militare russo Gru o Aleksandr Kiefel, ex
ufficiale dell’esercito dell’ex Germania Est. E poi reduci
dell’Afghanistan, che combatterono con l’Armata Rossa e sono ora tornati
in servizio nelle cittadine insorte contro il nuovo potere di Kiev che
ha scacciato l’ex presidente filo-russo Yanukovich. E ancora esponenti
di gruppi anarchici e sinistrorsi spagnoli, francesi, canadesi.
Dall’altra
parte della barricata, tra le milizie di Kiev, sotto la bandiera del
nazionalista Stepen Bandera (‘alleato’ dei nazisti per cacciare i
sovietici da Kiev negli anni 30-40) riesumata dalle centurie inquadrate
in Pravi Sektor, Settore destro, nazional-fascisteggiante servizio
d’ordine di piazza Maidan durante i giorni della rivolta di
novembre-febbraio, ci sarebbero invece esponenti del mondo ‘nero’
italiano come Francesco Saverio Fontana (nome di battaglia Stan),
definito ‘ufficiale’ di collegamento con gli squadristi italiani in
diversi siti e blog. E ad addestrare le truppe di Kiev ci sarebbero
contractor della Blackwater, e anche istruttori Cia.
Sul lato
sinistro dello schieramento che spacca in due l’Ucrain, l’organizzazione
Millennium (il cui manifesto è intriso di ‘comunitarismo e identità’,
contro ‘l’alienazione voluta dai canoni borghesi’) si starebbe occupando
del reclutamento dei volontari pronti a partire verso il fronte che sta
facendo risorgere la Cortina di Ferro in Europa.
Una guerra prima
di tutto di propaganda, un tam-tam continuo di messaggi e foto che
scorre come una corrente neppur sotterranea sul web, con difficili
conferme sul terreno, dove i due blocchi continuano a spararsi e ad
accusarsi delle peggiori nefandezze belliche.
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