mercoledì 24 settembre 2014

Cinema e politica: Star Wars

Chris Taylor: How Star Wars Conquered the Universe. The Past, Present, and Future of a Multibillion Dollar Franchise, Basic Books

Risvolto

In 1973, a young filmmaker named George Lucas scribbled some notes for a far-fetched space-fantasy epic. Some forty years and $37 billion later, Star Wars–related products outnumber human beings, a growing stormtrooper army spans the globe, and “Jediism” has become a religion in its own right. Lucas’s creation has grown into far more than a cinematic classic; it is, quite simply, one of the most lucrative, influential, and interactive franchises of all time. Yet incredibly, until now the complete history of Star Wars—its influences and impact, the controversies it has spawned, its financial growth and long-term prospects—has never been told.
In How Star Wars Conquered the Universe, veteran journalist Chris Taylor traces the series from the difficult birth of the original film through its sequels, the franchise’s death and rebirth, the prequels, and the preparations for a new trilogy. Providing portraits of the friends, writers, artists, producers, and marketers who labored behind the scenes to turn Lucas’s idea into a legend, Taylor also jousts with modern-day Jedi, tinkers with droid builders, and gets inside Boba Fett’s helmet, all to find out how Star Wars has attracted and inspired so many fans for so long.
Since the first film’s release in 1977, Taylor shows, Star Wars has conquered our culture with a sense of lightness and exuberance, while remaining serious enough to influence politics in far-flung countries and spread a spirituality that appeals to religious groups and atheists alike. Controversial digital upgrades and poorly received prequels have actually made the franchise stronger than ever. Now, with a savvy new set of bosses holding the reins and Episode VII on the horizon, it looks like Star Wars is just getting started.
An energetic, fast-moving account of this creative and commercial phenomenon, How Star Wars Conquered the Universe explains how a young filmmaker’s fragile dream beat out a surprising number of rivals to gain a diehard, multigenerational fan base—and why it will be galvanizing our imaginations and minting money for generations to come.


Guerre stellari, la saga che racconta il Vietnam 
Arriva il libro definitivo, con molte rivelazioni, sui film ideati da Lucas Ispirati all’attualità Anni 70, sono una parodia della politica estera Usa

Vittorio Sabadin La Stampa 24 settembre 2014


Pochi film hanno influenzato il costume, la cultura e il modo di fare cinema come la serie di «Guerre stellari». I sociologi sono ancora al lavoro per capire si è trattato di una influenza positiva o negativa. I critici si domandano perché dialoghi così banali, storie senza capo né coda e insopportabili stereotipi (come lo scoprire che Dart è il padre di Luke e Leila sua sorella) abbiano potuto determinare un successo globale senza precedenti che dura ancora. 
Per capire come «Star Wars» ha cambiato la nostra vita c’è ora un libro di 450 pagine («How Star Wars Conquered the Universe») scritto dal giornalista Chris Taylor, uno dei tanti fanatici che non si è perso un episodio e che attende con ansia l’uscita del VII, prevista per dicembre 2015. Taylor scrive tutto quello che è stato possibile conoscere sulla saga: come è nata e perché, come sono stati scelti gli attori e i nomi dei personaggi, come prosperi un culto globale dello Jedi e come la serie sia diventata la più grande, incontenibile macchina da soldi di Hollywood. 
George Lucas non aveva la minima idea di quello che stava per fare quando pensò la prima volta a «Guerre stellari» all’inizio degli Anni 70. Era concentrato sui diritti civili e sulla guerra in Vietnam, che lo ossessionava. Secondo Taylor, girò «American Graffiti» nel 1973 proprio per descrivere la pace e la serenità del popolo vietnamita prima del conflitto. E anche «Guerre stellari» era stato concepito da Lucas come una parodia di quella tragedia: un impero fascista inflessibile vuole imporre il suo dominio, un grande impero tecnologico contrastato da un piccolo gruppo di combattenti per la libertà.
Quando il film fu concepito, la guerra nel Vietnam stava vivendo il momento più atroce. Ma quando uscì nel 1977 era finita da due anni e a nessuno venne in mente che Ian Solo e Luke Skywalker stavano in realtà combattendo contro il generale Westmoreland. Il regista aveva addirittura immaginato che il secondo episodio della trilogia iniziale avrebbe potuto essere un documentario sulla guerra, dal titolo «Apocalypse Now». Dopo il ritiro americano abbandonò il progetto e il titolo fu ceduto a Francis Ford Coppola, che ne fece un capolavoro. 
Lucas era una spugna, assorbiva tutto e lo usava al momento giusto. Nel 1971, mentre stava girando il suo primo film «TXS 1138» («L’uomo che fuggì dal futuro») nello studio arrivò il doppiatore Terry McGovern con il suo amico Bill Wookey, un soldato della riserva. McGovern stava fumando erba ed era un po’ confuso. «Devo avere investito un Wookey qui fuori», disse entrando. Il nome piacque così tanto a Lucas che diede origine ai Wookies, la razza longeva e pelosa rappresentata da Chewbecca in «Guerre stellari». Il robot C1P8 nell’originale inglese si chiama R2D2, una sigla pronunciata per la prima volta durante la lavorazione di «American Graffiti». Le pizze del film erano etichettate con la R (radio) e con la D (dialogo) e il tecnico del suono chiese a un certo punto che gli portassero «R2D2», un’espressione che suonava così bene che Lucas la appuntò nel suo taccuino. 
Durante le pause nella lavorazione di «Guerre stellari» Harrison Ford e Carrie Fisher (la principessa Leila) fumavano marijuana sul set, come facevano un po’ tutti. La parte di Ian Solo non avrebbe dovuto essere di Ford, perché Lucas non voleva che il pubblico rivedesse gli attori di «American Graffiti» nel nuovo film. Ford, che di lavoro principale faceva il falegname negli studios, riprese a piantare chiodi e a costruire set. Quando Lucas lo vide aggiustare una porta, pensò però che nessun altro avrebbe potuto essere Ian Solo. 
«Guerre stellari» ha prodotto finora utili per 40 miliardi di dollari, in gran parte dovuti al fatto che qualunque prodotto con scritto sopra «Star Wars» si vende benissimo. Lucas aveva rinunciato al compenso in cambio dei diritti sul merchandising e non se ne è mai pentito. Due anni fa ha venduto la serie alla Walt Disney per 4 miliardi di dollari ed è diventato il più ricco uomo di cinema del mondo. Ora vuole chiudersi in un garage e girare da solo piccoli film sperimentali. Quando ne uscirà, la storia del cinema potrebbe cambiare di nuovo.

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