mercoledì 24 settembre 2014
Dopo aver letto Severino, Scola si iscrisse a CL
Quanto al convegno «Death Studies & the End of Life», Tocchiamoci, non si sa mai [SGA].
Riccardo De Benedetti Avvenire 24 settembre 2014
Fede e scienza s’interrogano sull’aldilà
Emanuele Severino con Vincenzo Vitiello e altri
di Armando Torno Corriere 24.9.14
Il
Master «Death Studies & the End of Life», diretto da Ines
Testoni (Università di Padova), ha organizzato un congresso
internazionale dal titolo «Vedere oltre dinanzi al morire». Si terrà
nella città veneta da domani a domenica 28 settembre nei Palazzi San
Gaetano e Gran Guardia. Affronta il tema della morte e della
spiritualità mettendo a confronto le diverse religioni, il pensiero, i
saperi scientifici, anche i fenomeni paranormali. Previsti quasi 100
interventi di psicologi, medici e filosofi giunti da diverse nazioni; si
terranno tavole rotonde, tra cui quella con Emanuele Severino e Marcelo
Sánchez Sorondo (parlerà della salvezza intesa come partecipazione alla
natura divina). Vincenzo Vitiello discuterà della finitudine assoluta
della vita umana; Abdellah Redouan e Vincenzo Pace della religiosità
musulmana; Gadi Luzzatto Voghera e Roberto Della Rocca di quella
ebraica; Andrea Toniolo e Guidalberto Bormolini della cattolica. Inoltre
Franco Battiato presenterà il documentario, di cui è regista,
Attraversando il Bardo . I posti disponibili sono esauriti da tempo,
comunque sarà possibile seguire gli incontri su Internet (informazioni
su www.endlife.it). Ines Testoni, docente di Psicologia sociale, nota:
«È il primo congresso grazie al quale, in Italia, si confronteranno le
più disparate tendenze sulle ipotesi e i significati che attendono
l’uomo oltre la vita. Desideriamo dare voce a tutti coloro che hanno
un’intuizione dell’eternità. Non è una questione soltanto religiosa:
essa investe da tempo filosofia, linguaggi, scoperte scientifiche, oltre
l’esistenza».
* * *
Severino, uno dei protagonisti del
congresso, ci ha confidato: «“Vedere oltre dinanzi al morire” (bello il
titolo!) significa anche che noi siamo essenzialmente il guardare oltre
la morte. Moriamo all’interno di noi stessi: moriamo come coscienza e
volontà malata, errante; rimaniamo come apparire della verità. Leggiamo
nel Faust di Goethe: “Due anime abitano, ah, nel mio petto”; una è la
grande anima che ognuno di noi è, e che vede morire il nostro piccolo
essere io; l’altra anima è questo piccolo essere io». E ancora:
«Guardiamo oltre la morte anche perché il nostro stare oltre di essa non
è qualcosa di quieto, ma è un cammino infinito; è l’infinito
sopraggiungere di eventi che oltrepassano la sofferenza di questo nostro
vivere; tale sviluppo merita il nome di gloria». Chi ha seguito
l’evolversi del pensiero di Severino sa che ha chiamato in causa un
concetto da lui approfondito negli ultimi anni. Prosegue: «Gli eventi
che all’infinito ci verranno innanzi, e quindi infinitamente e oltre la
morte, sono gli eterni. Non perché non ci sia qualche evento che non sia
eterno, infatti il destino è l’innegabile apparire dell’eternità di
ogni essente. Siamo in rotta di collisione non soltanto con le diverse
forme della fede religiosa, ma con l’intera sapienza dell’uomo.
L’eternità di ogni essente è scandalosa. Sembra concordare con l’essenza
della teoria della relatività: Einstein diceva che il futuro e il
passato non sono meno reali del presente, il che significa che ogni
evento è eterno. Ma la logica di questa teoria è quella ipotetica della
scienza e si riferisce soltanto al cronotopo quadrimensionale (la realtà
spazio-temporale); mentre il destino non è affatto un’ipotesi, e cioè
non può essere cambiato né da mutazione dei tempi o del pensiero, né da
un Dio onnipotente».
E qui il discorso affronta il tema del
congresso. Severino continua: «Anche le religioni monoteistiche sono
fondate sul concetto di creazione ex nihilo , dove le cose di per se
stesse sono nulla e hanno bisogno di un Creatore per esistere (e poi di
un Salvatore per mantenersi nell’esistenza o per “risorgere”)». Conclude
sottolineando un concetto decisivo: «Il destino vede che la più umile
delle cose è eterna proprio perché è quella certa cosa, giacché pensare
che questo filo d’erba sia stato e torni ad essere nulla, significa
pensare che questo, che non è un nulla, sia un nulla».
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