Ecco come i più grandi pensatori, in qualsiasi epoca storica utilizzano immagini per rendere efficaci le proprie teorie Miti, leggende, similitudini e copertine di libridi Riccardo Fedriga Repubblica 6.9.14
A Camogli il Festival della Comunicazione con Umberto Eco
IL TESTO di Riccardo Fedriga che qui pubblichiamo è tratto dall’intervento — dal titolo La filosofia come non l’avete mai vista — che lo studioso di filosofia terrà al Festival della Comunicazione in programma a Camogli dal 12 al 14 settembre. La manifestazione, ideata e diretta da Danco Singer e Rosangela Bonsignorio, è una tre giorni fitta di incontri, laboratori, workshop, con sessanta ospiti che si alternano per approfondire il tema in tutte le sue sfaccettature: fra i tanti Corrado Augias, Stefano Bartezzaghi, Irene Bignardi, Maurizio Ferraris. A inaugurare l’evento sarà una lezione di Umberto Eco: appuntamento venerdì 12 settembre alle 17.30 in piazza Ido Battistone, con un intervento dal titolo Comunicazione: soft e hard .
COME nella più classica tradizione filosofica, una delle risposte alla domanda “cosa significa conoscere” rimanda a un’altra domanda, e cioè “cosa significa vedere?” A sua volta, poi, parlare di conoscenza visiva può significare molte cose tra loro differenti. Ne parliamo infatti in merito a quella parte della filosofia che si occupa delle immagini, della visione e delle forme della percezione, cioè dell’estetica. Ma ne parliamo anche, in un arco di problemi filosofici che si estende sino alla definizione dello statuto degli oggetti, reali o meno che siano, cioè alla ontologia.
Pensiamo agli oggetti delle illusioni: che cosa stiamo vedendo quando osserviamo fenomeni del genere? Quando esercitiamo i nostri sensi, cogliamo oggetti reali o siamo immersi in un mondo di illusioni, come nel caso di un bastone che, immerso nell’acqua appare spezzato, create da quegli stessi atti percettivi con cui cerchiamo di entrare in rapporto col mondo?
D’altro canto, anche tralasciando l'iconologia più nota, dalla vaticana Stanza della Segnatura di Raffaello, con l’affresco delle tradizioni di Platone e Aristotele, alla Melancholia di Dürer e al Pensatore di Rodin, elencare e classificare la filosofia per immagini sarebbe comunque un lavoro più lungo del catalogo di Leporello. Invece è utile mostrare, attraverso le immagini, l'inesauribile ricchezza e l'efficacia dell'immaginazione visiva di cui i filosofi sono stati capaci.
Si va da Socrate, di volta in volta satiro e torpedine di mare, all’allegoria della caverna della Repubblica di Platone, per passare all'immagine aristotelica del pilota e della nave, usata per rispecchiare il rapporto complesso tra l'anima e il corpo nell'uomo. I secoli medievali non saranno da meno: basti pensare al fortunato aforisma dei «nani sulle spalle di giganti », con cui nel XII secolo Bernardo di Chartres descriveva i sapienti del proprio tempo, più piccoli dei grandi del passato ma in grado di vedere più lontano. Neppure il rigore della rivoluzione scientifica moderna ignora l'efficacia delle immagini ma, anzi, le sfrutta per spiegare e per produrre consenso attorno alla nuova immagine del mondo: si pensi all’esperimento del gran naviglio di Galilei, elaborato per dimostrare l’uniformità e la relatività del moto. Ma anche al caso di Molyneux, ovvero del cieco dalla nascita che riacquista la vista in età matura: saprebbe egli, solo con la vista e senza aiutarsi con il tatto, distinguere un cubo da una sfera? Un caso che coinvolse filosofi come Locke, Leibniz, Diderot… Al gusto della visualizzazione concettuale non sfuggono le grandi figure della filosofia moderna: ogni studente liceale ricorda Kant e il suo esempio dei cento talleri, tanto reali quanto lo è l’esistenza della realtà. Ma anche la prosa di Hegel, solitamente così ostica e ricca di tecnicismi, si illumina a tratti con immagini come la nottola di Minerva, che come la filosofia si alza solo sul fare della sera, quando la vita si è compiuta. Il secolo Ventesimo è il paradiso di chi vuole vedere la filosofia: si parte dai paradossi spiegati attraverso immagini visive, come quello di Bertrand Russell sul barbiere che rade tutti gli uomini del villaggio tranne quelli che si radono da soli (e quindi chi rade il barbiere?), per giungere agli esperimenti mentali come quello di Thomas Nagel, il quale si chiede se ci si possa mettere nei panni di un pipistrello che di notte va a caccia di insetti: riusciamo a concepire uno spazio costruito a partire esclusivamente da suoni?
Ma, tra tutte, vi è un particolare tipo di immagini sulle quali non ci sofferma mai abbastanza. Sono le immagini di quegli oggetti materiali, i libri, che hanno trasportato la filosofia nel corso dei secoli. Non si può capire a fondo la portata rivoluzionaria della Instauratio Magna di Francesco Bacone se non se ne osserva il frontespizio del volume, con quelle colonne d’Ercole che vengono oltrepassate dalla nave della nuova scienza, proiettata a vele spiegate verso i mari aperti del sapere. E che dire della tavole dell’ Encyclopédie di Diderot? Oppure del «pensare per dipinture», come definisce Vico il frontespizio della Scienza Nuova , che funge da quadro sinottico dell’intera opera e da ausilio visivo e mnemotecnico per il lettore. Per finire, tornando agli antichi in un ideale circolo virtuoso, l’immagine forse più celebre è quella della Filosofia che, nella Consolazione della filosofia , appare in persona a Severino Boezio. Insieme allegorica, e storicamente concreta, essa è trasportata in diverse fogge nei secoli attraverso le miniature e le incisioni di manoscritti e libri a stampa, come una donna dal «venerando aspetto». Insomma, i modi di presentare ai lettori gli argomenti filosofici hanno sempre costituito uno strumento per presentare e comunicare sia l’astrazione sia la concretezza storica delle tesi filosofiche. Mai come oggi questi modi sono tanti e potenzialmente alla portata di chiunque: vedere la filosofia, e farla vedere, può costituire la maniera più efficace per renderla presente ai ragazzi che vi si vogliano avvicinare. Per questo si è progettato un manuale di filosofia per le scuole proprio a partire da come viviamo la comunicazione e l’editoria. Oggi i mille supporti a disposizione, iPhone, iPad, smartphone, lavagna elettronica, fanno vedere la filosofia e le sue storie sotto mille angolature possibili. Sono state così tradotte in immagini contemporanee le relazioni tra filosofia, scienza, storia e cultura materiale. E si è fatto sì che queste relazioni aperte fossero tutte interconnesse, dando vita a ovviamente a un’immagine visiva, quella della rete. Per scoprire che, così, la filosofia non l’abbiamo mai vista.
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