martedì 2 settembre 2014

Foucault come se piovesse

Subjectivité et vérité - Michel FoucaultMichel Fou­cault: Sub­jec­ti­vité et vérité, corso al Col­lège de France del primo tri­me­stre del 1981, a cura di Fré­dé­ric Gros, Seuil/Gallimard, pp. 335, euro 26

Risvolto
« L’hypothèse de travail est celle-ci : il est vrai que la sexualité comme expérience n’est évidemment pas indépendante des codes et du système des interdits, mais il faut rappeler aussitôt que ces codes sont étonnamment stables, continus, lents à se mouvoir. Il faut rappeler aussi que la façon dont ils sont observés ou transgressés semble elle aussi très stable et très répétitive. En revanche le point de mobilité historique, ce qui sans doute change le plus souvent, ce qui a été le plus fragile, ce sont les modalités de l’expérience. »
Foucault prononce en 1981 un cours qui marque une inflexion décisive dans son chemin de pensée et le projet ébauché dès 1976 d’une Histoire de la sexualité. C’est le moment où les arts de vivre deviennent le foyer de sens à partir duquel pourra se déployer une pensée neuve de la subjectivité. C’est le moment aussi où Foucault problématise une conception de l’éthique comprise comme l’élaboration patiente d’un rapport de soi à soi. L’étude de l’expérience sexuelle des Anciens permet ces nouveaux déploiements conceptuels. Dans ce cadre, Foucault analyse des écrits médicaux, des traités sur le mariage, la philosophie de l’amour ou la valeur pronostique des rêves érotiques, afin d’y retrouver le témoignage d’une structuration du sujet dans son rapport aux plaisirs (aphrodisia) antérieure à la construction moderne d’une science de la sexualité, antérieure à la hantise chrétienne de la chair. L’enjeu est en effet d’établir que l’imposition d’une herméneutique patiente et interminable du désir constitue l’invention du christianisme. Mais pour cela, il importait de ressaisir la spécificité irréductible des techniques de soi antiques.
Dans cette série de leçons, qui annoncent clairement L’Usage des plaisirs et Le Souci de soi, Foucault interroge particulièrement le primat grec de l’opposition actif / passif sur les distinctions de genre, ainsi que l’élaboration par le stoïcisme impérial d’un modèle de lien conjugal prônant une fidélité sans faille, un partage des sentiments, et conduisant à la disqualification de l’homosexualité.


Michel Foucault, una montagna di appunti e di diari finora inediti
Michel Foucault. Cominciano ad essere resi pubblici 37mila fogli del filosofo francese  Ro. Ci., 25.6.2014

 Autore di una delle opere pro­li­fe­ranti del XX secolo, come dimo­stra la pub­bli­ca­zione dei corsi tenuti al Col­lege de France dove ha occu­pato dal 1970 al 1984 la cat­te­dra di «Sto­ria dei sistemi del pen­siero», Michel Fou­cault cono­sce una vita­lità pres­soc­ché ine­sau­ri­bille che non ha smesso di for­nire sor­prese. Il filo­sofo che più di tutti ha inda­gato gli archivi grigi della sto­ria ha lasciato a sua volta un fondo immenso di tracce, appunti, «enun­ciati» come li ha defi­niti lui stesso ne L’archeologia del sapere stu­diati gra­zie all’uso quo­ti­diano delle biblio­te­che. Ad esem­pio la «Bn», la biblio­teca dell’Arsenale dove Fou­cault ha ela­bo­rato la tesi da cui in seguito ha tratto il suo primo grande libro, Sto­ria della fol­lia.
Nuove pro­ble­ma­ti­che e con­cetti sono apparsi nell’archivio acqui­sito dalla Biblio­teca Nazio­nale di Fran­cia. È com­po­sto da schede, mano­scritti, appunti, 37 mila fogli fino ad oggi con­ser­vati nel suo appar­ta­mento e sco­no­sciuti anche agli inter­preti di ogni nazio­na­lità che ne stanno stu­diando l’opera. Clas­si­fi­cato come «tesoro nazio­nale» nel 2012, que­sto archi­vio pro­mette nuove sco­perte, e inte­gra­zioni di un lavoro vivente che con­ti­nua nel tempo, come in un labo­ra­to­rio.
La ricerca biblio­gra­fica, l’indagine delle fonti, sono parti fon­da­men­tali di un’attività filo­so­fica che non si è limi­tata alla com­po­si­zione di un solo libro. L’opera fou­cal­tiana è una galas­sia fatta di tas­selli infi­niti: inter­vi­ste, saggi sparsi, con­fe­renze negli Stati Uniti o in Bra­sile, arti­coli, inchie­ste, viaggi o inter­vi­ste. A tutto que­sto si aggiun­gono le schede e gli appunti del nuovo archi­vio, un fondo che com­prende la mag­gior parte dei suoi mano­scritti, dei corsi, delle con­fe­renze. Fon­da­men­tali con­si­de­rata la dimen­sione orale di que­sta atti­vità inquieta. Tra que­sti mate­riali ci sono altri ine­diti, come il dos­sier inti­to­lato Les Aveux de la chair che avrebbe dovuto essere il quarto volume della Sto­ria della ses­sua­lità. È spun­tato anche un dia­rio intel­let­tuale com­po­sto da 29 qua­derni a spi­rale che rac­col­gono le rifles­sioni su 35 anni di ricer­che.
L’acquisto del fondo è costato 3,8 milioni di euro alla Biblio­teca nazio­nale di Fran­cia. Per rea­liz­zare que­sta impresa il suo pre­si­dente Bruno Racine ha fatto appello ad un mece­nate pri­vato. Lo ha tro­vato in una società pri­vata di acqui­sto e ven­dita di mano­scritti. Si chiama Ari­sto­phil e il suo pre­si­dente fon­da­tore Gérard Lhé­ri­tier ha messo a dispo­si­zione 1,85 mil­lioni di euro per l’acquisto dei pre­ziosi archivi.
Com’è acca­duto per i fondi Guy Debord acqui­siti dalla Bnf, anche per quelli Fou­cault si pre­pa­rano mostre dove mostrare i manoscritti.


I corpi desideranti di Michel Foucault
Michel Foucault. In Francia pubblicato il corso «Subjectivité et vérité». La sessualità ha sempre svolto un ruolo centrale nella definizione di una soggettività che fa esperienza della verità
Daniele Lorenzini, 25.6.2014 il Manifesto

Per­ché, oltre al reale, esi­ste anche il vero? Nel corso Sub­jec­ti­vité et vérité, tenuto al Col­lège de France nel primo tri­me­stre del 1981 e appena pub­bli­cato in Fran­cia (a cura di Fré­dé­ric Gros, Seuil/Gallimard, pp. 335, euro 26), Michel Fou­cault ci invita a stu­pirci dell’esistenza di qual­cosa come la verità. La verità, infatti, non è inscritta nel cuore del reale, in quanto suo attri­buto essen­ziale e ori­gi­na­rio, ma si aggiunge al reale. La verità è un «evento sto­rico sin­go­lare», essa accade alle cose, viene pro­dotta a pro­po­sito del reale, e non sco­perta nei suoi recessi. Tale pro­du­zione ha con­se­guenze rile­vanti, in par­ti­co­lare per il sog­getto. Ed è pro­prio di que­sto che Fou­cault parla in Sub­jec­ti­vité et vérité: di come, a par­tire da un certo momento della sto­ria dell’Occidente, la verità si sia appun­tata al sog­getto, e di come al sog­getto sia stato impo­sto di sco­prire la verità a pro­po­sito di se stesso.
Sog­get­ti­vità e verità, dun­que. La pecu­lia­rità di que­sto corso, tut­ta­via, risiede nell’esplorare e nel mani­po­lare tale cop­pia con­cet­tuale a par­tire da un terzo «polo», il sesso – giac­ché, secondo Fou­cault, è solo rico­struendo le peri­pe­zie sto­ri­che del sesso, del pia­cere e del desi­de­rio che è pos­si­bile com­pren­dere in che modo la verità si sia incro­stata sul sog­getto, e lo abbia costi­tuito in rela­zione a una pro­fon­dità (a un’«interiorità») che essa stessa ha prov­ve­duto a sca­vare; in che modo, insomma, sia emerso un sog­getto al quale è richie­sto di tenere un discorso vero, di con­fes­sare la verità a pro­po­sito di una parte di se stesso – la «ses­sua­lità» – con­si­de­rata indis­so­cia­bile da ciò che egli è. Un com­pito che si rive­lerà par­ti­co­lar­mente arduo.
Da un lato, infatti, Sub­jec­ti­vité et vérité mette radi­cal­mente in discus­sione la tesi di una cesura netta tra l’Antichità greco-romana e il cri­stia­ne­simo, schiac­ciati su un sem­pli­ci­stico schema bina­rio che oppone la libertà all’austerità, il godi­mento alla rinun­cia. Non solo la morale ses­suale antica era già carat­te­riz­zata da per­cetti austeri e da nume­rosi inter­detti, ma, secondo Fou­cault, l’idea stessa di cop­pia ete­ro­ses­suale spo­sata come unico luogo nel quale può essere eser­ci­tata un’attività ses­suale «legit­tima» è stata ela­bo­rata ben prima del cri­stia­ne­simo. Essa si riscon­tra in molti trat­tati stoici di epoca impe­riale, nei quali, inol­tre, la nozione di desi­de­rio viene dis­so­ciata da quelle di atto e pia­cere, rice­vendo così una valo­riz­za­zione auto­noma, pre­lu­dio del ruolo chiave che rive­stirà la «con­cu­pi­scenza» nel cri­stia­ne­simo.
D’altro canto, però, il lavoro genea­lo­gico che Fou­cault com­pie in que­sto corso fa emer­gere anche la radi­cale ete­ro­ge­neità dell’esperienza antica degli aph­ro­di­sia (le opere di Afro­dite) rispetto all’esperienza cri­stiana della «carne» e a quella moderna della «ses­sua­lità». Solo che il discri­mine non è rap­pre­sen­tato dalla costi­tu­zione della morale coniu­gale o dall’emergenza del con­cetto di desi­de­rio, ma da un’idea total­mente dif­fe­rente della verità e della sog­get­ti­vità, e da una diversa con­fi­gu­ra­zione dei loro rap­porti. Se il cri­stia­ne­simo (così come, più recen­te­mente, la psi­coa­na­lisi) obbliga l’individuo a ver­ba­liz­zare i pro­pri desi­deri al fine di sco­prire la verità più pro­fonda di se stesso, al fine di sco­prire chi è vera­mente, nella cul­tura greco-romana il sog­getto di desi­de­rio non è mai pen­sato come oggetto di cono­scenza. Gli aph­ro­di­sia, infatti, non sono né pro­prietà di natura, né dimen­sioni della sog­get­ti­vità, bensì una serie di atti carat­te­riz­zati dall’intensità del pia­cere che pro­vo­cano nell’individuo, e che richie­dono per que­sto un lavoro di «sti­liz­za­zione» che scon­giuri il rischio di una per­dita del con­trollo di sé. Insomma, nel mondo antico, gli aph­ro­di­sia sono l’oggetto di un’«arte di vivere», la mate­ria sulla quale l’individuo è chia­mato ad appli­care una serie di «tec­ni­che di sé» (per que­sto il rin­vio è a L’origine de l’herméneutique de soi, Vrin) per costruire un rap­porto con se stesso che sia dell’ordine della padro­nanza, e non un segreto pro­fondo che costi­tui­rebbe la verità della sua sog­get­ti­vità. È così che, nelle mani di Fou­cault, la «sto­ria della verità» assume una por­tata squi­si­ta­mente etico-politica.

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