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Vito Mancuso:
Io amo, Garzanti, pagg. 211, euro 14,90
Risvolto
Nel corso della vita tutti abbiamo vissuto quel sentimento euforico e
doloroso, carico di paura e di felicità, chiamato amore. Ma dove ha
origine e come agisce la sua forza misteriosa che sempre attrae e
rapisce? Come possiamo viverlo nel modo più vero? E qual è il messaggio
che esso porta con sé? Sono le domande fondamentali a cui Vito Mancuso
risponde con la profonda intensità che da sempre caratterizza il suo
pensiero, accogliendo tra le pagine la dolcezza e la potenza di una
straordinaria avventura umana affrontata nelle sue forme più diverse:
dall'amore sensuale dei corpi a quello del puro sentimento, dall'amore
per la natura e gli animali a quello della mistica e della spiritualità.
In questo libro, puro ma mai puritano, si ragiona così senza paura di
controversie a proposito di rapporti prematrimoniali, adulterio,
masturbazione, omosessualità, bisessualità: rimanendo sempre fedele al
primato della coscienza e della libertà individuale ed esponendo tutti i
limiti della morale tradizionale cattolica, l'autore propone una
prospettiva etica in grado di orientare dal basso un esercizio giusto e
insieme libero della sessualità. L'amore diviene così il punto di vista
privilegiato per guardare a tutta l'esistenza. Anche se mai come nel
nostro tempo infatti il divertimento e lo svago sembrano rappresentare
il fine ultimo a cui tendere, in Io amo sono indicate le tracce preziose
per raggiungere l'amore vero e purificatore, l'unica esperienza capace
di dare un senso autentico al nostro essere al mondo.
Il patto mancato tra amore sacro e amor profanoNel suo nuovo saggio Vito Mancuso analizza l’emozione umana più forte E svela i limiti della morale sessuale cattolica La dottrina ecclesiastica assegna il primato alla biologia, negando la libertà di scelta La Chiesa si apra alla contraccezione ai rapporti pre-nuziali e ai matrimoni gay
di Vito Mancuso Repubblica 18.9.14
LA
PRIMA elementare critica che occorre muovere alla morale sessuale
cattolica è che semplicemente non funziona, come dimostra il fatto che
la gran parte dei cattolici la disattende. L’etica autentica nasce dalla
concretezza della vita e torna alla concretezza della vita. L’attuale
etica sessuale ecclesiastica invece si rivela astratta, scolastica,
libresca, non nasce dalla vita ma dal desiderio di conformità alle
decisioni magisteriali del passato. In questa prospettiva per la morale
sessuale ecclesiastica il ruolo decisivo spetta al concetto di lex
naturalis, nella convinzione che obbedire alla natura e ai suoi cicli
equivalga a obbedire a Dio. La natura è assunta come criterio di
legislazione etica, natura come legge, da cui procede una legge ritenuta
naturale.
Le cose però non stanno così. Oltre al logos la natura
conosce anche il caos, e per questo essa non è la longa manus di Dio, e
obbedire alla natura non equivale necessariamente a obbedire a Dio. Chi
ritiene il contrario deve essere coerente e istituire la diretta
connessione Dio-natura non solo per le manifestazioni naturali benigne,
ma anche per quelle maligne, le malattie e le sciagure naturali. La
lettura astratta e ideologica della natura ha condotto a un duplice
risultato: da un lato alla trasformazione della morale in moralismo;
dall’altro alla perdita di contatto con la coscienza contemporanea per
la quale il concetto di legge naturale risulta del tutto vuoto.
Conosce
solo la biologia. Il fatto di concepire la natura come governata
direttamente da Dio e quindi tale da assumere valore di lex naturalis ha
condotto la morale ecclesiastica ad assegnare un primato indiscusso
alla biologia e ai suoi ritmi, a scapito della coscienza e della sua
spiritualità. Ne è scaturita una morale sessuale contrassegnata da una
visione biologistica della sessualità, intendendo con ciò la
riconduzione del sesso pressoché solo alla procreazione. Il primato
della funzione biologica procreativa ha avuto nei secoli anche un altro
effetto negativo: quello di concepire la donna quasi esclusivamente in
funzione della generazione dei figli.
Non conosce bene la biologia.
La
morale sessuale ecclesiastica parla così tanto di natura e di natura
umana, ma in realtà, a causa della sua astrattezza e del suo dogmatismo,
mostra di non conoscere adeguatamente la natura umana, in particolare
la natura femminile. Stante l’assunto dell’inscindibilità tra amplesso e
procreazione, essa propone ai coniugi che intendono evitare una
gravidanza di ricorrere ai periodi infecondi per fare l’amore e di
astenersi nei periodi fecondi, ma viene a rappresentare in questo modo
una potente quanto nociva mortificazione dell’istinto naturale. Infatti
il periodo in cui nella donna è più forte il desiderio di rapporti
sessuali è proprio quello dell’ovulazione, nel pieno del periodo fertile
quando la donna risulta più disposta e più disponibile, più attratta e
più attraente. Gli specialisti spiegano che ciò avviene perché nei
giorni fertili gli ormoni sessuali femminili risultano più concentrati.
Quasi tutte le persone, cattolici compresi, naturalmente si guardano
bene dal prendere in considerazione tali precetti elaborati da una
morale di uomini celibi, e infatti secondo la rivista scientifica «Human
Reproduction» della Oxford University Press durante l’ovulazione la
frequenza dell’attività sessuale risulta aumentata del 24%.
Ignora il
primato della coscienza. Occorre chiedersi che cosa sia più umano: la
libertà che comprende, vuole e decide, oppure la sottomissione a una
necessità biologica che impone se stessa quale criterio dell’agire e del
non-agire? Io credo che la dignità della persona umana consista
nell’uso libero e responsabile della propria intelligenza e della
propria volontà. Io credo che la vera natura della persona umana non sia
espressa dal ritmo del ciclo biologico, ma dall’intelligenza e dalla
volontà responsabili. Io credo, in altri termini, nel primato della
coscienza. E dicendo questo, non faccio che esprimere il senso più
profondo della tradizione giudaico- cristiana.
Non rispetta il dato biblico.
Con
ciò non intendo ovviamente le considerazioni spesso arretrate sulla
donna e sulla vita sessuale contenute nei vari libri biblici. Intendo
piuttosto la logica complessiva del messaggio biblico, ovvero la sua
dinamica evolutiva. All’interno della Bibbia infatti si ritrovano
affermazioni a favore della poligamia e altre a favore della monogamia, e
così è per la dissolubilità e l’indissolubilità del matrimonio, la
fecondità e la verginità, l’inferiorità e la parità della donna, la
svalutazione e l’esaltazione del corpo. Tutto ciò costituisce un preciso
insegnamento sulla imprescindibilità del contesto storico. Ma c’è
un’altra importante considerazione. Nel libro biblico interamente
dedicato all’amore erotico, il Cantico dei cantici, nel quale la
sessualità costituisce il centro specifico del messaggio. Non vi è
neppure un minimo accenno alla funzione riproduttiva della sessualità e
l’amore erotico non ha altra giustificazione che non se stesso, in
quanto manifestazione della più generale fioritura dell’essere.
Conclusione.
La morale sessuale della Chiesa cattolica vorrebbe essere fondata
sull’oggettività di una presunta legge naturale su cui il soggetto
dovrebbe normare la propria particolare situazione. Alla prova dei fatti
però essa risulta un peso troppo gravoso da portare: lo è a livello
pratico, per l’impossibilità di attuarla con efficacia e con coerenza; e
lo è a livello intellettuale, per il massiccio ricorso a ciò che Rahner
chiamava «cattiva argomentazione in teologia morale». Occorre
intraprendere un profondo percorso di rinnovamento in materia di etica
sessuale, analogo a quello compiuto nell’ambito della morale sociale
dove la Chiesa è passata dal ragionare sulla base di un astratto
criterio oggettivo (i diritti della verità) a un più concreto criterio
soggettivo (i diritti della persona), cambio di prospettiva che l’ha
condotta dall’Inquisizione al rispetto della libertà religiosa della
coscienza. Il medesimo criterio applicato nell’ambito dell’etica
sessuale porterebbe la Chiesa cattolica alle seguenti necessarie
aperture: sì alla contraccezione; sì ai rapporti prematrimoniali; sì al
riconoscimento delle coppie omosessuali. Qualcuno a questo punto si
chiederà se si possa ancora parlare di etica cattolica. E io rispondo
che in realtà non esiste una specifica etica cattolica, l’etica è la
scienza teorica e pratica del bene, e il bene, per definizione, è
universale. Ne consegue che non si tratta di preoccuparsi di
salvaguardare lo specifico dell’etica cattolica, si tratta di voler
pensare in prospettiva universale, cioè veramente cattolica, aggettivo
che com’è noto significa proprio universale (dal greco katholikós
formato dalla preposizione katà, «verso», e dall’aggettivo hólos,
«tutt’intero»).
L'amore è un dolce tiranno che non sopporta la libertà
Nell'ultimo
libro Vito Mancuso cerca di conciliare morale religiosa e pratica
corrente. Ma, a differenza del sesso, l'eros impone rapporti del tutto
esclusivi
Marcello Veneziani
- il Giornale Lun, 06/10/2014
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