martedì 23 settembre 2014
Piketty parla a Repubblica
“Penso a un parlamento dell’eurozona con un solo ministro delle Finanze e un bilancio unico” “Draghi ha fatto molto, ma ha dei limiti oggettivi. Servirebbe un fondo per emettere eurobond”
intervista di Anais Ginori Repubblica 22.9.14
PARIGI
«Errare è umano, perseverare è diabolico. Cambiamo strada, ora». Thomas
Piketty è in testa alla classifica degli economisti che proprio non
amano l’austerità. «Non per partito preso o per bieca ideologia»
premette. «Semplicemente perché ho studiato la storia del debito
pubblico dall’Ottocento ad oggi». A 43 anni appena compiuti è ormai
entrato nella ristretta cerchia degli oracoli, o guru che dir si voglia.
Tutta colpa, o merito, de “Il capitale del XXI secolo”, appena
pubblicato in Italia da Bompiani, il libro con cui analizza l’esplosione
delle disuguaglianze e un capitalismo basato sulla rendita finanziaria
più che sul lavoro. Un bestseller mondiale a sorpresa, incensato da Paul
Krugman, che addirittura mette Piketty sulla rampa di lancio per la
candidatura al Nobel. «Non ero preparato a questo successo» racconta
l’economista francese nel modesto ufficio alla Paris School of
Economics. «Come vede — ironizza — l’università manca di fondi. Se
pensiamo che solo lo 0,5% del Pil francese va all’istruzione e alla
ricerca. Molto meno di quanto spendiamo per rimborsare il debito ». A
sorpresa, però, Piketty non crede che il vulnus dell’eurozona sia
economico, ma politico. La sua proposta: «I paesi dell’euro devono avere
un parlamento che possa decidere in autonomia rispetto alle istituzioni
dei 28 paesi dell’Ue. Abbiamo creato un mostro: non possiamo più avere
una moneta unica senza una politica di bilancio comune».
Cominciamo dal debito pubblico. Smettiamo tutti di pagare?
«I
debiti pubblici non sono più elevati che in America, nel Regno Unito o
in Giappone. Solo qui, in Europa, abbiamo trasformato questa situazione
in una crisi di sfiducia e stagnazione dell’economia. Sono molto
preoccupato. Vedo soprattutto un immenso spreco. Nel mio libro dimostro
che i fondamentali dell’Europa sono migliori di quel che pensiamo. I
patrimoni e redditi non sono mai stati così alti. Anzi, sono aumentati
in percentuale del Pil più che i debiti pubblici. Sono i nostri governi
ad essere poveri».
Quale soluzione allora?«Per ridurre il debito con
avanzi primari sul bilancio statale, come cerca di fare l’Italia, ci
vogliono decenni. Nell’Ottocento il Regno Unito aveva il 200% di debito
pubblico sul Pil. Nel 1910, attraverso continui avanzi primari, è
arrivato al 20% del Pil. Ma in un secolo il Regno Unito ha speso più per
rimborsare debito che per investire nel sistema educativo. E’ un
esempio triste, che ci dovrebbe far riflettere».
Più flessibilità sui deficit, come chiedono François Hollande e Matteo Renzi?
«Mi
fa paura l’assenza di proposte che colgo in Hollande e Renzi. Non si
può dire solo meno austerità, più investimenti. Per la Germania è facile
rifiutare. È come se qualcuno chiedesse di avere una carta di credito
in comune, facendo la spesa per conto suo. Italia e Francia dovrebbero
avere più coraggio. Mettere subito sul tavolo un progetto di unione
politica. A quel punto, anche i tedeschi sarebbero in difficoltà».
Cosa significa per lei unione politica?
«Un
parlamento dell’eurozona, anche con meno paesi degli attuali 18, ma con
un bilancio comune, un solo ministro delle Finanze, un livello di
deficit votato di anno in anno in base alla congiuntura. Non potrà mai
funzionare una moneta unica con 18 sistemi economici e sociali, 18
debiti pubblici e 18 tassi di interessi su cui i mercati possono
speculare».
Quali paesi dovrebbero far parte di un eurogruppo ristretto?
«Francia,
Italia, Germania, Belgio, Olanda, Spagna. Serve un gruppo pilota per
dimostrare che l’integrazione delle politiche di bilancio è possibile.
Oggi i tassi di interesse sui titoli di Stato nell’eurozona vanno dallo 0
al 4%. Non è normale per paesi che fanno parte della stessa unione
monetaria. I mercati continuano a mettere in conto che qualche paese
possa fare default o uscire dall’euro».
La governance europea non è già abbastanza farraginosa?
«L’attuale
sistema istituzionale è bloccato dalla regola dell’unanimità. In un
sistema parlamentare le decisioni sarebbero prese attraverso compromessi
e coalizioni. Bisogna dare fiducia alla democrazia. I cittadini sono
pronti se spieghiamo che con un parlamento dell’eurozona si potranno
adattare i deficit alla congiuntura, lottare meglio contro l’evasione
fiscale, oppure votare un imposta sui redditi delle società. Oggi in
Europa le multinazionali pagano meno tasse delle piccole e medie
imprese. E’ un’assurdità».
Il piano di investimenti della nuova Commissione può aiutare la ripresa?
«Per
arrivare a 300 o 400 miliardi di euro sono stati addizionati
investimenti pubblici e privati che ci sarebbero stati comunque. Non ci
sarà alcun impatto sui bilanci nazionali e sull’economia europea. E’
solo un trucco contabile ».
Mario Draghi ha salvato l’Europa?
«In
questi anni ha fatto molto. Non a caso, la Bce è l’unica istituzione
federale europea che non rispetta la regola dell’unanimità. Ma non si
può chiedere tutto a Draghi. Ha limiti oggettivi. Se ogni mattina la Fed
dovesse scegliere tra il debito di New York, Texas o California,
cercando accordi sui singoli bilanci, sarebbe il caos. Solo con un fondo
comune di redenzione dei debiti pubblici, che possa emettere eurobond a
un solo tasso di interesse, la Bce potrà davvero stabilizzare il
sistema».
L’uscita dall’euro è un pericolo?
«Ritornare alla moneta
nazionale sarebbe catastrofe. Ma l’unione monetaria senza unione
fiscale e politica è la situazione peggiore. La speculazione sulle
monete è stata sostituita da quella sui tassi d’interesse. E oggi i
governi non hanno più l’arma della svalutazioneDobbiamo aprire gli occhi e trarre insegnamento dai nostri errori».
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1 commento:
Mi pare evidente che "Il re è nudo", soltanto che anche se tutto è chiaro e lampante ...anche il regime di Hitler era chiaro e lampante ... per i partiti politici europei che sono a libro paga della plutocrazia mondializzata di multinazionali di finanza e impresa ... hai voglia di prendere coscienza che è questa l'unica soluzione per l'Europa, ma vorrebbe dire che la politica ritorna a governare i mercati e non viceversa. Il PSE riemergerà dalla cloaca neoliberista in cui si è cacciato da Blair e Scrhoeder ... in attesa abbiamo cominciato con la Lista Tsipras ora in Italia dobbiamo sveltire le pratiche per fare risorgere il partito della sinistra unita ... L'Altra Italia. - Luigi Fasce comitato post Tsipras ora L'Altra Liguria - www.circolocalogerocapitini.it
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