martedì 23 settembre 2014

Torna "Il problema della sociologia" di Georg Simmel

Il problema della sociologia
Georg Simmel: Il problema della sociologia, Mimesis

Risvolto

La sociologia osserva separatamente il semplice elemento sociale dalla totalità della storia umana, cioè dell’accadere nella società, o – detto brevemente e paradossalmente – essa studia ciò che nella società è “società”. Simmel è uno dei padri fondatori della sociologia. In questi scritti fondamentali l’autore affronta la definizione stessa dell’oggetto di questa scienza, la società. Società è per Simmel ogni tipo di realtà in cui gli individui entrano in relazione reciproca. Il punto è creare uno spazio, un terreno di studio in cui questo oggetto emerge al di là della storia con la S maiuscola, della filosofia e di tutte le altre discipline umanistiche. Con semplicità ed efficacia, questo grande nome della sociologia apre al lettore la sua cassetta degli attrezzi. Strumenti a lungo meditati, eppure in grado di cogliere i grandi eventi, ma anche le piccole sfumature dei complessi rapporti tra uomini nello spazio pubblico. Dalla politica alla moda, Simmel è infatti il sociologo che ha saputo cogliere la dimensione relazionale del sapere umano.


La “scienza nova” di Georg Simmel 
Saggi. Nuova edizione del «Problema della sociologia» di Georg Simmel. L’impegnato testo dell’intellettuale tedesco sulle trasformazioni prodotte dal primo movimento operaio 

Fabrizio Denunzio, il Manifesto 23.9.2014 

Luca Mar­ti­gnani e Davide Rug­geri hanno avuto la bella idea di riu­nire le due ver­sioni di uno dei saggi più impor­tanti e impe­gna­tivi di Georg Sim­mel nel campo della teo­ria sociale: Il pro­blema della socio­lo­gia. Da quest’idea è nato un age­vole libretto che l’editore Mime­sis ha pub­bli­cato e man­dato in libre­ria con lo stesso titolo (pp. 145, euro 10). In un’epoca di crisi gene­ra­liz­zata dei saperi, i cura­tori dell’edizione pro­pon­gono di tor­nare a leg­gere uno dei padri fon­da­tori della socio­lo­gia tede­sca e, in par­ti­co­lare, un sag­gio di natura squi­si­ta­mente epi­ste­mo­lo­gica sulle con­di­zioni di pos­si­bi­lità dell’essere sociale. Quindi, non lo Sim­mel este­tico o il feno­me­no­logo dell’esperienza metro­po­li­tana, né tanto meno quello cul­tu­ra­li­sta o tra­gico, ma quello più «duro», il logico della società. L’invito, impe­gna­tivo, va accolto.
Se la seconda ver­sione del sag­gio ha avuto un destino edi­to­riale sicuro, garan­tito dal fatto che fun­gesse – arric­chita dell’Excur­sus: com’è pos­si­bile la società – da primo capi­tolo della Socio­lo­gia sim­me­liana del 1908, e quindi, in quanto libro, acces­si­bile ad ogni let­tore, alla prima non è stato riser­vato un pri­vi­le­gio del genere. Seb­bene tra­dotto in fran­cese, inglese, russo e ita­liano nell’arco di un lustro dal momento della sua pub­bli­ca­zione ori­gi­nale, avve­nuta nel 1894 su una pre­sti­giosa rivi­sta tede­sca diretta dall’economista Gustav Sch­mol­ler, que­sto primo Pro­blema della socio­lo­gia non è mai arri­vato ad un pub­blico che non fosse diverso da quello degli spe­cia­li­sti che leg­gono rivi­ste spe­cia­li­sti­che di set­tore. E per tale motivo gli si è fatto torto due volte: in primo luogo per la viva­cità e la chia­rezza dell’esposizione (dif­fi­cil­mente le si ritro­ve­ranno nella ver­sione del 1908), in secondo luogo per­ché Sim­mel diceva di esso, in una let­tera a Cele­stine Bou­glé del 27 novem­bre 1895: «Con­si­dero il mio breve arti­colo come il più fecondo che io abbia scritto». Anche per quest’ordine di ragioni – oltre quelle indi­cate dai cura­tori negli inter­venti con cui aprono e chiu­dono il libro – vale la pena di leg­gere oggi que­sto pri­mevo Pro­blema della socio­lo­gia. 

La ricerca del particolare 
Qual è que­sto pro­blema? Capire innan­zi­tutto cosa sia que­sta «scienza nova», quale il suo oggetto e con che metodo stu­diarlo.
All’epoca in cui Sim­mel si accin­geva a pen­sare tali que­stioni e all’interno della tra­di­zione cul­tu­rale tede­sca in cui le pen­sava, le uni­che scienze sociali erano quelle sto­ri­che ed eco­no­mi­che. La socio­lo­gia, quindi, per con­qui­starsi una pro­pria auto­no­mia doveva neces­sa­ria­mente dif­fe­ren­ziarsi da que­ste. Per poter com­piere que­sta ope­ra­zione Sim­mel cer­cava e otte­neva l’appoggio della psi­co­lo­gia: «così come la dif­fe­ren­zia­zione di ciò che è particolare-nello-psichico di ambiti ogget­tivi genera la psi­co­lo­gia come scienza, così un’autentica socio­lo­gia potrebbe trat­tare sol­tanto ciò che è particolare-nel-sociale, la forma e le forme dell’azione reci­proca». Ana­lo­ga­mente alla psi­co­lo­gia, la socio­lo­gia trova la sua auto­no­mia scien­ti­fica nell’analisi di ciò che di sociale c’è nella società: la forma a cui danno vita le inte­ra­zioni per­so­nali degli agenti sociali e non le cause e i fini par­ti­co­lari che li hanno spinti a dare esi­stenza a que­sta for­ma­zione par­ti­co­lare. Per usare l’esempio di Mar­ti­gnani: una socio­lo­gia di que­sto tipo stu­dierà la forma matri­mo­nio e non le moti­va­zioni per­so­nali che spin­gono gli amanti a spo­sarsi.
Se la socio­lo­gia è la «scienza nova» delle forme create dall’associazione umana, il metodo che la con­trad­di­stin­gue è anch’esso quello di «tutte le scienze psi­co­lo­gi­che com­pa­rate». Quindi, «A fon­da­mento ci sono certe pre­messe psi­co­lo­gi­che, che fanno parte di que­gli ele­menti senza i quali non potrebbe esi­stere alcuna scienza sto­rica: i feno­meni della richie­sta e pre­sta­zione di soc­corso, dell’amore e dell’odio, della pleo­ne­xia e della sen­sa­zione di sod­di­sfa­ci­mento nello stare insieme». Su que­sto punto, però, Sim­mel non è del tutto chiaro, infatti, que­sti «pro­cessi psi­chici pri­mari» che pone a base del metodo socio­lo­gico, non diven­tano mai ope­ra­tivi al momento dell’analisi. In que­sta sede il socio­logo tede­sco trova molto più sicura una stru­men­ta­zione con­cet­tuale di tipo geo­me­trico: iso­lare, sepa­rare, astrarre e com­bi­nare. La forma della socia­zione va iso­lata all’interno della tota­lità dell’accadere sto­rico e da essa iso­lata, astratta da que­sto con­te­sto diventa pos­si­bile com­bi­nare i suoi ele­menti per poterne indi­vi­duare le leggi di fun­zio­na­mento. Detta altri­menti, il metodo socio­lo­gico sim­me­liano separa la forma dal con­te­nuto – il matri­mo­nio in quanto isti­tu­zione dal suo con­te­nuto affet­tivo – e prende la forma come suo oggetto d’analisi per capirne il fun­zio­na­mento – il matri­mo­nio come sistema rego­la­tivo delle strut­ture paren­tali, stru­mento di tra­smis­sione dell’eredità e mec­ca­ni­smo di ripro­du­zione dell’ordine esi­stente.
Il pro­blema della socio­lo­gia è così risolto: scienza delle forme asso­cia­tive stu­diate con metodo psico-geometrico. 

Un pro­blema di militanza 
La chia­rezza del sag­gio, il fatto che Sim­mel lo amasse tanto, la forza di una rifles­sione che fonda una nuova scienza, non devono mai essere disgiunte dalla con­tin­genza storico-politica in cui esse si sono pro­dotte.
Ho sem­pre avuto l’impressione che Il pro­blema della socio­lo­gia arri­vasse in un momento di forte mili­tanza poli­tica di Sim­mel nelle file del movi­mento socia­li­sta tede­sco, che venisse pen­sato nella sequenza di inter­venti poli­tici che vanno dal 1890 al 1900, in par­ti­co­lare che nascesse tra l’articolo sui liberi sin­da­cati (1892–93) e quello sulla medi­cina sociale del 1897.
Visto da que­sta pro­spet­tiva Il pro­blema della socio­lo­gia diventa il ten­ta­tivo epi­ste­mo­lo­gico di pen­sare cosa ci sia di dav­vero nuovo nella società men­tre que­sta è tra­sfor­mata dall’azione poli­tica del movi­mento ope­raio. Sicu­ra­mente Sim­mel non era un mar­xi­sta (liquidò il mate­ria­li­smo sto­rico alla fine de I pro­blemi della filo­so­fia della sto­ria). Il suo modello teo­rico, però, rap­pre­senta, come tutta la socio­lo­gia di que­sto periodo, il ten­ta­tivo del grande pen­siero bor­ghese di dare una rispo­sta, se si vuole anche con­trad­di­to­ria, ma reale e inclu­siva ai con­flitti sociali del tempo.

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