domenica 19 ottobre 2014
Le lettere dei coniugi Ronsenberg prima della sedia elettrica
I Rosenberg. Lettere dalla sedia elettricaComunisti, condannati a morte innocenti. La condanna fu eseguita a New York, nel 1953...di Ethel e Julius Rosenberg Repubblica 19.10.14
Col
tempo dovrete arrivare a convincervi che la vita è degna di esser
vissuta. Vi conforti il fatto che anche adesso che la fine della nostra
si avvicina lentamente, noi ne abbiamo una certezza tale da sconfiggere
il boia! La vostra vita deve insegnarvi inoltre che il bene non può
fiorire in mezzo al male; che la libertà e tutte le cose che rendono la
vita degna e soddisfacente devono talvolta esser pagate care. Vi
conforti che noi siamo sereni e abbiamo capito con estrema chiarezza che
la civiltà non è ancora progredita al punto che non si debba perdere la
vita nel nome della vita e che ci aiuta la consapevolezza che altri
continueranno dopo di noi.
Vorremmo poter avere la gioia e la
soddisfazione di vivere la nostra vita con voi. Vostro padre che è con
me in queste ultime ore cruciali manda ai suoi adorati ragazzi il suo
cuore con tutto l’amore che ha dentro. Ricordate sempre che siamo
innocenti e non potevamo far torto alla nostra coscienza. Vi teniamo
stretti e vi baciamo con tutte le nostre forze
Con affetto Papà e Mamma — 19 giugno 1953
Miei
carissimi, dolcissimi figli, Ho pensato così tante volte di scrivervi
ma veniva fuori sempre qualcos’altro e esigeva precedenza dalle mie
energie. Ovviamente ho inviato messaggi a tutti e due voi tramite i
corvi e i pettirossi, ogni volta che le loro maestà mi omaggiano delle
rare visite nel cortile e la scorsa settimana, quando uno splendido
merlo dalle ali rosse è piombato giù inaspettatamente a prendere il pane
che avevo sparso per i passeri, sono rimasta a fissarlo senza parole,
con un braccio attorno a ciascuno dei miei figli, gli occhi bramosi
pieni della sua sgargiante bellezza, stringendo a me il vostro amoroso
tepore. Per un attimo eravamo lì tutti e tre, col fiato sospeso, poi il
merlo ha preso elegantemente il volo e si è librato nel cielo in una
fuga di colori brillanti. Era andato, e voi con lui!
Tanti abbracci, tanti baci e tutto il mio amore a voi due Mamma — 18 maggio 1953
Carissimo
Michael, come ho sempre fatto, anche quest’anno, nella specialissima
ricorrenza del tuo decimo compleanno, il dieci marzo, mi unisco ai
festeggiamenti, ti invio il mio bene più sincero, l’abbraccio più
affettuoso e ti bacio con tutto il cuore. Ogni volta che compi gli anni,
figlio mio, cresci sotto molti aspetti. Cresce il tuo sapere, cresce la
tua intelligenza, sei in grado di perseguire obiettivi nuovi e
superiori delle cose più belle che la vita ci regala, di apprezzare il
mondo in cui viviamo e il ruolo che vi giochiamo. Anche per me, tuo
padre, questo giorno è importante. Sono fiero dei tuoi successi e mi
stanno a cuore costantemente la tua felicità e il tuo benessere.
Soprattutto, Mike, io ti accetto sempre per come sei, che tu mangi o no
le uova, con tutti i tuoi capricci e piagnistei, le tue gioie, i tuoi
dolori, le tue speranze. Da adulti la vera cosa bella è avere
determinazione nella vita, impegnarsi per migliorare il mondo in cui
viviamo. Credo che questo sia il modo per migliorarci come persone
scoprendo quanto davvero valiamo.
Anche se le circostanze impediscono
un più stretto contatto tra noi sono molto felice che tu te la cavi
bene nel fare le cose normali che fanno tutti i bambini della tua età;
studiare, giocare, imparare la musica, fare a botte, (prendere in giro),
lagnarsi ecc. Davvero figlio mio sei bravo e quindi oltre ad augurarti
buon compleanno mi congratulo con te per il tuo comportamento.
Sai
che è molto importante che non chiudiamo gli occhi di fronte alla
realtà. Siamo consapevoli delle difficoltà che affrontiamo e del
profondo significato di ciò che avviene attorno a noi in particolare
nella misura in cui si riflette nella questione che ha toccato le nostre
vite e riveste tanta importanza per l’umanità. Quindi dobbiamo
attenerci saldamente alla verità, al fatto che siamo innocenti e abbiamo
il coraggio delle nostre convinzioni. Ogni giorno sempre più persone in
tutto il mondo vengono in nostro sostegno, capiscono la vera natura del
nostro caso e siamo fiduciosi che contribuiranno a farci tornare in
libertà.
Il vostro papà — 8 marzo 1953
Qualche giorno fa ho
ricevuto una lettera. Aprendola sono rimasto sorpreso che l’avessi
scritta tu. Ero orgoglioso e felice di ricevere tue notizie di tuo
pugno. La tua calligrafia è buona e le frasi sono ben comprensibili.
Tesoro stai crescendo e imparando e io ne sono tanto felice. Quanto alla
scuola pubblica, non avevo dubbi che avresti recuperato in fretta, ma
non avevo idea che il mio caro ragazzo fosse in grado di fare progressi
così rapidi. Perché in un paio di settimane sei in terza e già in pari
con gli altri. Tua zia Lena mi ha detto che la tua maestra pensava
addirittura che tu potessi farcela bene anche in quarta. Il fatto che tu
sia in classe assieme ai tuoi amici dell’istituto è una bella cosa e,
dato che dici che ti sembra che la scuola duri solo due minuti, capisco
che ti piace. A quanto sento da te, da nonna Sophie e dalla zia Lena
sulle tue abitudini alimentari sono certo che hai scoperto il segreto di
provare cose nuove per capire cosa ti piace davvero. Non è bello sapere
che in questo modo non ti perdi il gusto di mangiare cibi nuovi e
buoni? Soltanto un mese fa eri preoccupato per la scuola, per il
mangiare, per il dormire nella casa nuova e tutto è andato proprio come
ti avevamo detto che sarebbe andato. Te la cavi benissimo, ti sei fatto
nuovi amici e all’istituto tutti ti vogliono bene. Che bello sentire che
tu e tuo fratello avete passato una splendida giornata a casa di zia
Ethel domenica scorsa. La tua meravigliosa mamma ed io stiamo
organizzando altre visite domenicali interessanti per voi ragazzi. Ora
che sei tornato a scuola e sai leggere meglio immagino che tu passi
molto tempo in cerca di nuove avventure nei libri.
Quanto a me, ho
letto moltissimo ed è una gran soddisfazione. Chanukah con le candele, i
giochi, i party e i canti è arrivata e passata. So che ti sei divertito
e ricordo la magnifica festa dell’anno scorso, trascorsa ad accendere
le candele, cantare inni e scambiarci regali. Dato che non posso stare
con voi e passare del tempo assieme mi viene a mancare qualcosa di molto
caro e ho tanta nostalgia di voi. Ma siccome so che tutti noi cerchiamo
di vivere al meglio questo stato di cose e che si tratta di una
situazione temporanea, il morale e le speranze sono alti. Figli miei.Vi
penso sempre. Abbracci e baci Con tutto il mio affetto Il vostro papà
Julius — 11 dicembre 1950
(Traduzione di Emilia Benghi)
Rosenberg “Mangiate, fate i bravi”. L’addio ai figli delle “spie di Stalin”
di Vittorio Zucconi Repubblica 19.10.14
NON ERA UNA SPIA, era soltanto una madre, la donna che sulla soglia della sedia elettrica scrisse ai figli: «Vi conforti sapere che noi siamo sereni. Ricordate sempre che noi siamo innocenti». Era il 19 giugno del 1953, il giorno in cui Ethel Rosenberg, con suo marito Julius, fu messa a morte a Sing Sing per un reato mai commesso: spionaggio per l’Urss. Ora che, mezzo secolo più tardi, vengono messe in mostra dalla Boston University le ultime lettere dal carcere dove per due anni avevano atteso un’esecuzione decisa e voluta per placare la sete di “streghe” che ossessionava l’America, la verità giudiziaria su questa coppia simbolo della paranoia rossa non cambia. Cambia la conoscenza di un uomo e di una donna intrappolati nella simbologia crudele della Guerra fredda e divorati dalle crisi di isteria ideologica dalle quali nessuna nazione è immune.
Julius aveva fatto la spia per Stalin, come più tardi riveleranno i documenti russi dell’”Operazione Venona”. Ethel mai. Fu il fratello, lui sì una spia, morto proprio in questi giorni dopo avere ammesso la verità, a deporre il falso contro di lei al processo del 1951 e a darla in pasto al maccartismo paranoide per salvare il proprio collo.
Il “Caso Rosenberg” divenne l’”Affare Sacco e Vanzetti” per la generazione del dopoguerra, un esempio sensazionale della ingiustizia sommaria applicata per placare il terrore del nemico vero o immaginario, l’anarchia e l’immigrazione dal sud Europa negli anni Venti, l’orso russo negli anni Cinquanta.
Neppure i due si resero conto fino agli ultimi giorni di avere commesso colpe tanto mostruose da mobilitare il boia.
Nelle lettere di Julius e Ethel si percorre il cammino del loro progressivo sbigottimento per il montare di un giustizialismo alimentato da un mondo politico sconvolto dalla scoperta che la “Bomba”, creata dagli scienziati del Progetto Manhattan e considerata un’esclusiva degli americani, era finita, appena quattro anni dopo Hiroshima, nell’arsenale di Stalin. «Il nostro avvocato — scrive Julius che, insieme al cognato, aveva passato ai sovietici informazioni giudicate “quasi irrilevanti” dallo stesso responsabile del Progetto Manhattan— ci tranquillizza e ci assicura che non esistono elementi per una condanna a morte». «La civiltà non è ancora progredita al punto di non dover perdere la vita per salvare vite» scriveva la madre ai figli.
Sia Julius che Ethel erano stati iscritti al partito comunista americano, il Workers’ Party, e questa era già colpa sufficiente nel mondo in bianco e nero del tempo. Julius non passò mai nulla di importante agli uomini di Stalin, certamente nulla che potesse avvicinare i dettagli che la vera superspia sovietica, Klaus Fuchs, destinato a morire di vecchiaia, aveva fatto filtrare da Los Alamos. Ethel fu spedita sulla sedia elettrica perché il fratello testimoniò di averla vista battere a macchina sotto dettatura del marito le informazioni segrete.
Sono stati i figli dei Rosenberg, Mike e Robbie nel lessico famigliare, a mettere a disposizione della Boston University tre dozzine di lettere. I loro genitori sarebbero stati graziati se avessero «confessato» e fatto i nomi di altri. Non lo fecero mai.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento