Non riesco a capire cosa intenda Carioti; bisogna leggere il libro e chiedere a Francesco [SGA].
Francesco Germinario:
Tradizione Mito Storia. La cultura politica della destra radicale e i suoi teorici, Carocci, pp. 214, € 18
Risvolto
In che cosa il radicalismo di destra si è
differenziato dai suoi universi ideologici di riferimento, il nazismo e
il fascismo? Lungo quali percorsi vi si è collegato? Come ha inteso
affrontare il nodo della detestata modernità borghese liberale? Quale
rapporto ha instaurato con i pensatori che riteneva più affini, da
Spengler a Nietzsche? Il volume intende ricostruire la fisionomia della
destra radicale soffermandosi sui suoi teorici più importanti, da Julius
Evola a Franco G. Freda e Giorgio Locchi: un'operazione storica
necessaria per un'area politica di cui a lungo si è parlato solo in
contesti giornalistici e in occasione di vicende di cronaca.
Conversione al revisionismo
Carioti La Lettura © RIPRODUZIONE RISERVATA
Francesco Germinario, attento studioso dell’antisemitismo e dell’estrema
destra, ha appena pubblicato il saggio Tradizione Mito Storia
(Carocci, pp. 214, € 18), nel quale analizza il pensiero di autori
collocati su posizioni molto radicali come Julius Evola, Franco Freda e
Giorgio Locchi. Ma a colpire è soprattutto l’introduzione del libro,
nella quale Germinario coglie alcuni significativi punti comuni tra «i
progetti rivoluzionari di destra e sinistra nel Novecento», in
particolare «la convinzione che il legame sociale assicurato dalla
società borghese liberale fosse inconsistente o molto debole». Analoga
gli pare anche l’intolleranza di cui davano prova gli ideologi di
entrambe le tendenze nel respingere «le mediazioni o i compromessi» con
le altre culture, bollate «come narrazioni menzognere». Eppure anni fa,
nel saggio Da Salò al governo (Bollati Boringhieri, 2005), il medesimo
Germinario attaccava con notevole asprezza gli studiosi che osavano
esprimere «una simultanea condanna di comunismo e fascismo, giudicati la
morsa che in Italia aveva bloccato una linea di sviluppo liberale». Si
ha la sconcertante impressione che il Germinario di oggi cominci ad
assomigliare un pochino ai frequentatori dell’aborrito «salotto del
revisionismo» preso di mira dalle furenti bordate del Germinario di
ieri. Ma in fondo sullo sconcerto prevale il sollievo: tra i due volti
dello stesso autore, l’attuale è di gran lunga preferibile al
precedente.
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