giovedì 9 ottobre 2014
Vodka e vita in Unione Sovietica: Venedikt Erofeev
Venedikt Erofeev: Mosca-Petuškì. Poema ferroviario, a cura di Paolo Nori, Quodlibet
Risvolto
Uscito dalla stazione Savelskaja avevo
bevuto per cominciare un bicchiere di vodka del Bisonte perché so per
esperienza che, come decotto mattutino, il genere umano non ha ancora
inventato niente di meglio.
Questo romanzo, che
Erofeev chiamava «poema ferroviario» perché si svolge in uno stato di
estasi superalcolica tra la stazione di Mosca e quella di Petuškì, è
stato uno dei libri più letti nella Russia dell’ultima era sovietica;
circolava clandestinamente di lettore in lettore dal 1973, e fu
pubblicato quello stesso anno in Israele in russo. In Russia fu ammesso
ufficialmente e integralmente solo dopo il 1990, incontrando un successo
e un apprezzamento enorme (Limonov ne parla con malcelata invidia e
denigrazione): sembra che per desiderio dell’autore il libro dovesse
costare quanto una bottiglia di vodka. Romanzo più che mai illustrativo
dell’insofferenza per il regime morente, e del sordo, sotterraneo,
costante boicottaggio messo in atto dalla popolazione, in particolare
dalla larga popolazione di alcolizzati. La traduzione di Paolo Nori gli
restituisce la vivezza del parlato anche gergale e la soffusa tragica
comicità.
Bruno Ventavoli «Tuttolibri - La Stampa» 06-09-2014
Tommaso Pincio «Alias - il manifesto» 28-09-2014
Luca Scarlini «pagina99» 04-10-2014
Paura e disgusto nella Mosca degli Anni Sessanta tra vagabondaggi alcolici e censura
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