lunedì 24 novembre 2014
La costruzione di una forza-lavoro a basso costo, ricattabile, servile e scarsamente produttiva va a gonfie vele
Gli italiani e la lunga crisi. Senza reddito né lavoro: due milioni di famiglie rischiano il «default»
Dalla fotografia scattata
da Italia Lavoro sui dati Istat emerge, poi, che dal 2004 al 2013 è
aumentato il peso delle persone sole (+42,2%) e dei genitori single con
figli a carico, che hanno superato quota 2,1 milioni, in aumento del 25
per cento
di Francesca Barbieri Il Sole 24.11.14
Sempre più frantumate, invecchiate e meno attive sul mercato del lavoro,
le famiglie italiane escono con le “ossa rotte” dagli anni della crisi.
La fotografia scattata da Italia Lavoro, rimescolando i microdati
Istat, riflette una vera e propria tendenza alla frammentazione: la
coppia con figli, pur restando in vetta, dal 2004 in poi ha visto
diminuire il proprio peso, passando da un’incidenza del 42,5% sul totale
dei nuclei al 36,7 per cento. In forte crescita risultano, invece, le
persone sole, che sono passate da poco meno di 5,7 milioni a oltre otto
(+42,2%), e i genitori single con figli a carico, che hanno superato
quota 2,1 milioni, in aumento di un quarto rispetto al 2004.
Una polverizzazione che ha fatto crescere di più il numero delle
famiglie (+8% dal 2006 al 2012) rispetto al trend della popolazione
(+1,1%). «È lo specchio di un Paese - commenta Luigi Campiglio, docente
di politica economica all’Università Cattolica di Milano - sempre più al
femminile: le donne con una speranza di vita più lunga sono spesso
vedove o sole in tarda età, oppure ne troviamo di mezza età senza figli
che si occupano delle madri anziane, o ancora giovani separate dal
marito che accudiscono da single i figli». Con effetti negativi in
termini economici, «visto che le lavoratrici - aggiunge Campiglio -
restano prevalenti nelle posizioni meno pagate e hanno scarse
prospettive di carriera rispetto agli uomini».
La crisi del lavoro
Lo studio di Italia Lavoro non lascia grandi spazi all’ottimismo e
tratteggia effetti pesanti anche sull’occupazione. L’anno scorso il 16%
dei nuclei ha avuto almeno un componente colpito dalla perdita del posto
per licenziamento, cessazione dell’attività dell’impresa o per scadenza
del contratto a termine, contro il 13% di un anno prima. In valore
assoluto si tratta di poco meno di quattro milioni di nuclei familiari,
aumentati del 20% in un anno.
Restringendo l’obiettivo sul territorio, emerge che è il Sud a soffrire
di più:?in Sardegna il 24% delle famiglie ha almeno un componente che ha
perso il lavoro nel 2013, in Calabria il 23,3%, in Puglia il 22% e in
Sicilia il 21% (si veda l’infografica a lato). «Durante la crisi -
sottolinea Daniela Del Boca, docente di economia politica all’Università
di Torino - si aggrava il fenomeno di “polarizzazione” tra le famiglie
in cui si lavora in due e quelle in cui nessuno è “attivo”, già in atto
negli anni precedenti e non solo in Italia. Questa situazione mette a
rischio di povertà un crescente numero di nuclei, in primis quelli con
un unico genitore, ma nel nostro Paese la situazione è aggravata
dall’invecchiamento della popolazione che in altri Stati è meno
accentuata, dato il minor declino della fertilità». Oggi, infatti, le
famiglie composte da over 65 soli sono circa 4 milioni.
Le famiglie più a rischio
Dalle elaborazioni di Italia Lavoro emerge poi che quasi due milioni di
famiglie sono a forte rischio di esclusione sociale:?non hanno redditi
da lavoro né da pensione, né componenti al proprio interno con oltre 65
anni (che potrebbero beneficiare di sussidi sociali). Si tratta di
nuclei che nel 58% dei casi hanno subìto almeno una perdita di lavoro
nel giro di un anno, che hanno un figlio a carico (41%), con almeno un
Neet (21%) e nel 14% dei casi sono composte da soli stranieri.
Il peso dei Neet
E se da un lato sempre più madri e padri perdono il lavoro, dall’altro
sempre più figli faticano a uscire di casa. Nel 2013 su un totale di 25
milioni di famiglie l’8,3% ha almeno un Neet (giovane al di sotto dei 30
anni che non studia e non lavora) all’interno: si tratta di 2,1 milioni
di unità, che rappresentano il 31,4% di tutte le famiglie con un
componente tra i 15 e i 29 anni. E in 280mila ce n’è più di uno.
Nella maggior parte dei casi si tratta di coppie con figli (1,5
milioni), che corrispondono a 1,8 milioni di Neet. Tutti figli? Non
proprio, visto che dal report si osserva che oltre 320mila rivestono il
ruolo di genitore. Tra questi ultimi, «c’è una maggioranza di individui -
spiegano da Italia Lavoro - con coniuge occupato, prevalentemente con
qualifica di lavoro manuale, ma anche un buon quarto che non può contare
su alcun sostegno economico derivante dal lavoro».
Con riferimento ai figli Neet, la metà ha un solo genitore occupato -
per lo più con qualifica medio-bassa -, il 23,5% ha entrambi i genitori
inseriti al lavoro, ma ben tre su dieci(423mila) hanno mamma e papà
privi di un impiego.
«Una condizione di grave criticità - conclude il sociologo Egidio Riva -
frutto della disillusione di fronte alle aspettative lavorative dei
giovani che vengono puntualmente tradite. Il lavoro è una risorsa sempre
più scarsa e non solo non lo si ricerca più, ma si rinuncia anche ad
accedere a livelli di istruzione più elevati, come conferma il calo di
matricole all’università».
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