Da Porta Palazzo ai padroni della Fiat, dal sensitivo Rol al Valentino "proibito". "Shit and Die" è il capolavoro dell'artista in veste di curatoreLuca Beatrice - il Giornale Mer, 05/11/2014
Cattelan a Torino Pellegrinaggio nella banalità del male
Si apre dopodomaniShit and Die, la mostra curata dall’artista Come trasformare la prosaicità del vivere in un tema geniale
Francesco Bonami La Stampa 4 11 2014
Mai, dico mai, sottovalutare la banalità di Maurizio Cattelan. Nemmeno da prendere sottogamba l’uso eccezionale e devastante che fa della banalità trasformandola in contenuti dal peso specifico molto alto. Già il titolo della mostra, Shit and Die - frammento preso in prestito da un famosissimo neon dell’artista americano Bruce Nauman, One Hundred Live and Die del 1984 -, è così scontatamente e banalmente Cattelan da «funzionare» alla grande sparpagliato per tutta Torino. D’altronde l’intera mostra è un omaggio alla città che la ospita. Prodotto da One Torino, il braccio culturale di Artissima, a Palazzo Cavour, questo progetto è ispirato e dedicato proprio a lui, il conte Camillo Benso e ai suoi, dice la leggenda, particolari gusti legati alla prima parola del titolo che è inutile stare a ripetere.
La banalità del male nelle mani di un Cattelan al quadrato diventa genialità, togliendo il mestiere anche a noi curatori, da molti anni oramai disperatamente a fare a gara con gli artisti che curiamo. Quindi Cattelan deve essersi detto «se questi vogliono fare gli artisti, perché io non posso fare il curatore?». In realtà il curatore lo aveva fatto già nel 2006 alla Biennale di Berlino. Anche lì come oggi aveva usato come cavalli di Troia per entrare dall’altra parte delle mura due amici curatori, Massimiliano Gioni e Ali Subotnick. A Torino a coprirgli l’eventuale fuga da una brutta figura ci sono Myriam Ben Salah e Marta Papini, giovani curatrici disposte al sacrificio pur di non perdere un’occasione del genere.
Hanno avuto fortuna perché dal cilindro non più troppo profondo dell’artista è uscita una mostra riuscita. Una scatola cinese dove da Torino si parla dell’Italia e del mondo. A partire dagli stendardi fuori, versione aggiornata e rivista dei bimbi impiccati di Milano, con la frase «un uomo è stato decapitato oggi». Visti i tempi è purtroppo possibile che sia proprio come scrive Cattelan e che mentre uno entra a visitare la mostra da qualche parte nel mondo qualcuno venga effettivamente decapitato. Così il curatore sottolinea sia la decadenza della cultura occidentale sia la costanza delle barbarie umane. Ma partiamo dall’inizio. Salendo lo scalone del palazzo ci accoglie un rifacimento di un’opera di Hans-Peter Feldmann, artista tedesco che aveva vinto l’Hugo Boss Prize al Guggenheim di New York mostrando il premio stesso ossia 100.000 biglietti da 1 dollaro a mo’ di tappezzeria. Più shity la versione torinese di Eric Doeringer con soli 30.000 dollari, più o meno, appesi al muro. Fra l’inevitabile e democratica deposizione delle scorie umane e l’atto di morire ci viene suggerito che alcuni possono anche diventare ricchi. Shit, Money and Die sarebbe un titolo forse più completo e adatto allo stato attuale delle cose e dell’arte. Anche se il denaro così come ce lo presenta Cattelan sembra in effetti solo un’altra versione della merda d’artista.
La storia che questa mostra vuole raccontare è la lotta persa in partenza con il nostro comune destino finale. Si sogna, si soffre, si comanda, si perde, si gode, si guadagna, ma poi su tutte le nostre storie scende The End, la fine. Il sogno qui in mostra è rappresentato ad esempio dai mobili disegnati da Gabetti e Isola per l’unità residenziale Olivetti, funzionali e utopici un tempo, tristanzuoli oggi. Per la sofferenza un simbolo inequivocabile, la forca arrivata dal museo di antropologia criminale Cesare Lombroso, con accanto le brocche di coccio con i graffiti dei condannati a morte insieme ai quadri dell’austriaco Markus Schinwald che con minimi interventi su vecchi dipinti ottocenteschi trasforma i soggetti da banali in misteriosi e cupi. C’è poi una sala dedicata ad Aldo Mondino, torinese doc, figura melanconica e ironica, scomparso nel 2005, che racchiude nel proprio lavoro molti temi che si ritroveranno in mostra, come il dialogo fra civiltà e inciviltà. C’è poi il Lascaux contemporaneo, ovvero il greco Stelios Faitakis che con disegni e graffiti racconterà in una sua caverna immaginaria la storia più o meno recente di Torino e del Piemonte. In una stanza potremo osservare gli effetti del peso della storia su una povera autovettura che a poco a poco per tutta la durata della mostra si accartoccerà su sé stessa come se fosse risucchiata dal tempo. È il lavoro del duo Pugnaire e Raffini.
Ma se la storia ci opprime, il presente si esprime con quello che può. Ce lo dimostra Pascale Marthine Tayou, ricreando un mercato fatto con oggetti e merce recuperati a Porta Palazzo. In una mostra dedicata alla morte non poteva mancare la fossa comune. In questo caso le potenziali vittime sono semplici, innocenti tele bianche seppellite sotto la brulla terra da Davide Balula per essere calpestate dai visitatori. Alexandre Singh con un’opera basata sulla mappa dei negozi Ikea nel mondo ci vuole pure parlare della coscienza umana che, per chi ha fatto quell’esperienza, si dissolve nel nulla durante il disperato montaggio di un mobile qualsiasi dal nome impronunciabile dell’azienda svedese.
Il vero studio di Cavour è, diciamo, riallestito con mobili d’epoca ricoperti di plastica come se fosse solo temporaneamente inagibile e il Conte pronto per tornare al lavoro. Alle pareti foto autoritratto della cugina di Cavour, la Contessa di Castiglione, una sorta di Cindy Sherman sabauda. Accecati da una luce abbagliante di fari di auto che stavano sul Muro di Berlino, opera del tedesco Herman Pitz, si può anche avere l’impressione di essere morti ed essere arrivati in paradiso oppure all’inferno, entrando in una specie di corridoio vasariano torinese dove ad artisti vari e sfusi è stato chiesto di fare il ritratto di qualche famoso personaggio torinese. Ne esce fuori un autoritratto collettivo della città benedetto dallo scheletro, in ottima forma, di Carlo Giacomini, direttore del Museo di Anatomia di Torino a fine ’800 che aveva espresso chiara volontà che fosse messo in mostra quello che restava di lui. Chissà se aveva previsto una mostra di questo tipo e con questo titolo curata da una delle personalità più sorprendenti della storia dell’arte. Per superare sé stesso, a questo punto, Cattelan non può far altro che esporre le proprie ossa. Aspettiamo le istruzioni per l’uso.
Torino, Maurizio Cattelan inaugura Artissima
Si intitola “Shite and Die” la mostra che a Palazzo Cavour apre la
rassegna diretta Sarah Cosulich. Una ironica riflessione sulla morte e
sulla storia di Torino
Le foto sono per lo più prese da Internet e quindi ritenute di pubblico dominio. Eventuali titolari rasponi scrivano a info@materialismostorico.it e le rimuoveremo. Anche per gli articoli, del resto, se proprio siete gelosi non è che ci disperiamo.
Bertolt Brecht, An die Nachgeborenen (1939)
Wirklich, ich lebe in finsteren Zeiten!/... Ach, wir/Die wir den Boden bereiten wollten für Freundlichkeit/Konnten selber nicht freundlich sein./Ihr aber, wenn es soweit sein wird/Dass der Mensch dem Menschen ein Helfer ist/Gedenkt unsrer/Mit Nachsicht.
L'eredità di Lenin, intervento al convegno della Fondazione Basso, 23 novembre 2024
Intervento di Stefano G. Azzarà al convegno “Lenin, a cento anni dalla morte”, Fondazione Basso, Roma, 23 gennaio 2024.
Relatori: Jutta Scherrer, Luciano Canfora, Étienne Balibar, Rita Di Leo, Luciana Castellina, Giacomo Marramao, Stefano G. Azzarà.
La fine della democrazia moderna. Intervento al workshop della Fondazione Feltrinelli, 19/10/23
Adeus pós-modernismo: populismo e hegemonia na crise da democracia moderna
Se a primeira parte é dedicada à política imediata, as partes seguintes são, sobretudo, uma crítica filosófica e política do pós-modernismo. Elas nos fazem ver como o pós-modernismo em última análise tem favorecido o processo de desemancipação que está em curso seja ao nível nacional quanto internacional. (…) é urgente aprofundar a crítica do pós-modernismo – uma crítica que até agora encontrou escassa expressão, mas que se impõe seja de um ponto de vista filosófico seja de um ponto de vista político – e neste sentido estamos diante de um livro absolutamente precioso. Domenico Losurdo, na Introdução
Stefano G. Azzarà: Il virus dell'Occidente, Mimesis 2020
Disponibile in libreria e on line
Il revival del pensiero magico nel dibattito odierno: tra No Vax e Censis. Cagliari, 9 12 2021
La fine della "fine della storia": Festival Iconografie XXI, Milano, 25 settembre 2021
Una presentazione de "Il virus dell'Occidente" per Dialettica e Filosofia. Conduce E.M. Fabrizio
PREMIO LOSURDO 2021
Deadline domande di partecipazione: 6 settembre 2021
Premio internazionale "Domenico Losurdo"
Premiazione (28/1/2021): registrazione dei lavori
Gruppo di ricerca internazionale "Domenico Losurdo". A cura di S.G. Azzarà, P. Ercolani e E. Susca
La scuola di Pitagora editrice
LA COMUNE UMANITA'
Memoria di Hegel, critica del liberalismo e ricostruzione del materialismo storico in Domenico Losurdo. Una critica della storia del movimento liberale che chiama in causa i suoi maggiori teorici ma anche gli sviluppi e le scelte politiche concrete delle società e degli Stati che ad essi si sono ri - chiamati; un grande affresco comparatistico nel quale il confronto secolare tra il liberalismo, la corrente conservatrice e quella rivoluzionaria fa saltare gli steccati della tradizione storiografica e disvela il faticoso processo di costruzione della democrazia moderna; l'abbozzo di una teoria generale del conflitto che emerge dalla comprensione dialettica del rapporto tra istanze universalistiche e particolarismo; un'applicazione del metodo storico-materialistico che costituisce al tempo stesso un suo radicale rinnovamento, a partire dalla riconquista dell'equilibrio marxiano tra riconoscimento e critica della modernità: a un anno dall'improvvisa scomparsa, la prima ricostruzione complessiva del pensiero di Domenico Losurdo, uno dei maggiori autori contem - poranei di orientamento marxista e tra i filosofi italiani più tradotti e conosciuti nel mondo.
Heidegger, la guerra “metafisica” della Germania contro il bolscevismo e alcune poesie di Hölderlin
Gianni Vattimo e l'oltreuomo nietzscheano dalla rivoluzione del Sessantotto al riflusso neoliberale
Università di Bologna, via Zamboni 38, 30 maggio 2019 ore 11.00. Organizza: Prospettive Italiane
Domenico Losurdo tra filosofia, storia e politica
Urbino, Palazzo Albani, 12 e 13 giugno 2019
Comunisti, fascisti e questione nazionale. Germania 1923: fronte rossobruno o guerra d'egemonia?
In libreria e in e-book da Mimesis
Esistono ancora destra e sinistra? Preve e Losurdo, Torino 9/3/2019
E' on line il quinto numero di "Materialismo Storico" (2/2017)
Saggi di Cospito, Francioni, Frosini, Izzo, Santarone, Taureck e altri. Ancora un testo di André Tosel. Recensioni: Grasci e il populismo
S. G. Azzarà, A. Monchietto - Comunisti, fascisti e questione nazionale - parte 2, Torino 8/3/2019
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Esistono ancora destra e sinistra? Il confronto tra Domenico Losurdo e Costanzo Preve
Nonostante Laclau. Populismo ed egemonia nella crisi della democrazia moderna
Mimesis 2017
A. Moeller van den Bruck: Tramonto dell'Occidente? Spengler contro Spengler
OAKS editrice
Stefano G. Azzarà: "L'Occidente scivola a destra"
Globalisti contro sovranisti: un'intervista a "Il bene comune"
Una presentazione di Democrazia Cercasi a Milano, 20 maggio 2016
Crisi della democrazia moderna, conflitto politico-sociale e ricomposizione
Intervista a Stefano G. Azzarà
Restaurazione e rivoluzione passiva postmoderna nel ciclo neoliberale
Stefano G. Azzarà: Heidegger ‘innocente’: un esorcismo della sinistra postmoderna. MicroMega 2/2015
Limitarsi a condannare l’antisemitismo di Heidegger cercando di salvare la sua filosofia è un tentativo disperato, perché l’antisemitismo dell’autore di "Essere e tempo" non ha una dimensione naturalistica, bensì culturale: per lui ‘giudaismo mondiale’ è anzitutto sinonimo di modernità, di umanesimo. La filosofia di Heidegger va rigettata non (solo) in quanto antisemita, ma (soprattutto) in quanto intrinsecamente reazionaria
Democrazia Cercasi: una critica del postmodernismo. Società di studi politici, Napoli, 24 2 2015
Sul Foglio una recensione del libro su Moeller-Nietzsche
Friedrich Nietzsche dal radicalismo aristocratico alla Rivoluzione conservatrice, Castelvecchi
Democrazia Cercasi. Dalla caduta del Muro a Renzi: sconfitta e mutazione della sinistra, bonapartismo postmoderno e impotenza della filosofia in Italia, Imprimatur
S.G. Azzarà: "La sinistra postmoderna, il neoliberismo e la fine della democrazia"
Un estratto da "Democrazia Cercasi" su MicroMega / Il rasoio di Occam
S.G. Azzarà: Friedrich Nietzsche dal radicalismo aristocratico alla Rivoluzione conservatrice
Quattro saggi di Arthur Moeller van den Bruck, CastelvecchiEditore. In libreria e in e-book
Nietzsche profeta e artista decadente? Oppure filosofo-guerriero del darwinismo pangermanista? O forse teorico di un socialismo "spirituale" che fonde in un solo fronte destra e sinistra e prepara la rivincita della Germania? Nella lettura di Arthur Moeller van den Bruck la genesi della Rivoluzione conservatrice e uno sguardo sul destino dell'Europa.
È la stessa cosa leggere Nietzsche quando è ancora vivo il ricordo della Comune di Parigi e i socialisti avanzano dappertutto minacciosi e leggerlo qualche anno dopo, quando la lotta di classe interna cede il passo al conflitto tra la Germania e le grandi potenze continentali? Ed è la stessa cosa leggerlo dopo la Prima guerra mondiale, quando una sconfitta disastrosa e la fine della monarchia hanno mostrato quanto fosse fragile l’unità del popolo tedesco? Arthur Moeller van den Bruck è il padre della Rivoluzione conservatrice e ha anticipato autori come Spengler, Heidegger e Jünger. Nel suo sguardo, il Nietzsche artista e profeta che tramonta assieme all’Ottocento rinasce alla svolta del secolo nei panni del filosofo-guerriero di una nuova Germania darwinista; per poi, agli esordi della Repubblica di Weimar, diventare l’improbabile teorico di un socialismo spirituale che deve integrare la classe operaia e preparare la rivincita, futuro cavallo di battaglia del nazismo. Tre diverse letture di Nietzsche emergono da tre diversi momenti della storia europea. E sollecitano un salto evolutivo del liberalismo conservatore: dalla reazione aristocratica tardo-ottocentesca contro la democrazia sino alla Rivoluzione conservatrice, con la sua pretesa di fondere destra e sinistra e di padroneggiare in chiave reazionaria la modernità e le masse, il progresso e la tecnica.
In appendice la prima traduzione italiana dei quattro saggi di Arthur Moeller van den Bruck su Nietzsche.
La recensione di Damiano Palano a "Democrazia Cercasi"
Heidegger il cambiavalute dell'essere
Intervento al convegno di Urbino "I poveri, la povertà", 4 dicembre 2014
S.G. Azzarà, Democrazia cercasi, Imprimatur Editore, pp. 363, euro 16: in libreria e in e-book
www.democraziacercasi.blogspot.it Possiamo ancora parlare di democrazia in Italia? Mutamenti imponenti hanno svuotato gli strumenti della partecipazione popolare, favorendo una forma neobonapartistica e ipermediatica di potere carismatico e spingendo molti cittadini nel limbo dell’astensionismo o nell’imbuto di una protesta rabbiosa e inefficace. Al tempo stesso, in nome dell’emergenza economica permanente e della governabilità, gli spazi di riflessione pubblica e confronto sono stati sacrificati al primato di un decisionismo improvvisato. Dietro questi cambiamenti c’è però un più corposo processo materiale che dalla fine degli anni Settanta ha minato le fondamenta stesse della democrazia: il riequilibrio dei rapporti di forza tra le classi sociali, che nel dopoguerra aveva consentito la costruzione del Welfare, ha lasciato il campo ad una riscossa dei ceti proprietari che nel nostro paese come in tutto l’Occidente ha portato ad una redistribuzione verso l’alto della ricchezza nazionale, alla frantumazione e precarizzione del lavoro, allo smantellamento dei diritti economici e sociali dei più deboli. Intanto, nell’alveo del neoliberalismo trionfante, si diffondeva un clima culturale dai tratti marcatamente individualistici e competitivi. Mentre dalle arti figurative alla filosofia, dalla storia alle scienze umane, il postmodernismo dilagava, delegittimando i fondamenti e i valori della modernità – la ragione, l’eguaglianza, la trasformazione del reale… - e rendendo impraticabile ogni progetto di emancipazione consapevole, collettiva e organizzata. É stata la sinistra, e non Berlusconi, il principale agente responsabile di questa devastazione. Schiantata dalla caduta del Muro di Berlino assieme alle classi popolari, non è riuscita a rinnovarsi salvaguardando i propri ideali e si è fatta sempre più simile alla destra, assorbendone programmi e stile di governo fino a sostituirsi oggi integralmente ad essa. Per ricostruire una sinistra autentica, per riconquistare la democrazia e ripristinare le condizioni di una vasta mediazione sociale, dovremo smettere di limitare il nostro orizzonte concettuale alla mera riduzione del danno e riscoprire il conflitto. Nata per formalizzare la lotta di classe, infatti, senza questa lotta la democrazia muore.
Emiliano Alessandroni: Ideologia e strutture letterarie, Aracne Editrice
Che cos'è esattamente il bello? È possibile procedere ad una sua decodificazione? Che significato racchiude il termine ideologia? E quale rapporto intrattiene con la letteratura, ovvero con le sue strutture? Come giudicare il valore di un'opera? A questi come ad altri quesiti questo libro intende fornire una risposta, contrastando, con la forza del ragionamento e il supporto dell'analisi testuale, quegli assunti diffusi (“il bello è soltanto soggettivo!”) e quelle opinioni consolidate (“tutto è ideologia!” o “le ideologie sono morte!”) che finiscono per disorientare chiunque si trovi, per via diretta o indiretta, a confrontarsi con tali problematiche. Un saggio di ampio respiro tra filosofia, storia, critica letteraria e teoria della letteratura.
Stefano G. Azzarà: Ermeneutica, "Nuovo Realismo" e trasformazione della realtà
Una radicalizzazione incompiuta per la filosofia italiana - Rivista di Estetica, 1/2013
Due giornate di seminario su Ernesto Laclau a Urbino. 21 novembre
Stefano G. Azzarà: L'humanité commune, éditions Delga, Paris
Une critique anticonformiste de l’histoire du mouvement libéral qui remet en cause ses théoriciens principaux ainsi que les développements et les choix politiques concrets des sociétés et des États qui s’en réclament ; une grande fresque comparative, où la mise en confrontation entre le libéralisme, le courant conservateur et le courant révolutionnaire au cours des siècles, fait sauter les barrières de la tradition historiographique et dévoile le difficile processus de construction de la démocratie moderne ; l’essai d’une théorie générale du conflit qui part de la compréhension philosophique, dialectique, du rapport entre instances universelles et particularisme ; mais aussi, une application radicalement renouvelée de la méthode matérialiste historique à travers la revendication de l’équilibre entre reconnaissance et critique de la modernité. Ce sont là les idées directrices du parcours de recherche de Domenico Losurdo, l’un des principaux auteurs italiens contemporains d’orientation marxiste, déjà connu en France à travers des ouvrages comme Heidegger et l’idéologie de la guerre (PUF 1998), Démocratie ou bonapartisme (Le Temps des Cerises 2003), Antonio Gramsci, du libéralisme au « communisme critique » (Syllepse 2006) et Fuir l’histoire ? (Delga – Le Temps des Cerises 2007).
Seconda edizione 2013
Stefano G. Azzarà: Un Nietzsche italiano. Gianni Vattimo e le avventure dell'oltreuomo rivoluzionario, manifestolibri, Roma 2011
In libreria
Stefano G. Azzarà: L'imperialismo dei diritti universali. Arthur Moeller van den Bruck, la Rivoluzione conservatrice e il destino dell'Europa, con la prima traduzione italiana de "Il diritto dei popoli giovani", di A. Moeller van den Bruck, La Città del Sole, Napoli 2011
Dialettica, storia e conflitto. Il proprio tempo appreso nel pensiero
Presentazione della Festschrift in onore di Domenico Losurdo - VII Congresso della Internationale Gesellschaft Hegel-Marx, Urbino, 18-20 novembre 2011
Stefano G. Azzarà: Settling Accounts with Liberalism
Historical Materialism 19.2
L'intervento di Stefano G. Azzarà al convegno di Urbino sul comunismo
Socialismo nazionale,integrazione delle masse e guerra nella Rivoluzione conservatrice
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