domenica 30 novembre 2014

Toni Negri si scrive con Cacciari e Agamben e vede anche lui gli angeli

Toni Negri: Arte e Moltitudo, DeriveApprodi, 176 pagine, 112 euro

Risvolto
Che cos’è l’arte nella postmodernità? Cosa ne è del bello nel passaggio dal moderno al postmoderno? Cos’è il sublime quando la sussunzione reale del lavoro al capitale e l’astrazione completa del mondo si sono compiute? Sono le domande a cui risponde Toni Negri, in una veste di scrittura inedita, con dieci lettere ad altrettanti amici (tra i quali Giorgio Agamben, Massimo Cacciari, Nanni Balestrini). Si discute dell’astratto, del lavoro collettivo, del costruire, dell’evento, del corpo, della biopolitica e del comune. Contro ogni retorica debolista, questo piccolo dizionario dell’arte ci permette di scoprire la resistenza etica nella postmodernità. Contro il cinismo spettacolare del mercato che fa dell’opera d’arte una merce tra le altre qui si afferma un’idea dell’arte radicalmente democratica. Contro la sconfitta tragica che fa dell’arte «il prodotto dell’angelo», qui si afferma che «tutti gli uomini sono angeli». Un libro che dimostra la poliedricità del pensiero di Negri, qui confrontato alle implicazioni politiche dell’estetica.


"Arte e Moltitudo" è un libro che raccoglie le lettere che Toni Negri ha spedito negli anni ad amici come Cacciari, Agamben, Balestrini dove si scoprono le sue idee estetiche e una dimensione insolita del professore padovano

Nicola Mirenzi Europa 29 novembre 2014

Metamorfosi del presente 
Saggi. «Arte e multitudo» di Toni Negri, la ripubblicazione, in versione ampliata, per Derive Approdi. Dieci lettere a intellettuali e amici per provare a reinventare il mondo, partendo dalle pratiche creative
Giovanna Zapperi, il Manifesto 12.12.2014 
In un pas­sag­gio di The Cell, il film che l’artista Angela Meli­to­pou­los ha dedi­cato ad Anto­nio Negri nel 2008, il filo­sofo ita­liano rie­voca i suoi studi su Leo­pardi durante gli anni dell’esilio pari­gino, sof­fer­man­dosi sul nesso tra imma­gi­na­zione poe­tica e costru­zione del comune. È qui la grande lezione del pes­si­mi­smo di Leo­pardi, afferma Negri: la pos­si­bi­lità di costruire mondi diversi attra­verso il comune.
L’arte come ciò che per­mette di inven­tare e di spe­ri­men­tare nuove con­fi­gu­ra­zioni dell’essere insieme e della vita: potrebbe essere que­sta la trac­cia attra­verso la quale leg­gere le dieci let­tere che com­pon­gono il libro Arte e mul­ti­tudo, recen­te­mente ripub­bli­cato in una ver­sione ampliata a cura di Nico­las Mar­tino (Toni Negri, Arte e mul­ti­tudo, a cura di Nico­las Mar­tino, Roma, Derive Approdi, pp. 176, euro 12). Non è forse un caso, infatti, che nella nuova pre­fa­zione al libro Negri torni a pro­prio a Leo­pardi, sug­ge­rendo un paral­lelo tra la con­di­zione descritta dal poeta di Reca­nati, alle prese con una moder­nità che «annulla le pas­sioni, ossia le sole forze che ren­dono la vita degna di essere vis­suta», e le con­di­zioni sto­ri­che e mate­riali all’interno delle quali si inse­ri­sce la rifles­sione svi­lup­pata nelle pagine di que­sto libro. 

Arte e Mul­ti­tudo è com­po­sto da una serie di let­tere indi­riz­zate ad alcuni amici e pub­bli­cate in volume per la prima volta nel 1990 per i tipi dell’editore Gian­carlo Politi. Que­sti scritti si col­lo­cano dun­que nel pieno dell’esilio pari­gino di Negri, negli anni della disil­lu­sione seguita alla scon­fitta dei movi­menti del decen­nio pre­ce­dente, in una fase che l’autore ricorda come for­te­mente segnata dalla rei­fi­ca­zione di ogni aspetto della vita e dell’attività umana. Que­sto libro ha cono­sciuto una serie di ristampe, tutte in tra­du­zione: alla ver­sione spa­gnola uscita nel 2000, sono seguite due tra­du­zioni fran­cesi (rispet­ti­va­mente nel 2005 e nel 2009) che con­te­ne­vano ognuna una nuova let­tera, men­tre que­sta nuova edi­zione ita­liana com­prende un’ultima let­tera «sul comune», una nuova pre­sen­ta­zione dell’autore, tre testi ine­diti (uno dello stesso Negri, gli altri due a firma di Nico­las Mar­tino e di Marco Assen­nato) e due inter­vi­ste che svi­lup­pano i temi affron­tati nelle lettere. 

Il volume per­mette in que­sto modo di rico­struire il con­te­sto poli­tico e intel­let­tuale in cui Negri ha svi­lup­pato le sue rifles­sioni sull’arte, in par­ti­co­lare rispetto al dibat­tito che ha carat­te­riz­zato il post­mo­der­ni­smo ita­liano, di cui il sag­gio di Nico­las Mar­tino rico­strui­sce i momenti salienti.
Tut­ta­via, al di là della neces­sa­ria messa in pro­spet­tiva sto­rica, que­sta nuova edi­zione per­mette soprat­tutto di evi­den­ziare gli aspetti più attuali e pro­dut­tivi della rifles­sione di Negri sull’arte, che riman­dano in par­ti­co­lare alle que­stioni del comune e delle tra­sfor­ma­zioni che stanno ride­fi­nendo il rap­porto tra lavoro e crea­ti­vità. Sono infatti que­sti i temi che appa­iono come i più strin­genti sia dal punto di vista della loro cen­tra­lità nell’immaginare nuove forme di lotta, sia per la straor­di­na­ria riso­nanza che tro­vano nelle pra­ti­che arti­sti­che che negli ultimi anni si sono poste come dei veri e pro­pri labo­ra­tori di pen­siero critico. 

Per Negri, infatti, l’arte può tra­dursi in dispo­si­tivo costi­tuente pro­prio in quanto assume su di sé le con­di­zioni di pro­du­zione e di sfrut­ta­mento, spe­ri­men­tando forme di resi­stenza e di tra­sfor­ma­zione. «L’arte – scrive – non ha mai costi­tuito uno spa­zio di costru­zione este­tica auto­nomo rispetto alla sto­ri­cità dell’essere insieme e alla mate­ria­lità delle tec­no­lo­gie della pro­du­zione e della vita. È sem­pre stata den­tro que­sti mondi, vi ha lavo­rato, costruen­doli – e spesso anti­ci­pan­doli». Da que­sto punto di vista è pos­si­bile osser­vare i pro­ce­di­menti e le pra­ti­che arti­sti­che come altret­tante rispo­ste, rein­ven­zioni o dislo­ca­menti delle forme assunte dalla pro­du­zione e dall’organizzazione capi­ta­li­stica in deter­mi­nate epo­che e contesti. 

Al di fuori di ogni visione di tipo teleologico-storicistica, Negri si con­cen­tra sul coin­vol­gi­mento dell’arte all’interno delle con­di­zioni del pro­prio tempo, sot­to­li­neando come que­sto coin­vol­gi­mento si sia potuto tra­durre in una serie di pra­ti­che tra­sfor­ma­tive che chia­mano in causa le sog­get­ti­vità e i corpi all’interno di un oriz­zonte col­let­tivo. Nella let­tera «sul corpo», indi­riz­zata a Raùl San­chez, viene affron­tato in par­ti­co­lare il nesso che uni­sce corpo, arte e pro­du­zione, ovvero quel corpo-macchina sul quale con­ver­gono tanto l’arte quanto le forme del lavoro con­tem­po­ra­neo. Qui l’immagine evo­ca­tiva di «un corpo che cono­sce dan­zando» tra­duce la pos­si­bi­lità di pen­sare l’arte come spe­ri­men­ta­zione di forme di vita incar­nate in un’epoca segnata dall’astrazione del lavoro cognitivo. 

Alla let­tura del libro col­pi­sce tra le altre cose la discre­panza tra i rife­ri­menti di Negri in campo arti­stico, per­lo­più legati agli anni della sua for­ma­zione, e l’attualità della sua ela­bo­ra­zione teo­rica per l’arte degli ultimi anni. I temi svi­lup­pati nel libro hanno avuto infatti un impatto deci­sivo nell’articolare la spe­ri­men­ta­zione arti­stica con l’invenzione di forme di vita – di «mondi diversi», diremmo con Negri – all’interno di quella nebu­losa che chia­miamo «arte contemporanea». 

Al di là degli arti­sti che si sono inte­res­sati in modo più o meno diretto alla sua tra­iet­to­ria e al suo pen­siero – oltre al bel­lis­simo film di Angela Meli­to­pou­los, si potreb­bero men­zio­nare i recenti lavori di Ros­sella Biscotti o di Oli­ver Res­sler – molti dei temi svi­lup­pati in Arte e mul­ti­tudo risul­tano cru­ciali per pen­sare il dive­nire dell’arte nel suo essere al con­tempo «merce e atti­vità» che «sta den­tro ad un modo di pro­du­zione spe­ci­fico e lo ripro­duce, o meglio, lo pro­duce e lo con­te­sta, lo subi­sce e lo distrugge», come scrive lo stesso Negri nella post­fa­zione al libro. La cui attua­lità risiede, in primo luogo, pro­prio nella sua capa­cità di for­mu­lare un pen­siero cri­tico nel pre­sente, che per­metta di imma­gi­nare insieme tra­sfor­ma­zione sociale e spe­ri­men­ta­zione arti­stica, crea­ti­vità e comune, arte e moltitudine.

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