giovedì 6 novembre 2014

Un romanzo complottista e la nostalgia di un capitalismo non totalitario

Il cerchio
C'è un capitalismo buono, che esalta l'individuo e che rimpiangiamo, e uno cattivo e finanziario che ci invade la vita.
Che bella favola. E' la stessa che raccontano in tanti, oggi, e il suo senso è uno solo: nascondere la natura strutturale del conflitto, dello sfruttamento, della contraddizione, nei rapporti sociali capitalistici. Nessun complotto. Nessuna mutazione totalitaria. Solo il vecchio capitalismo di sempre, ma più forte [SGA].

Dave Eggers: Il Cerchio, traduzione di Vincenzo Mantovani, Mondadori, pagg. 480, euro 20

Risvolto

"Mio Dio, questo è un paradiso" pensa Mae Holland un assolato lunedì di giugno quando fa il suo ingresso al Cerchio. Mai avrebbe pensato di lavorare in un posto simile: la più influente azienda al mondo nella gestione di informazioni web, un asteroide lanciato nel futuro e pronto a imbarcare migliaia di giovani menti. Mae adora tutto del Cerchio: gli open space avveniristici, le palestre e le piscine distribuite ai piani, la zona riposo con i materassi per chi si trovasse a passare la notte al lavoro, i tavoli da ping pong per scaricare la tensione, le feste organizzate, perfino l'acquario con rarissimi pesci tropicali. Pur di far parte della comunità di eletti del Cerchio, Mae non esita ad acconsentire alla richiesta di rinunciare alla propria privacy per un regime di trasparenza assoluta. "Se non sei trasparente, cos'hai da nascondere?" è uno dei motti aziendali. Cioè, condividere sul web qualsiasi esperienza personale, trasmettere in streaming la propria vita. Nessun problema per Mae, tanto la vita fuori dal Cerchio non è che un miraggio sfocato e privo di fascino. Perlomeno fino a quando un ex collega non la fa riflettere: il progetto di usare i social network per creare un mondo più sano e più sicuro è davvero privo di conseguenze o rende gli esseri umani più esposti e fragili, alla fine più manipolabili? Se crolla la barriera tra pubblico e privato, non crolla forse anche la barriera che ci protegge dai totalitarismi? Presto quella che sembrava la storia delle idealistiche ambizioni di una donna diventa una storia di suspense, un'indagine a tutto campo sulle questioni della memoria, della privacy, della democrazia e dei limiti (valicabili o meno) posti alla conoscenza umana.


Lo scrittore riflette sulla contraddizione del "cittadino digitale" che liberamente limita la propria libertà

Gian Paolo Serino - il Giornale Gio, 06/11/2014

Lo scrittore racconta di un futuro fatto di un totalizzante ma dolce controllo 24/7 da parte di nuovi software e app creati da un'azienda ultra hi-tech. "Mentre scrivevo il libro non ho mai pensato alle grandi compagnie Usa, come Facebook o Twitter", ha spiegato l'autore al New York Times
di Davide Turrini | 5 novembre 2014 il Fatto

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