sabato 17 gennaio 2015

Due pesi e due misure. Per la Sinistra caviale il razzismo è sempre e soltanto uno


Né con Charlie, né con Dieudonné.

Del geniale autore di questo intervento - grande cacciatore dei rossobruni sbagliati ovvero di lucciole per lanterne - si è già parlato qui [SGA].

Due pesi e due misure 
Jean Loup Amselle, il Manifesto 17.1.2015
In alcuni set­tori dell’opinione pub­blica, par­ti­co­lar­mente tra i ricer­ca­tori e gli intel­let­tuali, è ormai comune e pre­va­lente l’idea che lo svi­luppo di una destra estrema e di tutto ciò che la accom­pa­gna – come il riaf­fio­rare dell’antisemitismo – mani­fe­ste­rebbe il ritorno di un feno­meno tipico degli anni Trenta. 

Secondo que­sta linea di pen­siero, la con­qui­sta dello spa­zio pub­blico da parte di idee di destra e la con­fu­sione che, oggi, regna sovrana nel dibat­tito intel­let­tuale, altro non sareb­bero che la sem­plice ripro­du­zione di eventi sorti prima della Seconda guerra mon­diale: dall’esistenza di leghe faziose alla pre­senza di una stampa anti­se­mita, fino ai salti di bar­ri­cata di intel­let­tuali pronti a pas­sare dall’estrema sini­stra all’estrema destra.
L’antisemitismo attuale, che per distin­guere dalla sua vec­chia forma potremmo chia­mare giu­deo­fo­bia (in fran­cese: judéo­pho­bie), sem­bra però avere carat­te­ri­sti­che pecu­liari. Si inscrive, infatti, nella nuova con­giun­tura del dopo-Seconda guerra mon­diale, una con­giun­tura segnata dalla nascita dello Stato di Israele, dall’oppressione subita dal popolo pale­sti­nese, dalla deco­lo­niz­za­zione e dall’emergere del mul­ti­cul­tu­ra­li­smo e del postcolonialismo. 
Men­tre il vec­chio anti­se­mi­ti­smo era tipico di un’estrema destra «bianca», ben­ché que­sta forma ancora sus­si­sta, va detto che l’attuale giu­deo­fo­bia è tipica soprat­tutto di mino­ranze discri­mi­nate, in par­ti­co­lare quelle «black» e «beur», nere e nor­da­fri­cane, e pog­gia sul prin­ci­pio che potremmo chia­mare dei «due pesi, due misure». 


Atteg­gia­menti sbilanciatiSecondo tale prin­ci­pio, esi­ste­rebbe un’ineguaglianza di trat­ta­mento fra ebrei e musul­mani. I primi godreb­bero di un trat­ta­mento di favore da parte dell’opinione pub­blica e, sem­pre secondo que­sto prin­ci­pio, sarebbe impos­si­bile tor­cere un solo capello agli ebrei senza pro­vo­care ondate di con­te­sta­zione e ripro­va­zione sui media. I musul­mani, al con­tra­rio, sareb­bero oggetto di tutti gli insulti pos­si­bili (attac­chi isla­mo­fobi e atten­tati con­tro le moschee) senza che una sola voce si levi in loro soc​corso​.Se que­sto accade – tale è il ragio­na­mento dei giu­deo­fobi – accade in ragione del fatto che gli ebrei bene­fi­ciano della pro­te­zione di una lobby sio­ni­sta, ricca e potente, che con­trolla i media e l’economia, tanto in Israele, quanto nei paesi occi­den­tali, Fran­cia inclusa. 

Il con­flitto israelo-palestinese è l’orizzonte ultimo dell’attuale anti­se­mi­ti­smo, a cui dob­biamo aggiun­gere il pas­sato colo­niale della Fran­cia che, pro­prio per­ché occul­tato, è il col­lante fra neri e nor­da­fri­cani.
In que­sto senso, l’attitudine favo­re­vole nei con­fronti di Israele — espressa negli ultimi anni dai governi fran­cesi, tanto di destra quanto di sini­stra, unita alla poli­tica anti-musulmana di Fra­nçois Hol­lande in Mali, Repub­blica Cen­tra­fri­cana e, in nome della lotta con­tro il «ter­ro­ri­smo» in Iraq – sono legati agli atti anti­se­miti che hanno deva­stato la Fran­cia negli ultimi anni. 
Lo testi­mo­niano l’attentato rea­liz­zato da Moha­med Merah con­tro una scuola ebraica a Tolosa, nel 2012, quello a opera del fran­cese Mehdi Nem­mou­che con­tro il Museo ebraico di Bru­xel­les nel mag­gio del 2014 e, ultimo, l’attacco e il mas­sa­cro com­piuti dai fra­telli Koua­chi, in nome della lotta con­tro «giu­dei» e «cro­ciati», con­tro Char­lie Hebdo oltre a quello del loro com­plice Amedy Cou­li­baly con­tro il nego­zio di ali­men­tari kosher di Porte de Vin­cen­nes, a Parigi.
Tutti que­sti cri­mini e atten­tati, per quanto odiosi e ese­cra­bili, sono stati oggetto di stru­men­ta­liz­za­zione e recu­pero da parte del governo israe­liano che se ne è ser­vito per acce­le­rare la migra­zione (aliyah) degli ebrei fran­cesi verso Israele. Lo stesso vale per quello fran­cese che non ha smesso di dare soste­gno alle isti­tu­zioni ebrai­che in Fran­cia e al governo israe­liano, durante l’ultima offen­siva su Gaza, vie­tando mani­fe­sta­zioni pro-palestinesi. 
Fra­nçois Hol­lande, in dif­fi­coltà nei son­daggi, è pre­oc­cu­pato per la sua rie­le­zione nel 2017. Non ha per­tanto esi­tato a lan­ciarsi in una ope­ra­zione di comu­ni­ca­zione sfo­ciata nelle mega-sfilate che si sono tenute l’11 gen­naio in tutta la Fran­cia.
Que­ste mani­fe­sta­zioni sono state «pre­sen­ziate» dalla mag­gior parte dei capi di Stato occi­den­tali e seguite dalla par­te­ci­pa­zione di Hol­lande, al fianco di Ben­ja­min Neta­nyahu, alla pre­ghiera della grande sina­goga di Parigi, in onore delle sole vit­time ebree. Que­sto ultimo gesto ha con­tri­buito non poco a minare il prin­ci­pio di lai­cità e neu­tra­lità reli­giosa a fon­da­mento della Repub­blica fran­cese e per ali­men­tare il già citato prin­ci­pio dei «due pesi, due misure».
D’altronde, non si sono fatte atten­dere le rea­zioni pro­ve­nienti dagli ambienti post­co­lo­niali anti­se­miti, ad esem­pio quella del pole­mi­sta Dieu­donné. Alcuni suoi spet­ta­coli erano già stati vie­tati dal Mini­stro dell’Interno e a caldo, nei giorni scorsi, Dieu­donné si è lan­ciato in un: «Je suis Char­lie Cou­li­baly», dal nome del jiha­di­sta che ha com­messo l’attentato al nego­zio kosher. Anche se Dieu­donné è stato sot­to­po­sto a custo­dia cau­te­lare e dovrà essere giu­di­cato per apo­lo­gia di ter­ro­ri­smo, è fuori da ogni dub­bio il fatto che la sua dichia­ra­zione tro­verà eco favo­re­vole negli ambienti discri­mi­nati black e beur. 
E que­sto, sem­pre in ragione del prin­ci­pio «due pesi, due misure» appli­cato alla libertà di espres­sione: per­ché accu­siamo Dieu­donné di fare umo­ri­smo fuori luogo a pro­po­sito dei recenti mas­sa­cri, men­tre Char­lie Hebdo ha pub­bli­cato e con­ti­nua a pub­bli­care cari­ca­ture di Mao­metto?
In effetti, attra­verso la riven­di­ca­zione del rispetto del prin­ci­pio dei «due pesi, due misure», ciò che viene chie­sto dai milieux discri­mi­nati è una discri­mi­na­zione posi­tiva, ossia il trat­ta­mento di favore di una reli­gione – l’Islam – che appare sem­pre più la reli­gione degli oppressi. Ma l’equivoco resterà totale, fin­ché i laici di Char­lie Hebdo o del Canard enchaîné non avranno com­preso che la loro riven­di­ca­zione uni­ver­sa­li­sta del diritto di «man­giarsi i preti», fos­sero pure musul­mani, non può pas­sare in set­tori dell’opinione pub­blica che recla­mano par­ti­co­lare con­si­de­ra­zione, in rap­porto allo sta­tuto di reli­gione discri­mi­nata che attri­bui­scono all’Islam. 

Fede e oppressioneL’Islam, che lo si voglia o no, è diven­tato al pari di altre con­fes­sioni (Pen­te­co­stali) la reli­gione degli oppressi, non solo dei neri o dei nor­da­fri­cani, ma anche dei fran­cesi che ven­gono da fami­glie non musul­mane e che in esso tro­vano un sosti­tuto a ideo­lo­gie uni­ver­sa­li­ste scom­parse dal campo poli­tico e sociale. Se pos­siamo trarre una lezione da que­sti avve­ni­menti, è che gli atten­tati e i mas­sa­cri com­messi dai jiha­di­sti Ché­rif e Saïd Koua­chi e da Amedy Cou­li­baly, il 7 e 9 gen­naio 2015, avranno para­dos­sal­mente avuto come effetto quello di riu­nire la popo­la­zione fran­cese, fino a ora pro­fon­da­mente divisa, attorno a valori come la lai­cità e la libertà di espres­sione.

Non di meno, resta il fatto che le rea­zioni a que­sti mede­simi avve­ni­menti, nel con­te­sto attuale, pos­sono appa­rire come mani­fe­sta­zioni di osti­lità nei con­fronti dei soli musul­mani di Fran­cia, poi­ché pro­prio loro sono chia­mati a giu­sti­fi­carsi per atti che non hanno com­messo (come testi­mo­nia il recente dibat­tito tra il gior­na­li­sta Ivan Riou­fol e la mili­tante anti­raz­zi­sta Rokhaya Diallo). 
D’altronde, non può darsi il fatto che il fine di que­sti jiha­di­sti fosse pro­prio quello di mostrare l’impossibilità dell’esistenza di un Islam paci­fico, dato che i loro «fra­telli» pale­sti­nesi sono schiac­ciati dall’esercito e dai coloni israe­liani e lo Stato isla­mico viene bom­bar­dato da aerei della coa­li­zione Occidentale? 
Tra­du­zione di Marco Dotti

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