sabato 24 gennaio 2015
Un supermercato Pam dove c'era Rinascita
Da Botteghe Oscure a bottega La storia del Pci in un market
Nello storico palazzo, per decenni sede del partito comunista, ha aperto un Pamn Di quel periodo non resta più nulla, solo scaffali e ultime offerte
di Alessandro Ferrucci il Fatto 24.1.15
La
domanda spiazza l’interlocutore alle prese con l’ardua scelta su quale
succo di frutta acquistare: “Lo sa che in questi locali di Botteghe
Oscure, fino a poco tempo fa, c’era Rinascita, la libreria del Partito
comunista, e che in questo palazzo Togliatti e compagni hanno scritto un
lungo pezzo di storia? ”. Silenzio, sguardo attonito, quasi
preoccupato. “Ho fretta... devo andare”, risponde. Ci mancherebbe, siamo
in un supermercato, uno dei tanti, tantissimi, infiniti nel centro di
Roma, piccoli, medi, giganteschi, ovunque, sono tra i pochi esercizi
commerciali ancora in buona salute (i dati del settore confermano),
quindi giusto conquistare spazi, il mercato comanda, a prescindere da
luogo, cultura, storia, sentimenti; a prescindere dalle timide proteste
di coloro i quali in quella via hanno vissuto, e versato, parte del
proprio credo, e che ora possono manifestare lo stordimento solo sui
social network; le sezioni non esistono più, si chiamano circoli, e sono
mezzi vuoti. “Quanti ricordi in quella via”, scrive Maria su Facebook,
“ora non c’è più nulla, che tristezza”.
CI SONO SCAFFALI, l’offerta
della settimana, quella del giorno, il precotto, qualche surgelato, la
memoria no. Nessuno dei passanti conosce la storia di Botteghe Oscure,
nessuno, è un luogo qualunque, una via qualunque, un palazzo qualunque.
Ugo Sposetti, tesoriere dei Ds, togliattiano di fede, virtualmente alza
le mani e sfodera un inedito pragmatismo: “La questione doveva essere
posta nel 2000, quando l’allora Pds ha lasciato il palazzo e abbandonato
un percorso, non oggi. Oggi la vita prosegue, inutile aggrapparsi a
certi simboli”. Sì, di simboli non resta alcuna eco. Giusto l’androne
del palazzo ha ancora parte della struttura studiata da Giò Pomodoro,
ora ha gli uffici l’Abi (Associazione bancaria italiana), “ma per anni è
stato chiuso – spiegano all’interno – costava troppo, o almeno così
dicono, ma da un anno la società ha rilevato la struttura. Oh, bella,
figo anche il terrazzo, dicono che si affacciavano da lì”. Chi si
affacciava? “I capi”. Vero, ma senza mani sui fianchi, specialmente dopo
un successo elettorale.
L’ULTIMA SERA di (fu) vera gloria è datata
21 aprile 1996. Berlusconi battuto. Prodi e Ulivo vincenti. Il
centrosinistra era il centrosinistra, il centrodestra era il
centrodestra, l’ex Cavaliere era ancora un avversario, Renzi aveva
appena 22 anni. Il Nazareno non esisteva, le tradizioni sì: D’Alema,
acclamato dalla folla, si affaccia, appunto, da quel balcone e alza il
pugnetto in segno di vittoria, non il pugno. Dentro la sede c’era
Veltroni, forse anche Napolitano, e tutti gli altri leader, sparsi nelle
varie stanze del terzo piano, il piano riservato ai big con un grande
corridoio centrale sul quale si aprivano gli uffici. Qui c’era anche
quello di Togliatti dopo la sua morte, gli altri segretari hanno scelto
la stanza accanto, un tempo regno del suo braccio destro, meglio non
paragonarsi direttamente al Migliore. “Comunque qui è un mortorio –
interviene
un commesso del supermercato – c’è poco movimento”. A dire
il vero non c’è proprio, movimento. Strade semi-vuote, sia di macchine
che di pedoni, serrande abbassate da ambo i lati del marciapiede,
cartelli con “affittasi” e numeri di telefono scritti a caratteri
enormi, meglio non rischiare di perdere un potenziale cliente. “Sono
troppo cari gli affitti, e non è una via commerciale – spiega un’agenzia
immobiliare – giusto un market può avere margini”.
Una libreria no,
non è più il tempo, anche se si chiamava Rinascita, nome evocativo di un
fine, di un programma, per alcuni di una speranza, ma i libri sono in
crisi, pure in questo caso i dati sono chiari.
“MA LO SA cosa c’era
da quel lato, dietro le saracinesche? ”, ci domanda un signore anziano.
No. “I servizi segreti, monitoravano i movimenti dentro il palazzo,
ufficialmente controllavano la sicurezza, ma non so se era veramente
così. E poi lì dietro, oltre l’angolo, c’era il bar di Vezio, con il
busto di Lenin all’entrata, e dentro sembrava di superare il confine con
l’Unione Sovietica, solo falce e martello, icone comuniste e pugni
chiusi”. Al posto del bar c’è uno studio di grafica. Anche Vezio non c’è
più. E di Botteghe Oscure è rimasto solo l’Abi e un bottegone, da
supermercato con l’offerta a 3 euro.
Iscriviti a:
Commenti sul post (Atom)
Nessun commento:
Posta un commento