lunedì 9 febbraio 2015

Alcune osservazioni inedite di Togliatti


Osservazioni di Togliatti sui rapporti con i partiti
di Mario Pirani Repubblica 9.2.15

TRA le nostre carte abbiamo reperito due manoscritti di Togliatti, uno rappresenta delle considerazioni, in forma di domande e risposte, sulla politica dell’allora governo di Unità Nazionale e l’altro è interessante soprattutto dal punto di vista della propaganda del partito e dei suoi rapporti con la direzione del Pci. Chi non è abituato alla lettura degli scritti togliattiani, potrà avere un piccolo spaccato di una visione politica di chi aveva partecipato alla ricostruzione del nostro Paese dopo la guerra.
Il primo dei due documenti contiene risposte manoscritte a sei domande su fogli riciclati, dattiloscritti sul retro, firmati in calce e datati Venezia, 14 settembre 1946:

Che cosa pensa della crisi ministeriale in corso dopo le dimissioni Corbino? (Corbino era uno dei capi del Partito Liberale allora Ministro del Tesoro, ndr) «Non v’è una vera e propria crisi ministeriale, mi pare. Si tratta di sostituire Corbino, e non mi pare sia poi cosa così difficile».

Quale dovrebbe essere secondo il P. C. la politica e l’azione del Ministero del Tesoro?
«Applicare il programma del governo, cioè essere disciplinato al governo stesso, e quindi agli interessi di tutto il paese e non a quelli dei gruppi plutocratici che, nella loro visione egoistica esclusiva, tentano con tutti i mezzi di sabotare la ricostruzione nazionale».
È favorevole o meno, il P. C., a una unificazione dei dicasteri Finanze e Tesoro? «Nel momento presente no. E non solo per ragioni di equilibrio del gabinetto attuale. Soprattutto perché la concentrazione dei portafogli, oggi, significa che i vari ministri diventano i direttori generali, il contabile generale dello Stato, uomini, cioè che non hanno responsabilità politiche di fronte al paese».
Quali gli attuali rapporti col Partito Socialista?
«Francamente cattivi. Il patto di unità d’azione, di fatto, da alcuni mesi non funziona. È questa del resto una delle cause per cui le classi lavoratrici hanno visto e vedono diminuire l’efficacia della loro azione».
Che cosa pensa sul movimento comunista d’Italia (dissidenti, internazionalisti)?
«Alla sommità, qualche piccolo gruppo di sbandati e di provocatori, che non possono giocare nessuna parte nella politica, a patto che i partiti operai sappiano restare uniti e adempiere alla loro funzione di guida delle masse nella lotta per la ricostruzione del Paese».
Rapporti con la D. C. sono suscettibili di miglioramento nell’ambito della collaborazione governativa?
«Mi pare di sì; ma occorre una cosa: che i dirigenti democristiani liquidino nell’animo loro e nell’ispirazione della loro condotta il preconcetto spirito anticomunista, che avvelena i rapporti tra noi e loro. Non si può stare al governo coi comunisti e in pari tempo pensare che i comunisti sono qualcosa come dei banditi, uomini politici senza fede, antinazionali ecc. O anticomunismo o feconda collaborazione coi comunisti nell’interesse del popolo, ai democristiani la scelta ».
Nel secondo manoscritto commenta una proposta di propaganda: «A me non piace ed è proprio il tipo di propaganda che non mi va. Troppa letteratura, impostazione impressionistica e non di ragionamento logico. Serve per i già convinti che avran voglia di leggerlo, ma ci faran fatica! Chi vorrà farsi un’idea delle cose dovrà andare a cercare gli argomenti col lanternino, in mezzo alla zeppa letteraria, e naturalmente ne ritrarrà la impressione che noi facciamo della letteratura perché abbiamo qualcosa da nascondere. Non capisco perché non si possa scrivere qualcosa di semplice, chiaro, in ordine cronologico, con gli argomenti ben elencati, come in un atto di accusa. Ma queste cose nessuno le sa più fare. Son tutti letterati!
Inoltre mi pare sbagliata anche la impostazione. Io non tratterei i fatti come una ritorsione per Spataro (segretario della Dc, ndr.) ad esempio, perché questa impostazione contiene già in sé qualcosa di difensivo. Li tratterei come un attacco della reazione dc alla organizzazione operaia, alla solidarietà ecc. Tutto sommato, farei rifare con altro criterio.
P. s. Forse le mie critiche investono un poco tutto il ns. modo di fare la propaganda. Lo riconosco. La mia aspirazione è che i ns. propagandisti scrivano per la gente semplice. Guardate come sono scritti gli opuscoli dc contro di noi!» La ricostruzione di un Paese in ginocchio e con forti tensioni sociali, il rapporto con gli altri partiti, il governo di unità nazionale, il rapporto con le masse che si rappresentavano, la propaganda, che oggi verrebbe definita “comunicazione” con il Paese, sono temi di nuovo sul tappeto, naturalmente in condizioni storiche e geopolitiche completamente diverse, con soluzioni che oggi devono necessariamente essere differenti e che una generazione nuova è chiamata a interpretare.
Sebbene quelle considerazioni facciano parte della preistoria di una parte del panorama politico attuale, gettate su foglietti di carta ingiallita e riciclata da documenti in disuso, ci fanno ragionare sul modo di pensare in politica di un’altra generazione. Si può buttare nel cestino o farne tesoro.

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