sabato 7 febbraio 2015

L'incendio della biblioteca dell'Inion di Mosca


La memoria incenerita 
Patrimonio. L'incendio alla biblioteca storica di Mosca è una vera catastrofe culturale, l'istituto conservava 14 milioni di documenti in lingue antiche, moderne, europee, orientali e in russo, rare edizioni dei secoli XVI-XX 

Claudia Scandura, il Manifesto 7.2.2015
Nel romanzo di Michail Bul­ga­kov, Il Mae­stro e Mar­ghe­rita, Woland si allon­tana da Mosca, lasciando die­tro di sé una città apo­ca­lit­tica, in preda alle fiamme. Prima di par­tire, Woland resti­tui­sce al Mae­stro il mano­scritto che que­sti aveva bru­ciato a causa delle con­ti­nue per­se­cu­zioni (per­ché ruko­pisi ne gor­jat, i mano­scritti non bru­ciano) e lo libera insieme a Mar­ghe­rita, per tra­spor­tarli in un aldilà idil­liaco. Que­sta cele­bre frase è molto signi­fi­ca­tiva nella bio­gra­fia di Bul­ga­kov stesso, per­ché anche il dia­rio dello scrit­tore, seque­strato dalla poli­zia poli­tica nel 1926, fu poi bru­ciato dall’autore stesso quando riu­scì a ria­verlo, nel 1929. Ma una copia, riaf­fio­rata dagli archivi del Kgb, è stata pub­bli­cata nel 1989, ren­dendo realtà quella che era solo una bat­tuta di Woland. 

Nella notte fra venerdì 30 e sabato 31 gen­naio 2015 a Mosca, milioni di libri, docu­menti e anti­chi mano­scritti si sono accar­toc­ciati nel fuoco per più di ven­ti­quat­tro ore a causa di un incen­dio scop­piato nella biblio­teca dell’Istituto acca­de­mico dell’Informazione scien­ti­fica sulle Scienze sociali (Inion). Un disa­stro che è stato para­go­nato a quello di Cer­no­byl (sul ver­sante cul­tu­rale) da alcuni commentatori. 
L’edificio in cui ha sede la biblio­teca, fon­data nel 1918 (dal 1936 fa parte dell’Accademia delle Scienze, dal 1969 ha lo sta­tus di Isti­tuto di ricerca scien­ti­fica), si trova nella peri­fe­ria sud-ovest di Mosca, a Cere­muški, un quar­tiere costruito nella metà degli anni Ses­santa e carat­te­riz­zato dalla pre­senza di nume­rose isti­tu­zioni scien­ti­fi­che (l’Istituto sto­rico ger­ma­nico, il Cen­tro di Studi franco-russi, l’Istituto di scienze mate­ma­ti­che, l’Istituto di scienze medi­che); al giorno d’oggi, è diven­tato uno dei quar­tieri più ambiti dalle classi alte.
Il rogo ha cau­sato seri danni non solo a libri e mano­scritti, ma anche all’edificio stesso che costi­tuiva uno dei migliori esempi del moder­ni­smo sovie­tico. Le fac­ciate in vetro e i sof­fitti del terzo piano sono crol­lati e, secondo quanto dichia­rato dal diret­tore della biblio­teca, Jurij Pivo­va­rov e dif­fi­cil­mente il palazzo potrà essere rico­struito in tempi brevi. 
Il disa­stro assume pro­por­zioni ancora mag­giori se si con­si­dera che il nucleo della biblio­teca pro­ve­niva da anti­che col­le­zioni dell’Accademia delle Scienze Com­mer­ciali, del Liceo Kat­kov, dal Comi­tato della Borsa, di cir­coli artistico-letterari, di biblio­te­che eco­no­mi­che pri­vate (I. Gold­stein, E. Ego­rov), a cui si erano aggiunte nel corso degli anni pre­ziose acqui­si­zioni. Con più di 14 milioni di docu­menti in lin­gue anti­che, moderne, euro­pee, orien­tali e in russo, rare edi­zioni dei secoli XVI-XX, oltre a docu­menti unici in Rus­sia — come quelli rela­tivi alla Lega delle Nazioni e alle orga­niz­za­zioni inter­na­zio­nali (Onu, Ilo, Une­sco), reso­conti par­la­men­tari di Usa (dal 1789), Inghil­terra (dal 1803), Ita­lia (dal 1897) — la biblio­teca era la più for­nita in Europa per quel che riguarda il set­tore poli­tico e sociale. 
Almeno il 20 per cento di que­sti pre­ziosi fondi librari sono stati seria­mente dan­neg­giati, se non ridotti in cenere. Insomma, siamo di fronte a una vera e pro­pria tra­ge­dia cau­sata dall’incuria, dalla scar­sità di mezzi e da un sistema antin­cen­dio del tutto ina­de­guato, anche se, come hanno sug­ge­rito alcune voci cri­ti­che apparse su inter­net, la mano dell’uomo potrebbe non essere estra­nea. La radio Eco di Mosca, una delle poche non alli­neate su posi­zioni filo­go­ver­na­tive, e il gior­nale Kom­mer­sant, pur sot­to­li­neando l’assenza di riscon­tri ogget­tivi, ripor­tano quanto scritto sul suo blog da Alek­sej Gusev, depu­tato della cir­co­scri­zione di Cere­muški: nella riu­nione del Con­si­glio cir­co­scri­zio­nale del 18 dicem­bre 2013 sarebbe stata posta all’ordine del giorno la costru­zione di una chiesa e di un par­cheg­gio mul­ti­piano esat­ta­mente nello stesso posto in cui si trova la biblioteca. 
Le auto­rità hanno escluso la pos­si­bi­lità che l’incendio possa essere di ori­gine dolosa per­ché il ter­reno su cui sorge l’edificio che ospita l’Istituto di ricerca e la biblio­teca sono di pro­prietà fede­rale (e non muni­ci­pale) e inol­tre manca la docu­men­ta­zione rela­tiva al pro­getto di una nuova costru­zione. Pare, quindi, che l’incendio sia dovuto al cat­tivo fun­zio­na­mento di un cavo elet­trico: inci­denti del genere erano già avve­nuti in pas­sato ma i gua­sti erano stati tam­po­nati solo super­fi­cial­mente.
La distru­zione di quello che era uno dei più impor­tanti cen­tri di ricerca del paese ha comun­que tur­bato le coscienze di migliaia di per­sone, anche lon­tane dalla scienza, che si sono mobi­li­tate su inter­net per fir­mare una peti­zione indi­riz­zata al pre­mier Dmi­trij Med­ve­dev e al pre­si­dente Vla­di­mir Putin con la richie­sta di intra­pren­dere al più pre­sto i lavori di rico­stru­zione dell’edificio, man­te­nendo inva­riata la destinazione. 
La rina­scita della biblio­teca ora dipende solo dalla volontà poli­tica e dalle risorse finan­zia­rie che ver­ranno desti­nate alla sua rico­stru­zione e si può spe­rare che nella Rus­sia di oggi l’emblematica frase di Michail Bul­ga­kov con­ti­nui ad essere valida.

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