Et si la philosophie russe nous aidait à comprendre la stratégie de Vladimir Poutine ? Cette idée n'a rien d'absurde, tant les prophètes du conservatisme, de "la voie russe" et de "l'empire eurasiatique" ont le vent en poupe au Kremlin et le soutien de toutes les extrêmes-droites européennes, le FN en tête !
giovedì 12 febbraio 2015
Putin e la filosofia: il lato culturale della meticolosa costruzione del prossimo Mostro
Michel Eltchaninoff: Dans la tête de Vladimir Poutine, ed. Actes Sud
Risvolto
Et si la philosophie russe nous aidait à comprendre la stratégie de Vladimir Poutine ? Cette idée n'a rien d'absurde, tant les prophètes du conservatisme, de "la voie russe" et de "l'empire eurasiatique" ont le vent en poupe au Kremlin et le soutien de toutes les extrêmes-droites européennes, le FN en tête !
Et si la philosophie russe nous aidait à comprendre la stratégie de Vladimir Poutine ? Cette idée n'a rien d'absurde, tant les prophètes du conservatisme, de "la voie russe" et de "l'empire eurasiatique" ont le vent en poupe au Kremlin et le soutien de toutes les extrêmes-droites européennes, le FN en tête !
Nella testa di Putin
Le radici ideali e gli
autori di riferimento dietro il nuovo volto imperiale del leader russo
Da uno studioso francese, un libro che fa discutere
di Cesare Martinetti La Stampa 12.2.15
C’era una volta un Putin che citava Kant e il suo Trattato per la pace
perpetua; c’è ora un Putin che si annette la Crimea e combatte nel
Donbass per affermare l’«unità spirituale con gli ucraini».
Quel liberale che, pur combattendo una feroce guerra in Cecenia (sulla
quale l’Occidente, Stati Uniti compresi, non ha mai detto una parola),
si voleva modernizzatore del magmatico caos postosvietico, si è ora
incarnato nella «guida» panslavista che celebra la Santa Russia e
attizza il vecchio sentimento antiamericano, di nuovo vivo nell’80%
dell’opinione pubblica.
Giusto un anno fa i più alti funzionari dell’amministrazione
presidenziale hanno ricevuto in omaggio i libri di tre filosofi: Ivan
Ilin, Nikolaj Berdiaiev e Vladimir Soloviev. Più che un messaggio, un
ordine: leggere e imparare. C’è da sorridere a immaginare la caricatura
che ne avrebbe fatto una scrittore come Gogol: questi ormai ricchi e
grassi funzionari, abituati alla vita feroce ma luccicante della nuova
Mosca, costretti a curvarsi come studentelli su libri di filosofia per
un ukaze dello zar.
Il filosofo antisovietico
Ma a leggere cosa c’è in quei libri si capiscono molte cose del «nuovo» Putin, e non c’è niente da ridere.
Ivan Ilin, per esempio, diventato il filosofo di riferimento che Putin
cita in quasi tutti i discorsi più importanti. È stato uno specialista
di Hegel, antisovietico e anticomunista, espulso dalla Russia da Lenin
nel 1922, esponente della tradizione di pensiero religioso influenzato
dall’idealismo tedesco. Riparato in Germania, saluta l’arrivo al potere
dei nazisti nel 1933 con queste parole: «Il patriottismo, la fede
nell’identità del popolo tedesco, la forza del genio germanico, il
sentimento dell’onore, il fatto di essere pronti al sacrificio di sé, la
disciplina, la giustizia sociale... basta vedere la fede nei loro volti
per chiedersi: c’è un popolo che rifiuterebbe di creare per sé un
movimento di questa dimensione e di questo spirito?».
Da Syriza a Salvini
Cosa c’è dunque nel cervello di Vladimir Vladimirovic Putin per andare a
recuperare un filosofo morto nel 1954 e tutto sommato marginale nella
stessa storia della filosofia russa in esilio? Michel Eltchaninoff,
redattore capo di Philosophie Magazine, ha pubblicato in questi giorni
una meticolosa ricognizione dentro i discorsi e i contesti del capo del
Cremlino. Il suo libro, didascalicamente intitolato Dans la tête de
Vladimir Poutine (ed. Actes Sud) sta facendo discutere in Francia per i
riferimenti all’attualità ucraina e le letture che fornisce delle ultime
mosse di Putin sulla politica europea, in particolare il finanziamento
di Marine Le Pen, il ponte aperto con Syriza e Podemos, l’apertura fatta
alla Lega di Matteo Salvini. Da notare che anche Nicolas Sarkozy ha
portato domenica scorsa il suo sostegno al putinismo definendo legittima
l’annessione della Crimea.
Il giornale online francese Mediapart ha scovato e pubblicato il video
di un incontro che si sarebbe detto inimmaginabile fino a non molto
tempo fa. Philippe De Villiers, il politico
monarchico-vandeano-ultrareazionario, a colloquio con Putin al quale si
rivolge come al salvatore della cristianità: «Presidente, i popoli
d’Europa confidano in lei...». Ora si capisce meglio perché due anni fa
una delle manifestazioni francesi contro il matrimonio gay fece tappa
davanti all’ambasciata russa di Parigi invocando la solidarietà del
Cremlino contro la Francia «americanizzata». Commenta Eltchaninoff:
«Putin conta sull’arrivo al potere dei partiti populisti o d’estrema
destra per diventare il leader dell’Europa».
L’idea base del judo
Ma chi sono gli intellettuali del presidente? Si sapeva che la sua
azione politica, sempre ispirata a un crudo pragmatismo, si fondava
sull’idea base del judo: far forza sui punti deboli dell’avversario.
Nessuno ha mai pensato che conoscesse i testi di Ilin o Berdjaiev.
Secondo Eltchaninoff i pilastri della testa di Putin erano i seguenti:
il patriottismo, nel senso della patria da difendere dallo straniero; il
militarismo, la società sovietica era una società militarizzata
(Svetlana Aleksievic, nel suo straordinario memoir Tempo di seconda mano
edito da Bompiani, parla di «militarizzazione nella carne e negli
spiriti»); il Kgb, non inteso come l’agente della repressione, ma la
punta di lancia della patria sovietica. Infine un’alleanza solida con la
Chiesa ortodossa.
Putin è un «sovietico di base», dice Eltchaninoff, non comunista ma
rispettoso dei valori cardinali della società sovietica. È un
conservatore con un’idea del mondo che afferma una «Via russa» e che
coltiva il tradizionale sogno imperiale ispirato dai pensatori
euroasiatici. Ivan Ilin gliel’ha «presentato» Nikita Mikhalkov, il
regista di Oci Ciornie e del Sole ingannatore, diventato da un po’ di
anni il leader di una Russia bianca nostalgica e imperiale.
Una «Guida» per il Paese
Dal 2005 le citazioni di Ilin sono un crescendo inarrestabile nei
discorsi di Putin. «Alla caduta del comunismo - profetizzava Ilin - si
dovrà costruire una nuova idea russa, religiosa e spirituale...».
Bisognerà essere sempre pronti a una potenziale aggressione
dall’esterno. Ilin sognava una «dittatura democratica» e/o una
«dittatura nazionale» confidando nell’arrivo di una «Guida», capace di
dirigere il paese e non di venderlo agli stranieri. Ecco il modello
putiniano della «verticale del potere», la «democrazia sovrana» che
dovrà lottare contro le potenze occidentali e la loro «ipocrita
promozione di valori come la libertà» e in difesa dei «piccoli
fratelli». Per esempio? Gli ucraini.
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