Il segretario del Tesoro Usa chiama il ministro delle Finanze ellenico VaroufakisJuncker: «Rispettare gli obblighi finanziari» Corriere 19.2.15
Ultimatum, Perché Atene sta già per capitolare
E’ uno dei litigi interni più feroci della storia dell’Ue. Messa al tappeto dalla crisi finanziaria esplosa nel 2007, la Grecia s’è trovata con troppo debito e senza i denari per finanziarlo. Europa, Bce e Fmi hanno costruito un programma di salvataggio, 240 miliardi di prestiti condizionati a una serie di riforme strutturali destinate sulla carta a rendere competitiva l’economia ellenica. Il controllo del rispetto degli impegni presi da diversi governi ellenici è stato affidato alla famigerata Troika, il terzetto dei creditori internazionali. Il pagamento di ogni rata è stato vincolato alla realizzazione delle promesse. Dopo essere precipitato, il pil è tornato crescere (+1% nel 2014), ma la disoccupazione resta a livelli insostenibili (26%,6).
Nel negoziato di Atene entra anche (per gioco) il dilemma del prigioniero
di Danilo Taino Corriere 19.2.15
Sceglierà la ragazza bruna o quella bionda, Yanis Varoufakis? Se andrà per la bruna, un accordo tra Atene e i 18 partner dell’Eurozona si potrà fare. Se si intestardirà sulla bionda, i rischi di un fallimento delle trattative saranno alti. La questione è la Teoria dei Giochi, della quale il ministro delle Finanze greco, economista, è un esperto, tanto che, volente o meno, l’ha fatta entrare nel dibattito politico dei negoziati con i partner dell’Eurozona. Creando anche un certo scetticismo: durante una delle recenti trattative, il ministro dell’Economia italiano, Pier Carlo Padoan, gli avrebbe fatto notare che non si stava discutendo del Dilemma del Prigioniero, cioè di uno dei casi più conosciuti della Teoria, quello che stava alla base della deterrenza nucleare reciproca tra America e Unione Sovietica nella Guerra Fredda.
Prima di ora, la Game Theory — sistematizzata nella prima metà del Novecento da John von Neumann — ha avuto un momento di notorietà di massa nel 2001, con il film A beautiful mind , sulla vita di John Nash, il matematico che diede un contributo sostanziale alla Teoria (la quale in sostanza è lo studio dei conflitti e della cooperazione tra entità razionali). La questione della bionda e della bruna nasce lì: Nash (Russell Crowe) si rende conto, all’università, di fronte a un gruppo di ragazze tutte brune eccetto una, che se lui e i suoi amici puntano tutti sulla bionda applicheranno una strategia perdente. Forse nessuno la conquisterà, di certo le sue amiche si irriteranno e anche loro daranno del lungo ai ragazzi. Meglio sarebbe distribuire le forze, i risultati sarebbero complessivamente migliori. Trovare strategicamente vantaggioso il puntare alla scelta B invece che alla A turba Nash; ma non gli impedisce di sviluppare in matematica il concetto, che alla fine verrà conosciuto come Equilibrio di Nash e non si limiterà a mettere in guardia dalle ragazze bionde, entrerà in una lunga serie di attività umane. Compreso il campo delle strategie negoziali.
Nel caso di Varoufakis, sembra ormai chiaro che per lui e per il suo primo ministro Alexis Tsipras andare per l’obiettivo massimo, nel corso delle trattative a Bruxelles, è una strategia perdente. Avrebbe senso usare un approccio diverso. Qui però entra in questione un altro aspetto della Teoria: la razionalità o meno dei protagonisti. L’esperienza applicativa, mostra che funziona bene — cioè prevede i risultati e li realizza — se i protagonisti si comportano seguendo il loro interesse. Fallisce spesso quando i soggetti sono mossi da emozioni non razionali. Per cui, applicata all’economia è piuttosto utile, applicata alla politica lo è meno. In alcuni casi, in effetti, le complicazioni di cui tenere conto sono molte.
Il Dilemma del Prigioniero citato da Padoan è tutto sommato semplice. Prendiamo due spacciatori di droga che vengono arrestati e chiusi in celle separate. Viene detto loro che si faranno due anni di prigione. Il magistrato si accorge però che probabilmente sono anche responsabili di un reato più grave, un furto di armi. Ma non ha prove. Quindi fa la stessa proposta ai due, sempre tenendoli separati: «Se confessi il furto, diamo un anno di carcere a te e dieci anni al tuo compare; ma se neghi e l’altro confessa, i dieci anni li prendi tu e lui uno. Se ambedue confessate, vi diamo tre anni ciascuno. Se entrambi negate, restate con i due anni per spaccio». Quest’ultimo è lo scenario più vantaggioso per entrambi. Ma dal momento che i due non si fidano l’uno dell’altro, faranno un calcolo diverso, che rientra nel caso dell’Equilibrio di Nash, e decideranno di confessare perché quello è il rischio minore tenendo conto di cosa potrebbe decidere l’altro (provare le ipotesi su una matrice). È un caso di gioco non cooperativo nel quale l’equilibrio si raggiunge quando ciascuno dei protagonisti fa la scelta migliore per se stesso tenendo conto delle decisioni dell’altro. Se sarà questo il finale tra Atene e Bruxelles si vedrà.
Certo, la trattativa è più complicata. Non sarà però la complessità a determinarne l’esito. Negli ultimi anni, la Teoria dei Giochi ha trovato applicazioni sofisticatissime. Famoso è il caso di Bruce Bueno de Mesquita, della New York University, che ha previsto una serie di eventi politici, a cominciare dalla caduta di Hosni Mubarak in Egitto, con precisione temporale straordinaria. Altre applicazioni, sempre computerizzate, riescono a funzionare da elementi mediatori tra Paesi in conflitto che non vogliono dare, durante una trattativa, informazioni all’avversario e rischiano quindi di fare fallire i negoziati. Il problema, piuttosto, nel caso greco è capire se Varoufakis e Tsipras rispondono alle caratteristiche dell’ Homo oeconomicus che si comporta razionalmente, sulla base del proprio interesse. O se andranno per la ragazza bionda.
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