Titolo e sommario sono sempre inevitabilmente sintetici e dunque categorici. Oltre a ricondurre l'antisemitismo (culturale) di Heidegger alla sua critica della modernità (e non viceversa); oltre a criticare la coda di paglia della sinistra postmoderna (che toglie l'antisemitismo e si tiene il resto), infatti, il mio intervento riconosce anche l'importanza di Heidegger. E la colloca proprio nel suo essere reazionario.
Più che rigettare, dunque, bisognerebbe dire: combattere. Con tutto ciò che questo significa, per quanto su un piano intellettuale [SGA].
Stefano G. Azzarà
Heidegger ‘innocente’: un esorcismo della sinistra postmoderna
Limitarsi
a condannare l’antisemitismo di Heidegger cercando di salvare la sua
filosofia è un tentativo disperato, perché l’antisemitismo dell’autore
di "Essere e tempo" non ha una dimensione naturalistica, bensì
culturale: per lui ‘giudaismo mondiale’ è anzitutto sinonimo di
modernità, di umanesimo. La filosofia di Heidegger va rigettata non
(solo) in quanto antisemita, ma (soprattutto) in quanto intrinsecamente
reazionaria.
Non pochi interpreti, anche in tempi
recenti, hanno cercato di ricostruire a posteriori l’innocenza di Martin
Heidegger attraverso una strategia di sterilizzazione e cioè
circoscrivendone i testi in un ambito esclusivamente filosofico e
derubricando il suo sostegno al nazismo ad un equivoco durato pochi
mesi. Nonostante questi tentativi reiterati, però, la forza
dell’oggettività ha sempre fatto sì che il dibattito sul filosofo di
Meßkirch abbia finito per essere ogni volta un dibattito anche e
prevalen-temente politico, perché tutta politica è in realtà la parte
più originale della sua filosofia. Ovvero di una riflessione che da
Essere e tempo sino alla fine della Seconda guerra mondiale si è
configurata come un’interrogazione sulla storia e su quelle sue «leggi»
fondamentali di movimento che segnano il passaggio tra un’epoca e
l’altra. Era così già negli anni Trenta ed è così ancora oggi, come
con-fermano i famigerati Schwarze Hefte, i taccuini filosofici che
Heidegger ha elaborato dal 1931 agli inizi degli anni Settanta e dei
quali sono usciti da poco tempo nella Gesamtausgabe i primi tre vo-lumi
(fino al 1941), curati da Peter Trawny nell’ambito di una meticolosa
programmazione delle opere del Maestro che ha essa stessa un rilievo
politico...
[Continua su MicroMega 2/2015]
MicroMega 2/2015 - Almanacco di filosofia
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Rischio chiusura per la cattedra di Heidegger
L’Università di Friburgo abolirà ermeneutica e fenomenologia Ma il mondo accademico si ribella
di Maurizio Ferraris Repubblica 12.3,15
LANCIATA il 9 marzo, una petizione, che ha già raccolto quasi duemila
firme, fa il giro del mondo filosofico non solo tedesco. Reagisce contro
la decisione della Università di Friburgo di sostituire la cattedra di
filosofia che è stata di Husserl e di Heidegger (ma anche di Windelband,
e di Rickert, e ora è tenuta da Günter Figal), per sostituirla con una
cattedra secondaria (Juniorprofessur) di logica e filosofia del
linguaggio, che costerebbe la metà di quella attuale. Non dico che la
decisione equivalga alla chiusura della Scuola di Atene da parte di
Giustiniano, ma certo appare meno motivata (dopotutto, i filosofi erano
pagani e l’imperatore era cristiano).
Non è chiaro il vantaggio che deriverebbe dal sopprimere una cattedra su
cui si sono avvicendati i maggiori esponenti del neokantismo, della
fenomenologia e dell’ermeneutica. Dopotutto, anche da un punto di vista
meramente opportunistico, è dubbio pensare che gli studenti vengano da
tutto il mondo a Friburgo per seguire dei corsi di logica e filosofia
del linguaggio: il vin du pays sono la fenomenologia e l’ermeneutica. La
cattedra pubblica l’ International Yearbook for Hermeneutics , una
delle poche riviste filosofiche tedesche riconosciute
internazionalmente, e la scomparsa della cattedra comporterebbe una
riduzione degli scambi internazionali, e dunque anche dei finanziamenti
che legati a queste iniziative.
Corre anche voce che la seconda cattedra dell’ormai piccolo dipartimento
di filosofia sarà sostituita da una Juniorprofessur in filosofia araba
medioevale. Ma non si tratta di una fantapolitica occupazione islamica
dell’Università come ipotizzato da Houellebecq, semplicemente di un
misto di interessi, rivalità, miopia. L’appello osserva che, piuttosto,
converrebbe aprire una competizione internazionale per trovare il
miglior rappresentante della tradizione della fenomenologia e
dell’ermeneutica. Difficile non essere d’accordo. L’antisemitismo dei
Quaderni neri di Heidegger ha gettato nuovo e motivatissimo discredito
su un essere umano, ma fortunatamente le idee sono solitamente migliori
dei loro interpreti.
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